Ventisei: Soli

15 2 2
                                    

Evan restò a fissare il punto in cui Hyde era stato solo fino a un secondo prima, immobile nel corpo, ma in tumulto nello spirito. Era ancora scioccato da tutto, dal fatto che il loro nemico lo avesse lasciato in vita (munito di un modo per contattarlo) e dalle sconcertanti scoperte avvenute nelle ultime ore.

«Antoine!» esclamò d'improvviso, scuotendosi dai pensieri. Secondo Hyde, il cajun era funzionale al suo piano: doveva avvisarlo. Aveva tuttavia la brutta sensazione che fosse ormai tardi. E, comunque, aveva problemi più impellenti.

Raggiunse il corpo supino dell'amica e, con la massima delicatezza, la prese tra le braccia. La sollevò, stringendola perché non cadesse mentre si rialzava, e seguì il barlume di luce da cui era scappato Hyde. Guardingo, notò che il nemico aveva aperto una breccia nello scafo - forse con la superforza - e vi passò attraverso.

Cercò con lo sguardo i suoi avversari, ma non ne trovò traccia. Riaggiustò la presa su Qwerty e si fiondò lungo il perimetro dell'astronave. Non sapeva di preciso dove fosse, ma, ragionò, se era al di fuori, non doveva essere lontano dall'entrata dell'hangar navette. Avrebbe raggiunto i portelloni e sarebbe rientrato, pregando la piccola Mayday di guarire Qwerty. A ogni passo la sua ansia cresceva, tanto che quasi non si accorse degli individui in lontananza che stavano tornando verso di lui.

«Steve!» urlò, appena li riconobbe, e accelerò.

«Evan!» gli fece eco il suo ragazzo, ma con un filo di voce. L'altro non avrebbe potuto sentirlo, perché era troppo distante, ma poteva vedere bene l'espressione sollevata sul suo viso stanco. Ralph lo sorreggeva, mentre Espen e Nigel, che procedevano accanto a loro, si affrettarono a raggiungere Evan, appena videro in che stato trasportava Qwerty.

«Che è successo?!» gli chiese subito Espen quando si fermarono. Era allarmata, sconvolta, occhi e narici dilatate dallo shock di vedere la sua migliore amica coperta di sangue.

«H-Hyde!» ansimò Evan; riusciva a malapena a spiccicare una parola, «È stato Hyde!» pronunciò infine, aumentando lo stupore e la confusione degli altri.

«Hai visto Hyde?!» balbettò Nigel, ma Ralph lo zittì.

«Dopo.» lo liquidò l'insegnante, «Dobbiamo portare Qwerty in ospedale!»

Espen prese il viso della sua amica fra le mani, un'espressione assente sul proprio: sembrava che avesse smesso di ascoltare, che fosse andata in tilt.

«Perché non la facciamo curare da Mayday?» chiese il meccanico.

Ralph fece una smorfia seccata. «Perché gli Anthuryani hanno caricato su una navetta lei e gli altri civili, dopo che la banda di Hyde ha rapito Antoine.»

Evan si sentì raggelare.

«Antoine è stato preso!» Avrebbe dovuto essere sorpreso, ma dal tono sembrava invece che avesse realizzato qualcosa.

Espen parve riaversi a quel punto. Si allontanò dal gruppetto e schioccò la lingua. Materializzò un'altra famosa auto e ordinò a Evan di posare Qwerty sui sedili posteriori. Lei saltò al posto di guida, mentre Nigel fece il giro e si accomodò sul sedile del passeggero. Poi partirono sgommando sul terreno fangoso. Nessuno si mosse per un po', finché Steve lasciò il sostegno di Ralph per crollare tra le braccia di Evan. Si abbracciarono, incuranti del sangue e del fango che li ricopriva, sollevati della presenza reciproca, viva e solida sotto il loro tocco.

«Allora, che ti è successo? Stai bene?»

La voce di Ralph squarciò il loro momento come un fulmine attraverso un cielo sereno. Riluttanti, Steve ed Evan si lasciarono. Si persero solo un altro istante a scrutarsi negli occhi, a cercare possibili ferite, ad assicurarsi che l'altro stesse bene. L'insegnante li guardava preoccupato, ma guardingo e, benché non se ne accorse, anche Evan prese a fissarlo allo stesso modo.

I MarchiatiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora