Prologo

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Roma, giugno 2024.

Ordine.

C'è sempre stato qualcosa nella precisione - nella logica - che riesce a rilassarlo, confortarlo.

Quasi come se ciò che lo circonda riuscisse a mostrargli cosa ci sia effettivamente dentro di sé.

A rassicurarlo che tutto è perfettamente al proprio posto. Attorno e - forse, soprattutto - dentro di sé.

Ché nulla può andar male se è tutto al proprio posto.

Perché se qualcosa - qualcuno - è al proprio posto puoi allontanarti quanto vuoi, voltargli le spalle, chiudere gli occhi o far finta di dimenticare che sia lì; ma quando ritornerai, riaprirai gli occhi o smetterai di dirti che l'hai dimenticato, quello sarà esattamente dove deve essere.

Al suo posto.

Per Simone era da sempre stato un rifugio quell'ordine - che certe volte ricercava in modo spasmodico.

Ogni sua decisione, ogni sua scelta, era sempre stata calibrata pensando a quali conseguenze potesse avere.

Chi potesse danneggiare.

Quando suo fratello gemello - Jacopo - gli faceva notare quanto fosse estremamente noiosa la sua vita per via di quella perenne analisi che perpetrava prima di ogni sua scelta, Simone incominciava ad elencargli tutti i momenti in cui quel suo lottare contro l'effetto farfalla - come Jacopo lo definiva - l'aveva salvato da eventi che era tutto tranne che piacevoli.

Tipo quella volta in cui s'era detto che provare ad andare in skateboard il giorno prima del viaggio estivo, che avevano organizzato alla fine del quarto anno di liceo, non era di certo la cosa giusta da fare, mentre il gemello - un piede già poggiato sulla tavola - non faceva che pregarlo per far sì che lo seguisse nella sua fissazione di quel periodo.

<<Simò, lo sai pure te che quella volta non è un esempio valido>> gli diceva ogni volta che veniva ritirata fuori quella storia.

<<Jacopo, te sei spezzato il polso e hai passato l'intera vacanza senza farte manco un bagno>> ribatteva Simone aggrottando le sopracciglia.

<<Ma me so messo co Martina>>

<<Che risposta del cazzo é, Jacopo?! Co Martina te ce mettivi pure co due polsi sani>>

A quel punto Jacopo sorrideva sempre lasciandogli una pacca sulla spalla.

<<E chi to dice? C'hai la palla de cristallo?!>>

<<N-no, ma->>

<<E allora menomale che mo so spezzato il polso, Simò>>

Fatto sta che Simone continuava a non condividere quel modo di vivere del suo fratello gemello.

Troppo imprevedibile. Illogico.

Disordinato.

No, a lui non piace minimamente.

Come non gli piace minimamente quel libro con la copertina nera incastrato nella libreria tra altri due di colore rosso e totalmente distante dagli altri neri.

Stacca il bacino dal davanzale della finestra per avvicinarsi al muro di libri.

<<Ah Stefà ma quante volte te devo sistema' sta libreria?! Se devo farlo ogni volta che ce vedremo, voglio esse pagato!!>> alza di poco il tono della voce così da far arrivare quelle parole alla persona che nella stanza adiacente è alla disperata ricerca di un libro e che, rassegnata all'idea di averlo perso, raggiunge Simone.

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