quattordici

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capitolo quattordici
non un piccolo litigio.

20 ottobre

ALEX


Scesi dal treno, ma non c'era nessuno ad aspettarmi.
Lei non c'era e sapevo perfettamente il motivo.
É da ieri pomeriggio che cerco disperatamente di riuscire a parlare con lei, ma ogni volta che ci provo trovo dall'altra parte un indifferenza di ghiaccio. Non ha risposto né ai messaggi né alle chiamate, cosa che all'inizio mi ha preoccupato così tanto da chiamare sua madre per capire se a lei risultasse la stessa cosa. Ovviamente non è stato così, e in quel momento ho collegato tutto.
Evidentemente la casa discografica l'aveva chiamata e lei aveva fatto due più due capendo che ero stato io a mandare l'estratto del suo inedito, e non la biasimo affatto per avercela a morte con me.
In questo momento il buio inghiottiva tutto ciò che mi circondava, le uniche luci erano quelle dei lampioni o dei fari delle macchine che nonostante l'ora erano già numerose. Probabilmente Celeste era dormiente sul letto nel mondo dei sogni, totalmente ignara che avevo anticipato la partenza da Roma prendendo il primo treno disponibile solo per parlare con lei dato che non aveva risposto al messaggio.
Volevo farle capire il motivo delle mie azioni, che non erano di sicuro misere.
Eppure nel mio profondo sapevo che era lei quella ad avere ragione, ma non volevo ammetterlo a me stesso.
Dopo aver aperto il grande portone del palazzo presi l'ascensore e dopo essere finalmente arrivato al mio piano cercai di aprire la porta con meno rumore possibile, dato che tutte le luci erano spente e quindi Celeste stava sicuramente dormendo. Lasciai il piccolo trolley davanti l'ingresso e senza pensarci due volte camminai a passo veloce (ma sempre leggero) verso la camera da letto: la porta era socchiusa e quando la aprì leggermente sentì un rumore, segno che Celeste aveva appena cambiato posizione. 
Presi una tuta a caso dall'armadio e me la infilai velocemente: avrei tanto voluto dormire ma ora che il sonno era stato interrotto non penso che riuscirei ad addormentarmi, nonostante la voglia di farlo. Mi infilai sotto le coperte e sbuffai sonoramente pensando a cosa mi aspetterà da qui a poche ore: un vero e proprio litigio che non avrei potuto evitare.
Sentì improvvisamente una mano sul mio petto e subito dopo un mugolio: "Alex? Sei tu?"
Che bello che era sentire la sua voce.
"Si, sono tornato ora" dissi.
"Che ore sono?" fece per accendere la about -jour sul comodino, ma misi le mani sulla sua vita e la tirai verso di me prima che lo facesse.
"É presto, torna a dormire" 
Circondai il suo ventre con le braccia e la avvicinai il più possibile a me, lasciandole un bacio umido dietro l'orecchio.
"Io dovrei essere arrabbiata con te" asserì con voce impastata dal sonno.
"Ed avrai tutto il tempo di esserlo dopo" gliene diedi un'altro, questa volta all'altezza del collo: "godiamoci questo momento di tranquillità prima della tempesta"
Si accoccolò meglio tra le mie braccia come faceva sempre, rilassando completamente i muscoli.
"Buonanotte" dissi.
Sussurrò qualcosa, probabilmente un semplice buonanotte, e poi sentì il suo respiro farsi improvvisamente pesante.
Come ho già detto prima non penso proprio che riuscirò a prendere sonno, quindi cercai di memorizzare ogni singolo respiro e dettaglio di Celeste, perché in qualche modo sapevo che domani a quest'ora non l'avrei avuta stretta tra le mie braccia.
Dall'odore dei suoi capelli corvini al modo buffo in cui durante la notte non riesce a stare con la bocca chiusa ma, al contrario, sempre socchiusa anche se di un minimo, e poi, non so come, riuscì ad addormentarmi.


━━━━━━ ◦ ❖ ◦ ━━━━━━


Mi svegliai di soprassalto e la prima cosa che feci fu cercare Celeste a tastoni vicino a me, ma non la trovai, così decisi di alzarmi dal letto e dirigermi in cucina. Dopo aver girato l'angolo trovai proprio lei intenta a bere del caffè appoggiata al banco della cucina. Si accorse di me prima che potessi dire qualcosa, ma subito dopo avermi guardato spostò lo sguardo sul pavimento.
"Buongiorno" dissi io.
Lei smise di bere il caffè dalla tazza e mi guardò con riluttanza: "Seriamente? Buongiorno?"
"Cosa altro avrei dovuto dirti?"
Posò la tazza nel lavello e senza degnarmi di un'altro sguardo cominciò a pulirla.
"Non siamo nella fase precedente alla tempesta come lo eravamo stanotte, Alessandro, ora siamo proprio in quella fase" 
Potrebbe sembrare una cosa egoistica, ma sentirla pronunciare il mio nome annebbiò per qualche secondo ogni cosa.
"Perchè lo hai fatto?"
Rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire, o meglio, evitando di dire qualcosa che avrebbe solo peggiorato la situazione, ma dopo aver visto l'occhiataccia che mi stava rivolgendo mi sentì obbligato a rispondere.
"Semplicemente per aiutarti-"
"No, tu non mi hai aiutato, tu mi ha mentito" mi interruppe. "É molto diversa come cosa" continuò.
"Non voglio litigare Celeste" dissi con la testa china.
"Ah no?" fece una smorfia di disprezzo "A me sembra proprio di si, altrimenti avresti evitato di mandare un pezzo del mio inedito ad una casa discografica!"
Si mise le mani sul viso e si girò dall'altro lato dandomi le spalle. Non sapevo letteralmente cosa dire, nessuna parola o frase avrebbe cambiato ciò che avevo fatto, ed in più avevo un presentimento strano, come se stesse per succedere qualcosa che sicuramente non mi avrebbe fatto piacere.
Gli attimi di silenzio sono sempre stati quei pochi secondi in cui ti fermavi a pensare e fantasticare su ogni cosa in modo da conoscere sempre meglio se stessi, ma ora come ora non penso di averlo mai odiato così tanto. C'era un silenzio agghiacciante e assordante, un silenzio pieno di rabbia e tristezza. Uno di quei silenzi da cui vorresti scappare per sempre.
Ad interromperlo fu l'ultima cosa che mi sarei aspettato di sentire: un singhiozzo.
"Perché piangi?" cercai di avvicinarmi a lei, ma prima che potessi anche solo sfiorarla si allontanò da me.
Si girò nuovamente e la prima cosa che notai furono i suoi occhi pieni di lacrime che aspettavano solo il momento giusto di uscire. "Perché non voglio dirti ciò che sto per dirti"
No no e no.
Dobbiamo veramente arrivare a questo punto?
Risolveremo tutto, come sempre; senza pause o qualunque cosa centri.
"Ti prego Celeste, non c'è ne è bisogno" la supplicai guardandola negli occhi come per cercare di dissuaderla.
"Forse è meglio se-"
Uno squillo del telefono.
Uno squillo del telefono la fermò dal dire quelle quattro parole che non avrei saputo sopportare.
Per un'attimo ringraziai con tutto il cuore quella persona che aveva chiamato alle nove del mattino, ma appena Celeste avviò la chiamata e sentì pronunciare un "Ciao Nico" allora tutto prese una piega diversa.
Celeste mi guardò di sfuggita e poi si andò a mettere seduta sul divano come se io non esistessi. Serrai i pugni ma decisi comunque di mantenere la calma nonostante dentro di me stessi esplodendo.
La vidi asciugarsi le guance con le mani e accennare ad un piccolo sorriso sempre con il telefono vicino all'orecchio, ed in quel momento cominciai veramente a dubitare di tutto. 
Da quando io e Celeste ci siamo messi insieme l'unica cosa su cui non ho mai avuto dubbi è stato il nostro rapporto, ma ora non ne sono più così sicuro. Non sono una persona che nella vita ha bisogno di certezze, ma non potete biasimarmi in questo caso.
A quanto pare la mia ragazza preferisce parlare con il suo amico invece che chiarire con me.
Dovevo restare in silenzio, nonostante avessi voluto urlare a squarciagola quanto mi facesse male vederla così felice mentre parlava con qualcuno che non fossi io. Forse mi sto immaginando tutto nella mia testa, ma non riesco proprio a capacitarmi il perché Celeste stia avendo questi atteggiamenti. Certo, a tutto il diritto di essere incazzata con me, ma non in questo modo.
Dopo un altro paio di minuti si alzò dal divano e rimise il telefono al proprio posto degnandomi finalmente della sua attenzione.
Ci guardammo per un lasso di tempo indefinito, e Dio solo sa quanto avrei voluto baciarla in quel momento, mi mancavano tanto le sue labbra.
"Ho bisogno di riflettere" disse tutto a un tratto.
"Riflettere su cosa?"
"Non farmelo dire, ti prego"
Dopo secondi di silenzio si diresse verso il corridoio per poi arrivare alla camera da letto ed io ovviamente la seguì senza esitazione. La vidi prendere la valigia e mi ci volle meno di un secondo per realizzare.
"Dove stai andando? Torni a Torino?"
Mi avvicinai di più a lei con l'intenzione di fermarla dal mettere i vestiti nella valigia, ma mi resi conto che non sarebbe servito a nulla. Se lei aveva una cosa in testa non sarei riuscito a smuoverla dal suo obiettivo.
"No, sinceramente non lo so" sembrava confusa, come se neanche lei sapesse cosa fare. 
Io avrei voluto che restasse.
"Qui a Milano non hai un posto dove andare" dissi cercando in qualsiasi modo (seppur sottinteso) di farle capire che io la volevo qui con me.
"Lo troverò"
Da un momento all'altro la mia visione di vedere le cose cambiò radicalmente. Dopo questa affermazione il quadro nella mia testa era diventato molto più chiaro, da apparentemente calmo ero diventato geloso e quindi insicuro fino al midollo.
Un ghignò totalmente involontario si formò sul mio viso, e le parole mi uscirono senza che le controllassi:
"Sai già dove andare vero?" la domandà suono più come una cosa ovvia, che egoisticamente era quello che volevo far intendere.
Lei si fermò dal piegare una felpa e mi guardò rassegnata, come se sapesse perfettamente dove volessi andare a parare. "Cosa stai insinuando Alex?"
"Solo una rampa di scale ti separa da quel Nico o sbaglio?"
Forse non avrei dovuto dirlo.
"Sai cosa? Hai ragione" commentò "A quanto pare non ti fidi proprio di me"
"Non volevo dire questo-"
"Allora impara a esprimerti meglio la prossima volta" mi interruppe.
"Celeste per favore-"
"Per favore un cazzo Alex, ho bisogno di stare da sola"
"Da sola? Si, come no" sbuffai amaramente "Corri tra le braccia del tuo nuovo ragazzo, tanto Alex non conta più giusto?"
"Stai delirando, sai bene che non farei mai una cosa del genere"
E infondo lo sapevo.
Ma non esitai quando lei chiuse la valigia, oppure quando mi salutò con un flebile "Ciao Alex". Lasciai che le cose avvenissero secondo il proprio corso, senza interferire ulteriormente, anche se forse questa volta sarebbe stato diverso se avessi saputo usare le parole giuste.
La guardai aprire la porta dell'appartamento, pronta ad andare via.
"Non è un addio vero?" le chiesi poco prima che la chiudesse.
"Dammi tempo, ho bisogno di capire"
Capire cosa?
Se la amassi ancora?
Se si potesse fidare di me?
Se si meritasse di meglio di un ragazzo che non riesce a mantenere le promesse fatte?
Chissà cosa pensava dentro quella testolina, avrei tanto voluto saperlo.
Annuì, rispettando la sua scelta, non potevo di certo negarle i suoi spazi, non l'avrei mai fatto.
Non dissi altro, infondo cosa avrei potuto dire?
Un piccolo sorrisino di circostanza si fece spazio sulle sue labbra, e poi chiuse definitivamente la porta, lasciandomi solo insieme ad una marea di domande senza risposta.

...

Ad essere sinceri, mi era mancato pubblicare senza settimane di distanza tra un capitolo e l'altro hihihi.
Come state? Spero bene come sempre.
Innanzitutto buon anno tutt*! 
Parlando del capitolo prima o poi questo famoso litigio doveva arrivare, e chissà per quanto altro tempo durerà...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ricordo di lasciare una stellina e un commento se vi va <3
Grazie per tutte le letture e i voti sia su questa storia che su quella precedente, sono cresciute così tanto in pochissimo tempo ed è solamente merito vostro.
Ci vediamo al prossimo capitolo! 

Little Star || Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora