Capitolo 33 - Il giorno della scadenza

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Avevo sognato questo giorno così a lungo che pensavo sarei stata al settimo cielo quando sarebbe finalmente arrivato. Pensavo che mi sarei alzata ed avrei cantato con gli uccellini che mi venivano ad aiutare per vestirmi. Pensavo di cantare una canzone e di ballare finché raggiungevo l'ufficio di Rhonda solo per mandarla al diavolo e sempre danzando, sarei uscita da questo posto. Per sempre. 

Ma no, non mi svegliai cantando e no, non mi svegliai ballando. Volevo solo scomparire. Volevo andare oltre a tutto questo. Volevo che cominciassero le lezioni così che potessi focalizzarmi sulle cose importanti e dimenticarmi del resto.

Ero arrabbiata di essere lì, ero furiosa di aver sprecato così tanti anni per accontentare Rhonda e le sue figlie. Di aver sopportato quelle celebrità superficiali. Di aver tollerato tutta quella merda quando non lo volevo, quando mi mancavano i miei genitori e quando non ricordavo più mio padre in quel luogo che lui aveva creato.

Ma era finita, oggi era il giorno, ma non ero felice, non ero sollevata e non ero estasiata come invece avrei dovuto. Ero solo stanca e infranta e immaginai che il motivo fosse che avevo rinunciato a tante cose solo per questa. Perché volevo vincere ed avevo vinto... La data di scadenza del mio contratto era oggi, avevo vinto la battaglia, non mi ero dimessa da Rhonda, ma non mi sentivo soddisfatta. Mi sentivo vuota come al solito.

Mi rifiutavo di entrare a fare parte di quel mondo e mi nascosi sotto le lenzuola, stringendo forte gli occhi e sperando che, una volta riaperti, niente di tutto ciò fosse successo. Ma purtroppo, non poteva essere così. Mia madre era morta, mio padre si era risposato con una donna orribile, poi era morto lasciandomi sotto la custodia di questa donna perfida. Da allora, la mia vita era stata un disastro.

Lo sapevo, lo sapevo che cercavo sempre di focalizzarmi sulle cose belle della mia vita, perché non faceva tutto schifo, ma oggi ero stanca. Avevo vissuto quella vita per sei anni, ma non ce la facevo più. Sapevo che era l'ultimo giorno ed ero stata così forte per così tanto tempo...  Potevo permettermi un giorno di debolezza? Potevano avere pietà di me?

E no, non riguardava Niall. Lui era una parte del motivo per il quale ero stanca, un altro ricordo di come Rhonda mi avesse rovinato la vita. Ero così per via di tutto ciò che era successo, di quei sei anni estenuanti.

Forse sarei dovuta andarmene tanto tempo fa. Forse sarei potuta scappare. Forse avrei dovuto arrendermi sei anni fa.

Ma era troppo tardi per pensarci. Non mi sarei arresa, avevo vinto, il prezzo era stato alto e oggi... oggi quel prezzo mi pesava come mai prima.

"Toc, toc," disse qualcuno ed io mi accigliai, facendo sbucare la testa da sotto le coperte e guardai la porta. "C'è Ella?" Chiese la voce che riconobbi immediatamente.

"Portiamo buone notizie," aggiunse un'altra voce ed io sorrisi.

"Entrate," dissi ad alta voce e tre secondi dopo Olivia e Charlie mi raggiunsero. Lei aveva in mano un bicchiere, in cui speravo ci fosse del caffè, mentre Charlie aveva un sacchetto di carta. "Ehi, ciao," li salutai, sedendomi sul mio letto per fargli spazio.

"Come stai, cara?" Mi chiese Liv. "Siamo venuti a congratularci con te. Ce l'hai fatta Ella. É il tuo ultimo giorno."

Sorrisi, ma non mi sentivo vittoriosa ed odiavo Rhonda, perché non me l'aveva neanche riconosciuto. In qualche modo era riuscita a rovinare il giorno che aspettavo da tutta la vita. Non sapevo neanche come ci fosse riuscita.

"Ce l'ho fatta," concordai, ma la mia voce sembrava stanca e vidi i loro volti preoccupati.

"Saremo fuori di qua tra un paio d'ore. Andrà tutto bene, Ella. Staremo bene," mi ricordò Charlie ed io sorrisi perché sapevo che fosse la verità. Sapevo che saremmo stati meglio che mai, ma ciò non significava che non fossi stanca.

Chiamatemi Ella - TraduzioneWhere stories live. Discover now