Il richiamo di Ulmo

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Questo è il mio primo capitolo preferito

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Questo è il mio primo capitolo preferito.

Piccolo cuore appena tachicardico - per tante cose in realtà, ma per una soprattutto in particolare - eccolo.

Bene, ecco, spieghiamo il titolo, secondo la tradizione e cultura elfica Ulmo sarebbe il Valar (divinità eflica) dell'acqua.

Seguite gli alberi di pioppo che sono interessanti.

A voi.

C.






L'immenso paesaggio si stendeva di fronte ai suoi piccoli occhi ma non riusciva a vedersi: spaesato in mezzo a ciuffi d'erba più alti di lui e un cielo incendiato dai colori fin troppo astratti e appartenenti a un tramonto.

« Se vaghi senza avere un posto dove andare, finirai col perderti, stella mia. Vieni! Sono qui »

Il richiamo di sua madre replicò il fruscio delle foglie, mosse dal tocco del vento e attirò subito l'attenzione del piccolo Simone che svelto, cominciò a correre lungo il sentiero dalla direzione opposta. Sua madre continuò a incitarlo e gli parlava a voce alta, mostrando il sorriso più prezioso che potesse regalargli.
Al contrario, la sua voce era così lontana. Suo figlio riusciva a vederla lì, Cora. La vedeva proprio con le braccia spalancate in attesa del suo arrivo, ma lui non riusciva a raggiungerla.

« Simone, un piccolo sforzo, ci sei quasi » lo invitò premurosa tendendo le sue mani in avanti.

Era così bella nella sua lunga veste bianca, in contrasto con la sua cascata di capelli lunghi neri. Più elegante e leggiadra di qualsiasi elfo. Più amorevole di qualsiasi altra creatura al mondo.

Sua madre era una visione d'amore.

Il piccolo Simone non riusciva a vedere se stesso, solo le sue gambe. Non riusciva a vedersi ma non era questo l'obiettivo mentre incespicava per riuscire a stringerla con quelle braccia corte che crescendo avrebbero dovuto spostare tutto il loro peso sulle spalle.
Si maledì perché ogni volta che superava un punto, quel tragitto sembrava prendersi gioco di lui, moltiplicarsi all'infinito come un labirinto degli orrori.

« Mamma aspettami » le gridò, sperando in una felicità che potesse esaurirsi da lì a poco.

La sua corsa poteva sembrare solitaria, perché a parte lui e sua madre non c'era nessuno. Ma in realtà gli alberi, l'eco del vento, anche qualche usignolo, l'intera natura ne era partecipe. Sembrava partecipare al suo urlo costante di pace, di calma, di affetto. La natura però non lo aiutò nel suo unico obiettivo: Cora sembrava inconsistente, come un miraggio.
Simone camminava veloce sull'erba, superava il prato di fiori arrivando a un piccolo sentiero di ciottoli e sassi, sua madre era lì ad aspettarlo.

« Ci...ci sono quasi » mormorò Simone, ripetendolo come un mantra in dormiveglia. Il sudore gli bagnava le tempie e qualche riccio sulla fronte.

Mancavano pochi passi. Pochissimi passi e il figlio si sarebbe ricongiunto finalmente a sua madre sotto quella che sembrava una giornata di sole, con le nuvole simili e fiocchi di neve più paffuti. Pochi passi delle sue gambe scoperte. Insolito, non usciva mai senza una veste che fosse una tunica o gli coprisse le ginocchia. L'abbraccio era lì ad attenderlo.

Eärendil - l'incontro di due mondi.Where stories live. Discover now