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Rivista, cuffie, cellulare, panino, bottiglietta d'acqua. Per poco non perdevo il treno - come al solito - ma alla fine l'ho preso, e ho tutto il necessario per le mie dure ore di treno.
Vado a trovare mia madre che vive a Londra. Con lei non è sempre facile, ma adoro andare a Londra. Riprendo contatto con la mia parte inglese: quella che ha i capelli ricci - come quando ero più piccolo -, con la pelle chiara e una sfrenata passione per le patatine all'aceto.
Il treno sta già partendo quando mi si siede accanto un uomo. Cavolo. E io che pensavo di starmene in santa pace tranquillo e di poter spargere un po' ovunque le mie cose. Per fortuna non é ne un bimbo di tre anni che poi si mette a strillare ne una vecchia signora che poi ha voglia di chiacchierare. Mi tolgo il giubbotto di pelle, stendo le gambe e comincio a rilassarmi. Indosso la mia "uniforme": i miei jeans preferiti, la camicia a quadri e gli stivaletti marroni. Mi sento bene e comincio a fantasticare. Ripenso alla cena tra amici di ieri sera, alle cazzate che ci siamo detti e alle risate. Niall, Louis e Harry, tre ragazzi un po' pazze e meravigliosi. Ci siamo conosciuti alla scuola d'arte, tre anni fa, e da allora siamo inseparabili. Ieri, Harry ci raccontava come ha in contrato l'uomo della sua vita. É una vera farfalla, incontra l'uomo della sua vita ogni quindici giorni! Il mio opposto, in un certo senso.
Dopo pochi minuti mi sento cadere nelle braccia di Morfeo. Non so per quanto tempo. Tre minuti? Un'ora? In ogni caso, quando riapro gli occhi, ho la testa comodamente appoggiata sulla spalla del vicino. Mi alzo di scatto. E divento tutta rosso.
No, ma che figura! Mi ero accoccolato su di lui... Ok, questa rientra nella "top five" dei momenti più imbarazzanti della mia vita.
Mi giro, mortificato, verso lo sconosciuto ed ecco che il mio sguardo pieno di imbarazzo si trasforma in uno sguardo incredulo. Quell'uomo è meravigliosamente bello. Due occhi castani, i capelli un po' scompigliati, la barba di 3 giorni e una bocca, un po' carnosa, che farebbe sciogliere la banchisa in pochi secondi. Indossa un completo grigio dal taglio impeccabile, una camicia bianca, una cravatta nera e sottile e un orologio molto bello. Chic e moderno al tempo stesso. Non so per quanto tempo resto a guardarlo. Tre minuti? Un'ora? Rosso come un peperone, sussurro uno "scusi" e mi tuffo nel giornale, le guance ancora rosa per l'emozione. Sono nel pallone, quindi rileggo tre volte la stessa frase dello stesso articolo

≪É molto carino quando dorme. Anche se russa un po'≫

Una voce grave e dolce. La sua.

Non starà mica parlando con me?

- Scusi? Ha parlato con me?
chiedo balbettando con un fil di voce.

- Sì, dicevo che è molto bello mentre dorme

- E che russo...

- Sì, ma è carino. Non è un vero e proprio russare, piuttosto un leggero soffio, ha presente?

- Mmh... no, non ho presente. Visto che stavo dormendo.

rispondo corrugando le sopracciglia, tanto per sottolineare il mio disappunto.
Sono quasi maleducato, ma non è perche gli ho dormito sulla spalla che siamo culo e camicia, come direbbe mia nonna.
Chiudo di colpo il giornale, collego le cuffie al cellulare e chiudo gli occhi, scelgo una canzone bella ritmata, una David Guetta, così, tanto per evitare di riaddormentarmi sulla spalla di questo strano e bel vicino. Gli squilla il telefono, risponde e comincia a parlare sottovoce. Con discrezione, spengo la musica, per ascoltare cosa dice. Parla di affari, di appuntamenti, di scadenze con il suo socio, a quanto pare. Niente di appassionante. E poi, ad un tratto:

«Pensa un po', John, sono seduto a fianco a un ragazzo molto bello. Particolarmente carino quando dorme»

Sbaglio o sta parlando di me al suo socio?

«Si, Si, ok... ma mi sa che sono stato un po' goffo... Cosa? Un caffè? Si hai ragione, è un'ottima idea, gli proporrò un caffè. Ti richiamo»

Just FriendsWhere stories live. Discover now