Ego

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Perché riesco a vedere solo me stesso? Forse perché ho vissuto scorrendo le immagini di un mondo triste e nebbioso?
Io che per sopravvivere, vigliacco, immediatamente cedetti alla speranza vana di essere la luce in grado di dare a quelle figure storte un significato. La follia di un destino memorabile che s'infrange con la lucida consapevolezza di essere soltanto un uomo. Chissà se quando ti ho cercata non fossi nient'altro che Io e non l'immagine che negli anni ho costruito, curando nel dettaglio ogni sua singola sfaccettatura. Quell'immagine che oggi assomiglia tanto a un verme che, schiavo della melma, giace in quei bui anfratti e si nutre felice degli scarti altrui. Un essere che merita ciò che tiene e da esso ne dipende, continuando imperterrito a scavare. Un giorno pagherà il conto, ma per ora é ancora giovane e puo' permettersi di giocare a non vedere il buio. In fondo,si dice, basta un attimo per rivedere la luce. Poi, a volte, gli occhi diventano rossi, a furia di immergersi nella terra putrida e mirano in alto, scorgendo un pezzo di cielo. E sai, amore, piango pensando che quel frammento blu si restringe ogni singola volta. La verità é che vorrei non ti avesse scritto quell'immagine, vorrei averti scritto Io. Solo che mi chiedo: chi sono Io? Sono figlio delle mie azioni passate o padre di quelle future? Sono chi ho voluto essere oggi o chi vorrò essere domani? Credo di non essere nessuna delle due. Sono convinto di essere un uomo che lotta alla ricerca della volontà e spesso soccombe nel gentile seno dell'Apatia. Perché é più facile essere indifferenti che accettare l'idea di poter soffrire di nuovo. É più comodo rinunciare ad amarti che ascoltare di nuovo quelle voci. Quanto pesa il giudizio altrui quando la solitudine comanda il nostro agire. Mi giustifico affermando di non essere stato Io a scriverti, quando, anche ammesso che sia vero, so bene di essere stato Io ad amarti. Te lo griderei forte e forse ti ho già pregato: fuggiamo. E devo ammettere che da questo semplice vocabolo si possa vedere quanto Io sia abietto e meschino. Così pieno di sé da rinnegare il dono della vita e addossare ogni male all'ambiente che mi circonda. E intanto, lo vedi girarsi una sigaretta, soccombere nell'alcol, cercare il calore di ragazze confuse, dimenticare i propri doveri. Vendere il proprio talento per intossicarmi e dimenticare di possederlo. É sempre difficile accettare la responsabilità e la fatica di farlo fruttare. Molto più semplice lasciare che si spenga.
Se penso a quando mi dicesti che avevi paura di rovinarmi la vita, quando é evidente che la stessi distruggendo da solo. Sai? Forse ho capito perché i poeti scrivono di notte. Perché é il dolore a insegnarci dove guardare. Ed io stanotte non vedo altro che te e vorrei esaudire un mio sogno: lasciarti con una carezza.

Quando il giorno sale ma la notte sembra non cessare, lascia che il vento freddo penetri dentro di te: non puo' farti male. É allora che sentirai il rumore tacere e gli uccelli cinguettare: sarà il nostro richiamo e, anche se quell'istante correrà veloce, tu verrai con me.

Titolo dipinto: "Pianto di San Pietro"
Autore: Guido Reni

Il confine dell'esistenzaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt