Inferno

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Rue de Patis, sono alla fermata della metro in cui dovrebbero scendere le mie sorelle. La Metro di Parigi mi mette addosso sempre una gran nostalgia...nostalgia del passato e di ciò che non è mai stato. Lo so... è impossibile avere nostalgia di qualcosa che non è mai successo, ma io ho come la sensazione che qualcosa debba accadere, ne ho bisogno, lo pretendo. Mi merito una vita migliore di questa. Mi tocco il braccio destro...fa così male. Penso che appena arriverò a casa gli darò una controllata.

"Terry! Kim! Da questa parte!"
Agito la mano in direzione delle mie sorelle, ma cammino verso di loro perché le vedo spaesate, così piccole in mezzo a milioni di gambe di sconosciuti che corrono per uscire dalla Metro.
Le prendo per mano, una a destra e l'altra a sinistra e corro più veloce che posso in direzione dell'uscita A1 dobbiamo arrivare il più in fretta possibile per non perdere la coincidenza per casa. Dunque, destra, ancora destra per 200metri e poi a sinistra, giù per le scale e...
Partita.
Abbiamo perso la metro...so già che appena arriveremo a casa, si scatenerà il caos.

Apro la porta di casa e stringo la mano delle mie sorelle. Spero con tutta me stessa che sia di buonumore o che nella migliore delle ipotesi stia dormendo.

"Dove cazzo vi credete di essere? In Hotel?
Vi sembra questa l'ora di rientrare?"

Non ho nemmeno il tempo di contrabbattere che uno schiaffo mi arriva in pieno viso. Duro, violento...come sempre.
È ubriaco?
Faccio come nulla fosse, porto le mie sorelle in cucina e inizio a preparare il pranzo, senza avere nemmeno il tempo di portare in camera i miei libri di scuola.
Afferra la mia borsa ed inizia a controllarla...Routine. Ogni volta che rientro a casa, ispeziona la mia borsa e scuote i miei libri, uno ad uno. Come se in mezzo potesse trovarci i segreti del mondo...
Panico!
Mentre poggio la pentola piena d'acqua sul fuoco, mi colpisce la testa con il mio dizionario di greco...le mie paure più grandi si sono avverate, ha trovato le sigarette; ho completamente dimenticato di nasconderle nel reggiseno prima di entrare a casa.
Mi piego in due dal dolore e inizio a piangere. Mie sorelle rimangono sedute a tavola, terrorizzate, sanno che ogni loro parola o ogni loro movimento, potrebbe essere motivo di sfogo anche nei loro confronti. Le mie scuse sono inutili.
Mio padre mi prende per i capelli e mi trascina sino alla mia camera...
Apre la porta e mi scaraventa dentro con tutta la forza che un uomo di 1 metro e 90 può avere.
Chiude la porta ed inizia la baraonda, come fosse una danza forsennata e lui, unico ballerino di questo aberrante spettacolo. Strappa i miei poster appesi alle pareti, apre ogni armadio e lo svuota completamente. Lancia tutto per aria, vestiti, cassetti, pupazzi, coperte. Ribalta il mio materasso e controlla minuziosamente...
Io ferma, immobile, atterrita, assisto a tutto questo per l'ennesima volta. Mi prende nuovamente per i capelli e mi intima di rimettere tutto a posto. Lui sta tornando...
Esce dalla stanza e torna con un mattarello, ora so con certezza che saranno dolori.

"Con chi credi di avere a che fare?"

E sferra il primo colpo, preciso, fermo, nella mia coscia sinistra. È di fronte a me e nella sua ira, riconosco il mostro di cui ho sempre avuto paura.
Secondo colpo, nella spalla destra... è abile nel maneggiare quell'arma così innocua nel suo vero utilizzo e così orribile tra le sue mani.
Terzo colpo, nel petto e cado.
Non respiro più dal dolore, non riesco più a trattenere le lacrime, mi sento persa, disperata. Tutto questo per un pacchetto di sigarette?
Davvero?
O sta solo sfogando la sua rabbia repressa per l'ennesima volta ed io sono la vittima sacrificale?!
Ultimo colpo, rigoroso, meticoloso, in piena schiena...
Svengo.

MIA dolce LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora