tredici

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capitolo tredici,
ciò che era meglio non sapere.

19 ottobre

CELESTE


Il clima ospedaliero non mi è mai piaciuto.
Sarà per la tensione palpabile che riesco a percepire, oppure per l'empatia verso i medici stremati che lavorano senza sosta. Non lo so.
Eppure oggi, mentre entravo nelle porte dell'ospedale, non riuscivo a pensare ad altro se non ad Ilenia.
Spostai lo sguardo dall'infermiera a Nico, che era sicuramente più tranquillo di me dato che veniva quasi ogni giorno a visitare sua madre. Parlò proprio di lei due secondi dopo: "Non sa nulla, non le ho menzionato nemmeno del nostro incontro, sarà felicissima di vederti"
"Pensi che mi riconosca?" chiesi.
"Delle volte le ho mostrato delle tue foto su instagram, quindi penso proprio di si"
"Mi spiavi sui social?" alzai le sopracciglia, e per smorzare la tensione gli diedi anche un innocente gomitata sullo stomaco.
"Era più lei che io a farlo, ma diciamo di si"
Scossi la testa, e ci fermammo subito dopo davanti alla stanza numero 112 del terzo piano. Le tendine erano chiuse così come la porta, e non riuscì a scorgere nulla se non le pareti azzurre che si trovavano nella stanza.
Nico mi fece segno di entrare, e solo dopo aver sistemato meglio la mascherina e qualche secondo di incertezza mi decisi ad aprire quella porta. 
Non mi guardai troppo attorno, la mia attenzione si focalizzò sull'unico letto della camera d'ospedale. Dove accanto, su una sedia, era seduta Ilenia che era intenta ad osservare il paesaggio dalla finestra. Si girò appena sentì la porta chiudersi, trovandosi me, probabilmente l'unica persona che non si aspettava di vedere.
Mi resi conto solo dopo che Nico non mi aveva seguito, restando dall'altra parte delle mura.
"Celeste?" chiese Ilenia, ed io annui: "Se sapevo che saresti venuta mi sarei resa un minimo presentabile" 
Sorrisi e scossi la testa. Nonostante tutto lo stress fisico a cui veniva sottoposta sembrava la stessa di sempre, l'unica differenza erano il turbante posato sopra la sua testa e qualche ruga in più.
"Sei perfetta anche così Ilenia, piuttosto come stai?"
"Potrebbe andare meglio, ma almeno la zuppa di verdure non è così male rispetto a come la descrivono" rise di gusto e non potei che fare lo stesso. Nonostante tutto quello che stesse passando sorrideva e la stimavo terribilmente per questo. "Da quanto tempo è che non ci vediamo? Raccontami un po' di te, mi è sempre piaciuto ascoltarti" disse dopo alcuni secondi di silenzio.
"Abito da sola a Torino ormai da tre anni pieni, e sto studiando psicologia. Diciamo che cerco di dedicarmi il più possibile allo studio"
"Al contrario dell'ultima volta che ci siamo viste: eri una piccola peste che odiava studiare" sorrise, e quasi non mi venne da piangere nel ricordare quanto fossi insopportabile anni fa.
Insopportabile e ribelle aggiungerei. Dovrebbero dare un premio a mia madre per avermi sopportato in quella fase in cui combinavo disastri e non smettevo di uscire senza permesso la sera. Questa voglia non se ne è mai andata, piuttosto si è affievolita con il tempo.
"Hai trovato qualcuno che riesce a stare al passo con la tua energia?" chiese ridendo. 
Puntuale come un orologio svizzero ecco la domanda che sapevo mi avrebbe posto a tutti i costi. Ma d'altronde mettendomi nei suoi panni avrei fatto lo stesso.
"Si, certe volte mi chiedo come faccia" dissi.
Non mi abituerò mai a parlare di me e Alex in questo modo, le relazioni viste dall'esterno sono diverse da come si vedono all'interno. Una cosa che non si può veramente spiegare a parole. Ci si limita a esprimersi con poche parole dando la maggior parte delle volte l'impressione di non essere innamorati come si dovrebbe, invece non è affatto così.
Lo dico per esperienza.
"Sarà sicuramente una bellissima persona, altrimenti non ci staresti insieme" disse. 
Rimasi in silenzio, ma sorrisi da dietro la mascherina.
Cominciammo a parlare senza fermarci un attimo, avevamo così tante cose da raccontarci che non guardai il telefono neanche per un secondo, nemmeno quando sentì che mi era arrivato un messaggio (probabilmente da parte di Alex). Non sapevo quando ma soprattutto se ci saremo riviste e non volevo sprecare un solo secondo con lei.
Dopo un quarto d'ora ad interromperci fu il rumore della porta che era stata appena aperta da Nico, che sorrise appena vide sua madre: "Posso entrare o state parlando di cose vostre?"
Ilenia gli fece segno di entrare, e cominciai a sentirmi leggermente di troppo così mi alzai automaticamente dalla sedia in modo che Nico potesse sedersi. 
"É meglio che esca un attimo allora" dissi subito dopo.
"Sei sicura?" 
"Certo, vi lascio soli almeno potete parlare in privato, torno tra poco"
 Chiusi la porta, lasciando alle mie spalle tutto ciò che non mi sarei immaginata. Decisi di pensarci il meno possibile, così dopo aver preso un caffè dalle macchinette mi posizionai su una delle sedie libere. Come in automatico presi il telefono dalla borsa e aprì la chat di Alex. C'era una sola notifica, e quella notifica era una foto, più precisamente una dove mostrava fieramente il suo orecchino con la stella che gli aveva regalato. Era quasi impercettibile dal tipo della foto, ma riuscì anche a individuare un accenno di una delle sue bellissime fossette.
Avevo intenzione di scrivergli qualcosa, ma prima che potessi scrivere anche una sola lettera arrivò una chiamata da un numero sconosciuto. Non avevo la più pallida idea di chi fosse e per un attimo pensai che sarebbe stato meglio non rispondere: appunto, per un solo attimo.
"Pronto?"
"Salve, è lei Celeste Ruggiero?" chiese una voce - presumibilmente maschile - dall'altra parte del telefono.
"Si sono io" risposi in modo affermativo.
"Volevamo informarla che l'estratto dal suo inedito ci ha incuriosito molto, e che ci farebbe piacere avere la versione completa per poi eventualmente produrla ufficialmente" parlò molto velocemente, come se questa fosse stata una delle tante chiamate che era costretto a fare, ma il punto non era questo.
Sgranai gli occhi, non riuscendo a capire tutto ciò che mi stava dicendo. Era decisamente un equivoco, 
"Scusi, non sto capendo"
"Ci ha mandato una mail pochi giorni fa con un pezzo della sua canzone e l'ho chiamata per darle una risposta"
C'era stato sicuramente un equivoco, io non avevo mandato a nessuno proprio un bel niente via email se non saggi dell'università, nient'altro. Ma allora per quale motivo a loro risultava il contrario?
"Posso richiamarla tra poco?" chiesi gentilmente anche se dentro stavo esplodendo.
"Certo, aspettiamo sue notizie."
"Arrivederci"
Dopo quel arrivederci non mi ci volle un secondo in più per capire che quello non era stato un equivoco, e che non ero stata io a mandare quella email.
Era stato Alex, l'unico che era a conoscenza di questa cosa.
L'unico di cui sono riuscita a fidarmi veramente, senza filtri. 
Gli avevo raccomandato più volte di mantenere questo mio lato segreto agli occhi di chiunque, eppure lui non mi ha ascoltato, ha fatto di testa sua ed ora sono terribilmente incazzata; forse come non lo sono mai stata con qualcuno se non con me stessa.
Non risposi a quel messaggio: non ero in vena di farlo, se gli avessi scritto non avrei di certo scritto una cosa come 'buona fortuna' oppure  'ti amo' , assolutamente no. Ora come ora sarebbe stato più consono un bel 'vaffanculo' oppure un 'non mi cercare più coglione'.
Io e Alex non abbiamo mai litigato seriamente, o meglio, non lo avevamo fatto fino a questo momento. Quindi posso dire di non essere un'esperta per quanto riguarda i litigi tra fidanzati. Che poi, almeno per ora, non era effettivamente un litigio, perché ero solo io quella incazzata che cominciava a dubitare del proprio ragazzo. Non avrei dovuto farlo, ma in questo momento l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che lui mi aveva spudoratamente mentito in faccia e non mi andava giù.
Mi corpì il volto con le mani, e la mia gamba sinistra cominciò a muoversi così freneticamente che non riuscì più a controllarla. Mille pensieri cominciarono a farsi spazio nella mia mente, ne arrivava uno che subito dopo lasciava spazio ad un altro peggiore. Mi sarei messa a piangere solo per quello, per essere soffocata dai miei stessi pensieri, come se mi stessi facendo del male da sola in memoria dei vecchi tempi.
Attirai persino l'attenzione di un infermiera che mi chiese se stessi bene e se volessi un bicchiere d'acqua, ma declinai la gentile proposta e dissi che stavo bene anche se non lo ero affatto.
Avrei tanto voluto fuggire da questo ospedale e staccare anche solo per un'ora, mi avrebbe fatto maledettamente bene ed era l'unica cosa di cui in questo momento avevo bisogno.
Almeno non avrei pensato a quanto mi sentissi tradita e presa in giro da l'unica persona che pensavo essere mia complice in tutto e per tutto. Evidentemente non lo era, e mi ero sbagliata nel pensarlo. Una persona complice avrebbe rispettato ciò che avevo detto chiaramente, non avrebbe di certo fatto il contrario come aveva appena fatto Alex.
Forse non avrei mai dovuto rivelargli questa parte di me, decisamente no: ma l'avevo fatto, e non posso tornare indietro e cambiare le cose per evitare un casino.
C'è sempre un prezzo per ogni atto di fiducia che si compie, e detto in tutta onestà non sono ancora pronta a pagarlo.


ohi ci sei?
17:33

hai letto ma non hai risposto, non è da te
17:35

è successo qualcosa?
17:49


7 chiamate perse da "Ale ⭐"

...

Ed eccomi qua!
Ho aggiornato, anche questa volta dopo tanto tempo, ma ahimè i miei blocchi dello scrittore durante il periodo scolastico sono molto frequenti, e quindi certe volte non scrivo per intere settimane e non concludo nulla.
A parte ciò, vi è piaciuto il capitolo?
Da questo momento comincia la prima vera e propria litigata di questi due, e piccolo spoiler molto prevedibile, non sarà solo questo fatto la causa del loro litigio. Non dico altro.
Spero che abbiate passato un buon natale e che passerete un buon capodanno (specialmente se andate a vedere Alex a Chieri! )
Detto questo, ci vediamo presto! <33

Little Star || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora