Prologo

405 12 5
                                    

Avete presente quella sensazione di libertà e di spensieratezza che magari caratterizza i bambini? Quella sensazione che viene a mancare maturando e crescendo?Ecco. Quella credo sia la sensazione che si dovrebbe provare quando si è innamorati. La sensazione di felicità insensata solo a guardare quella persona che ormai fa parte della nostra quotidianità ed io non pensavo di potermi sentire così prima di incontrare lei.
Una persona irraggiungibile, o così sembrava.
Lei è una di quelle persone che capisci subito sia differente dalla massa. Il suo modo di porgersi, il suo modo di esprimersi, il suo modo di essere, ti fanno capire quanto fortuna tu abbia ad averla nella tua vita.
Oggi sono qui per raccontarvi una storia: la nostra storia; la storia di una ragazza depressa di 24 anni e della sua salvezza di vita.
Perché a volte basta poco per far uscire una persona dal baratro, dall'abisso più totale, e lei è riuscita a farlo con me in un modo inimmaginabile.
Inizialmente fu tutto un caso: la vidi per la prima volta in una puntata di una delle mie serie tv preferite "Greys"; poi fu tutto un susseguirsi di eventi voluti: la iniziai a seguire su Instagram, inizia a vedere ogni film che avesse fatto, iniziai a guardare video su di lei e cercai di conoscere Stefania Spampinato tramite quelle poche informazioni che internet poteva darmi di lei; poi per me divenne un punto immancabile della mia giornata. Non riuscivo a stare più di un giorno senza vedere il suo viso dolcissimo attraverso uno schermo, mi bastava guardare i suoi occhi color nocciola e perdermici dentro per qualche minuto per sentire un po' di calore al cuore.
E fidatevi, per una ragazza che aveva perso tutta la voglia di affrontare la vita, un po' di calore era tutto ciò che le bastava per continuare a sperare in un futuro migliore.
La mia vita non era brutta, anzi. Tutti guardandola dall'esterno avrebbero voluto una vita come la mia: i soldi non sono mai mancati in casa e l'amore nemmeno, una famiglia perfetta che non mi ha mai fatto mancare nulla.
Ma il problema non era l'esterno, non era il mondo circostante, il problema era la mia testa, che mi portava a chiudermi in me, a vedere stragi dove magari c'era solo un piccolo problema, a versare un'immensità di lacrime davanti alla vita che tanto mi portava un peso nel petto. Perché mi sentivo così: schiacciata da un masso enorme che si trovava sul mio cuore e non mi permetteva di respirare o vivere.
La mia vita sociale non era delle peggiori, probabilmente qualcuno invidiava anche questa; andavo tutti i sabati sera in discoteca, facevo spesso aperitivo in centro con le amiche e andavo ogni estate in un posto diverso in vacanza con le mie amiche o con i miei genitori.
Il brutto della mia vita iniziava nei momenti di down, periodi in cui non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto.
Avevo delle mancanze che nessuno avrebbe mai potuto colmare, delle mancanze che avevo creato io e che magari avevano fomentato i miei genitori non intenzionalmente; perché penso che pochi abbiano avuto l'amore che i miei genitori mi riversano addosso; questo loro amore però li ha portati a chiudermi in un'ampolla di vetro che si è spaccata, rompendomi il cuore, quando la dura realtà della vita mi è piombata addosso entrando nel mondo dei grandi.
La mia organizzazione ferrea nello studio, nello sport, hanno portato la giovane me ad avere un'ossessione per le tabelle, per i dati, per tutto ciò che poteva essere controllato. Un 9- invece che un 9 rappresentava per me alle superiori un totale fallimento. Questo mi portava ad ammazzarmi, ad odiarmi, per cose insensate come i voti. Lo stesso avvenne anche con il mio amato calcio che passò dall'essere la mia valvola di sfogo, il mio amore più grande, al mio incubo peggiore, alla cosa che mi metteva più rabbia e provocava sofferenza.
Discorso non cambiò all'università quando decisi di iscrivermi a Scienze Motorie, l'università che volevo frequentare fin da quando ne ho memoria. Un 28 invece che un 30 rappresentava un grande fallimento per me e tutto ciò, sono qui per ricordarmelo e ricordarvelo, non è normale.
Avevo chiesto aiuto a qualcuno alla tenera età di 14 anni. Con un faccino tenero ero andata a chiedere alla mia amata mamma di portarmi da uno psicologo perché "ultimamente sono molto triste mamma". Da un giorno di dicembre di 11 anni fa, fino ad oggi, ogni settimana ho l'appuntamento fisso con Valeria, la donna che sta da sempre provando a farmi stare meglio, in un modo o nell'altro.
Chi lo avrebbe mai detto che 11 anni di visite sarebbero state inutili davanti a lei? Chi lo avrebbe mai detto che bastava lei per farmi amare il mondo?

Come mi innamorai di STe (Stefania Spampinato)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora