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Quel mercoledì sembra non finire mai, Simone non ha fatto altro che correre da un bambino all'altro per l'intera giornata. Non ha avuto neppure il tempo di pranzare. Non ha idea di dove sia Manuel, l'ha praticamente visto soltanto di sfuggita all'inizio del turno e, ad esser sincero, sente uno strano desiderio. Vorrebbe parlargli.

Non ha mai avuto un amico vero da quando è a Milano, principalmente perché non sopporta gli sguardi di compassione estranei, non tollera che qualcuno presti attenzione alla sua salute più di quanto già faccia lui, e perché ha sempre avuto difficoltà a fidarsi ed affidarsi, in generale. Ed instaurare un rapporto di amicizia vero implicherebbe sopportare sia un'apprensione estranea sia la perdita di controllo.

Alberto ha poi peggiorato una situazione già di per sé precaria e se prima c'era la remota possibilità che qualcuno potesse scavare così tanto a fondo in lui da consentirgli di aprirsi, ora crede che questa possibilità sia del tutto svanita.

Manuel Ferro però è strano. Lui è strano quando pensa a Manuel Ferro. Per qualche ora è stato abbastanza sicuro di odiarlo con ogni fibra del suo corpo, ma poi ha l'ha guardato, l'ha osservato mentre gli camminava accanto, l'ha guardato accarezzare Pinolo e non battere ciglio quando ha accennato al suo problema di salute. È stato forse allora che Manuel Ferro è diventato soltanto Manuel e che lui è riuscito a sentirsi soltanto Simone, senza tutti i problemi ed i traumi che si porta dietro come un bagaglio a mano decisamente troppo ingombrante.

Gli è piaciuto passeggiare e sapere di avere con sé il suo miglior amico ed un  potenziale nuovo amico, ma soprattutto ha apprezzato il modo in cui Manuel si è preso cura della sua paura, del modo in cui ha preso per mano il suo panico e l'ha gentilmente accompagnato, portandolo via, piuttosto di iniziare una lotta dalla quale sarebbe stato lui l'unico sconfitto.

La sua coscienza, che adopera una vocina terribilmente somigliante a quella di sua nonna, gli suggerisce che probabilmente ciò che ha apprezzato di Manuel, di fatto, è la discrezione, e che permettersi anche soltanto di pensare ad una relazione di qualsiasi tipo con una persona che non sembra intenzionata a fare domande è una battaglia persa in partenza.

Poi però una sera, un venerdì freddo, decisamente troppo freddo per Simone, il suono di un clacson attira la sua attenzione proprio mentre sta lasciando l'ospedale a testa bassa, con i pensieri a tirarla sempre più giù.

Alza gli occhi solo il necessario per poter scorgere il guidatore.

«Balè!»

È Manuel. E lui sorride come un ebete non appena lo realizza.

«Sali dai, si gela, ti porto a casa.» gli dice, e lui forse dovrebbe pensarci un po' più a lungo ma si ritrova, invece, subito ad annuire.

«Grazie. Sicuro che non è un problema?» domanda, una volta dentro l'abitacolo.

Ed è in quel momento che si accorge di una cosa: quando Manuel sorride gli si forma una specie di fossetta ai lati delle labbra, che lui trova adorabile.

«Nessun problema, poi in realtà lo faccio perché spero di vede' Pinolo.» ridacchia il maggiore.

«Ah, allora senza Pino m'avresti lasciato a gelare, ho capito.» scherza lui, ridendo appena, quanto basta da sovrastare il click della cintura di sicurezza che viene allacciata.

«Mi ripeti l'indirizzo? O me indichi la strada? Oppure ci perdiamo, finiamo in qualche campagna, sappilo.» dice Manuel, ridendo, e lui pensa che non se ne lamenterebbe, ma poi procede ad inserire lui stesso l'indirizzo di casa sul navigatore dell'auto.

«Che c'hai problemi con le strade, Ferro?» lo schernisce, sentendo uno strano fastidio in petto quando vede Manuel chiudere per un istante gli occhi, ridendo.

CasualtiesWhere stories live. Discover now