21| tutto come prima... forse

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«Ehi»

Mugugno soltanto.

«Aley svegliati»

Una voce mi trapana l'orecchio, ma cerco di ignorarla.

«La colazione è pronta»

Le mie palpebre sfortunatamente si aprono e mi stropiccio gli occhi provando a capire da dove venga la voce che mi ha tirato giù dal letto.

«Ma buongiorno. Il cibo ti tira su sempre, eh»

Mi siedo sul materasso spostando da una parte le lenzuola e mi accorgo che la voce proviene dal mio cellulare, poggiato affianco al cuscino. I miei occhi mettono a fuoco l'immagine e solo in quel momento mi rendo conto di essere ancora in videochiamata con Mick.

«Non mi dire che...»
«Che siamo rimasti svegli fino a tardi e che ho aperto gli occhi appena cinque minuti fa rendendomi conto di essere in ritardo? Sì, te lo dico»
«Che ore sono?»

Chiedo stiracchiandomi e massaggiandomi il viso.

«Le nove e mezza. Dovrei già essere pronto ad andare in sede»
«E invece sei ancora in pigiama»
«Parla lei»
«Beh, io almeno non sono in ritardo. Dobbiamo trovarci nella hall dell'hotel alle 10.40 per ripartire»
«Beata te, io dovrò sorbirmi una ramanzina dal mio ingegnere...»
«Sono sicura che non sarà troppo cattivo»

Dopo la sera passata a parlare ci eravamo come ritrovati. Sembravamo tornati i due ragazzini di quattro anni fa che non si preoccupavano di niente e di nessuno.

«Dai ci sentiamo dopo. Ti lascio preparare»
«Va bene, a dopo»

Mick chiude la chiamata e io mi butto di schiena sul letto sorridendo. Mi sento davvero leggera. Salto giù, sentendo il freddo del pavimento penetrare nei calzini di cotone, poi mi infilo in bagno per cominciare a vestirmi.

Arrivo nella hall venti minuti prima del previsto, ma non sono l'unica che si è svegliata presto. Seduti sui divanetti all'entrata ci sono già Charles, il suo ingegnere di pista e un René che penso non abbia ancora preso il suo caffè mattutino visto che sembra dormire in piedi.
«'Giorno Aley. Sembri davvero in forma stamattina» mi saluta Charles alzandosi in piedi e venendomi incontro per abbracciarmi.
«Dopo ti devo raccontare una cosa...» approfitto del contatto per sussurrargli all'orecchio, cosa che inizialmente lo sorprende, ma poi sembra capire qualcosa dai miei occhi e torna a sedersi tra i cuscini senza destare sospetti.
Passano i minuti e mano a mano anche gli altri ragazzi del team ci raggiungono.
«L'aereo parte a mezzogiorno e mezza, quindi dobbiamo sbrigarci a mangiare. Dai, muoviamoci» ci sprona Angelina con la cartellina degli orari sotto braccio.
René e Guillaume salgono sul furgone del team insieme a qualche altro ingegnere, mentre io mi siedo in auto assieme al monegasco nei posti davanti, dietro il suo ingegnere di pista e un ragazzo dei box.
«Non ti basta guidare per i GP, eh» lo schernisco mentre guardo le sue mani fare presa sul volante e il suo piede premere sull'acceleratore per partire.
«Non mi basta mai»
E con questa frase ad effetto ci mettiamo in marcia verso l'areoporto.

Il viaggio di ritorno penso siano state le ore più lunghe che io abbia mai passato. Non trovavo niente per occupare il tempo e nonostante la voglia di Antonio di giocare a carte dopo più di un'ora di volo ho deciso di dormire un po', recuperando qualche ora di sonno persa a parlare con Mick. Prima però, ovviamente, ho dovuto raccontare a Charles proprio della videochiamata col tedesco.
«Vedi? Te l'avevo detto che si sarebbe messo tutto a posto»
«Già. Non sai quanto sono felice, mi sono liberata da un peso enorme»
Il moretto allora aveva sorriso, facendomi sentire ancora meglio con me stessa.

*

Nonostante Mick adorasse le ore passate davanti al simulatore di guida, ad esaminare i dati e a parlare con chiunque gli capitasse sotto mano di motori, ora aveva una gran voglia di correre incontro alla sua migliore amica appena ritrovata.
Quando aveva chiuso la chiamata, super euforico, non aveva resistito e aveva telefonato a Seb. Il quattro volte campione del mondo gli aveva risposto in poco tempo ed era stato felicissimo del loro chiarimento. Seb gli confessò anche che quando Aley aveva chiesto l'autografo a Hamilton nel post-GP l'aveva intravista tra i fan, ma aveva preferito non avvicinarsi, anche perché non avrebbe saputo come cominciare la conversazione.
Sebastian non poteva percepirlo da dietro lo schermo, ma se fosse stato al fianco di Mick avrebbe potuto vedere brillare i suoi occhi azzurri e, se fosse stato addirittura in sintonia con lui, probabilmente avrebbe sentito anche i morsi nello stomaco che il biondino sentiva ogni volta che ripensava al sorriso di Aley.
Mick promise a Seb che la prossima volta l'avrebbe chiamato in compagnia della ragazza, poi si salutarono e il giovane pilota tornò a contare i secondi scanditi dalla lancetta.

*

Durante il viaggio in auto dall'areoporto alla sede avevo pensato molto. Guardare fuori dal finestrino mi rilassava e metteva in funzione le rotelle del mio cervello meglio del solito.
Con Mick avevo risolto, sì, ma poteva tornare tutto alla normalità... subito, in così poco tempo? Potevano bastare solo poche parole per riparare ad una crepa così grande?
L'avevo perdonato, ma qualcosa dentro di me diceva che non dovevo affrettare troppo le cose. Potevamo andare a prenderci un caffè, passare del tempo insieme, ma per tornare come prima serviva più di qualche scusa. Almeno queste erano le idee che mi erano passate per la testa. Non si sa mai cosa può succedere; forse quando l'avrei rivisto di persona il cuore mi avrebbe guidato meglio della testa. Avevo paura che riavvicinandomi potessi essere ferita di nuovo? In fondo era pur sempre Mick, il ragazzo a cui ho voluto bene per una vita intera e a cui ho continuato a volere bene sempre... La mia testa era in subbuglio, così decisi di dormirci sopra, almeno per i minuti che mancavano per arrivare in sede.

*

Mick si stava rilassando davanti al computer facendo saltare il dinosauro nero sopra ai cactus nella schermata principale di Google, quando sentì la voce di Marcus urlare qualcosa e un gran rumore venire dalla strada. Si alzò, guardò l'orario sul cellulare per essere sicuro che fossero i ragazzi tornati dal GP e corse giù per le scale fino alla porta d'ingresso dove erano già ammassate parecchie persone.
Non si fece scrupoli e sgomitò tra la massa rossa e bianca cercando Aley. Superato l'ostacolo la vide. Indossava un jeans non troppo attillato che metteva in risalto le sue gambe slanciate, la felpa del team e un cappellino che le lasciava cadere i capelli biondi sulle spalle.
Mick rimase immobile a guardarla, aspettando che gli occhi di lei incontrassero i suoi.
E quando successe sul viso di entrambi apparve un sorriso che fece tremare le loro membra e battere i loro cuori.



~ ☆ ~
Nuovo capitolo fuori, forse un po' noioso, ma serve da passaggio.
Non so che dire se non grazie, per chi ha letto e continuerà a leggere questa storia, per chi mi sostiene e per chi lascia voti e commenti. Sono davvero contenta che la mia scrittura vi piaccia e spero di riuscire a farvi entrare nell'anima dei personaggi come vorrei.
Tengo sul serio a questa storia perché racconta, sì, della vita non sempre facile, anzi a volte molto difficile, di due ragazzi, ma anche un pò della mia, di un lato di me che riesco a far uscire solo nella scrittura.
Quindi grazie davvero, vi voglio bene <3
°•Liv

Cɪʀᴄʟᴇs |𝙼𝚒𝚌𝚔 𝚂𝚌𝚑𝚞𝚖𝚊𝚌𝚑𝚎𝚛|Where stories live. Discover now