1: // 𝘞𝘢𝘭𝘥𝘦𝘪𝘯𝘴𝘢𝘮𝘬𝘦𝘪𝘵

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«Tu , tu sei solo un incompetente. Non vedi quanto ti odi?! Una persona che si vuole bene, che si ama non fa'questo! Non fa'nulla di ciò che fai tu!» mi disse sputandomi addosso.

« È tutta colpa tua, è inutile che neghi l'evidenza! Lo sai che è colpa tua, solo e solamente colpa tua. Nessuno si fiderà mai più di te, sei un bugiardo! Uno che usa i problemi degli altri solo per compiacere il suo malatissimo ego!» poi mi guardò.

Mi guardò, i suoi occhi erano puntati sui miei, mi fissava, osservava attentamente me.

Io sapevo che da quella stanza non ne sarei uscito vivo.

Poi mi prese, mi guardò per l'ennesima volta e mi spinse facendomi accasciare sul pavimento.

La sua forza era allucinante, le sue braccia possenti e la sua mente carica di odio verso di me.

Lui voleva vedermi morto.
Voleva vedermi marcire lentamente per mano sua.

Ed io glielo lasciai fare.

Non mi sono mai sentito più incolpa e inutile di adesso, io sono vittima solo e solamente di me stesso.

È solo colpa mia se le persone, se la mia famiglia, i miei amici e conoscenti ora non si fidano più di me

È colpa mia, solo e solamente colpa mia.

E lo scolpirò sul mio cadavere cosicché le persone possano vedere che qui non ci sono vittime, ma solo uno stupido carnefice schiavo delle sue malate perversioni.

Aveva ragione, lui riusciva a capirmi più di chiunque altro.

Ed è proprio per questo che lo lasciai fare.

Cominciò a prendermi a pugni con tutta la forza che aveva ed io non feci nulla per fermarlo.

« Ma non ti vedi allo specchio?! Non riesci a vedere in che modo ti stai combinando?! Io ti odio! Ti odio! Non ti sopporto, sei patetico, irriconoscente, immaturo. Perché non riesci a capirlo? Grazie a te e al tuo essere un grandissimo bugiardo hai perso tutte le persone a cui tenevi e tu non riesci a capirlo! »

Poi si fermò, si accovacciò davanti a me e mi guardò per l'ennesima volta.

Io, che avevo il viso grondante di sangue, guardai apposta sul pavimento per non farmi vedere in quello stato dalla persona che più mi era stata vicina nel corso della mia miserabile esistenza.

Quel pavimento lo guardai per tanto, tanto tempo.

Poi mi alzò, prese il mio viso e lo portò a sé.
Ed io ,che grazie a lui  ero finalmente riuscito a distogliere il mio sguardo da quel pavimento, ovviamente, non feci altro che piangere.

Dopo tutto era la cosa che più mi riusciva e che più mi piaceva fare.

E credo di non aver mai pianto così tanto per colpa mia.

Almeno ora il suo sguardo non era più così rabbioso come prima. È in questo modo che sono riuscito a vedere qualcosa in quegli occhi bruni.

Oltre alla rabbia quella persona provava altri sentimenti, aveva un cuore che in quel momento provava pietà per me...almeno spero.

Poi una lacrima cadde dal suo occhio sinistro, riuscivo a sentire nell'aria un tepore di tristezza e quello che sarebbe potuto diventare vagamente un sentimento di misericordia verso di me.

Ma mi sbagliavo.

Bestemmiò con tutta la voce che aveva, mi infilò due dita dritte negli occhi e iniziò a spingerle ancora più forte e in profondità all'interno della mia cavità oculare.
Poi mi lascio, mi tirò un bel calcio nello stomaco e , vedendomi nuovamente disteso per terra, iniziò a prendermi a calci con tutta la forza che aveva.

Ricominciò a sbraitare contro di me, questa volta però non si concentrò sulla mia abilità di perdere tutte le persone che mi sono attorno ma bensì sulle mie abitudini.

« ora dimmi, DIMMI che razza di passatempo è il tuo! Guardati, guardati e piangi. Piangi per quello che sei diventato.
E soffri, soffri perché soffrire è l'unica cosa che riesce a farti sentire ancora in vita. Tu meriti di soffrire

« Facci caso» mi disse prendendomi per il colletto della camicia.

«Perché tra tutte le persone che hai conosciuto, tra tutte le persone che hai amato e che ti hanno fatto del male, l'unico a soffrire come un cane sei sempre stato tu?
Patetico, sei davvero patetico. Riesci a farti abusare da tutti, sei troppo debole.»

«Ed ora guardati. » mi disse mentre mi trascinava davanti alla parete.

Poi alzò le maniche del mio completo, rivelando la dozzina di ematomi presenti sul mio braccio "nudo".

«Guarda cosa ti sei procurato, guarda quanto sei impotente!»

Non riuscendo a trattenere tutto quell'avvilimento e quell'orrore che provai davanti a quella scena uscì di senno, iniziai a piangere e ad urlare a pieni polmoni.

Ero terrorizzato dalla figura che vedevo riflessa, quella..."cosa" ricoperta di sangue, lacrime e dolore ero...io?!

Al pensiero iniziai a vomitare.

Ormai ero finito, ed ero totalmente cosciente di questo.

L'ultima cosa che ricordo vivamente di quel momento è l'immagine del il mio volto stravolto all'interno della parete.

Poi finalmente aprì gli occhi, mi sciacquai la faccia e lavai tranquillamente la lametta da barba ancora imbrattata di schiuma.

Non ricordavo fosse così doloroso guardarsi allo specchio.

• 𝟭 // 𝙏𝙝𝙚 𝙏𝙖𝙡𝙚𝙨.Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu