2. Blue

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Blue


"Il giallo è una luce che è stata attenuata dalle tenebre; il blu è un’oscurità indebolita dalla luce."
(Goethe)

Camminava lentamente, metteva i piedi l'uno dopo l'altro e guardava diritto davanti a sé. A vederlo dall'esterno, persino un buon osservatore avrebbe giurato che fosse il più rilassato possibile. Lo stesso ragazzo che, vestito completamente di nero e con le labbra strette in una linea sottile, percorreva i corridoi che lo avrebbero portato alle scale del luogo per lui più doloroso di quel castello. La Torre di Astronomia. La torre da cui era precipitato il cadavere di Albus Silente, preside di Hogwarts, quando Piton l'aveva ucciso. Draco non ci aveva più messo piede, dopo quella sera, e l'idea di farlo per qualche ragione gli agitava il cuore. Un po' come l'idea di tornare a casa gli aveva dato le vertigini e la nausea per una buona dose di tempo.

Non scherziamo, per favore.
Quella patetica imitazione di scuola non era casa sua.

Ma forse, ora che una casa lui non ce l'aveva più, ora che le parole di suo padre erano lontane, avrebbe potuto capire per quale ostinato motivo quella scuola fosse tanto cara a studenti come Potter o la Granger. La Granger. Scosse bruscamente il capo, ammonendosi da solo. L'immagine di quella grifondoro ritornava troppo spesso nella sua testa, mescolandosi confusamente a quelle che doveva aver indirettamente registrato negli anni precedenti, quelli della loro infanzia e adolescenza. Immagini di una bambina spensierata, curiosa e intelligente, che pian piano cresceva, fino a divenire la donna che era stata torturata sul pavimento di casa sua e che popolava alcuni dei suoi incubi peggiori. E che poi era diventata un'eroina di guerra e, infine, nel modo più paradossale possibile, la ragazza che lo aveva difeso, evitandogli di essere schiantato alle spalle dalla figlia della Burbage.

Era infuriato con lei per quello.
Non sopportava che fosse buona al punto da difenderlo, dopo tutto quello che le aveva fatto.

Lui sapeva a cosa andava incontro, quando aveva scelto di tornare a Hogwarts. Era rimasto lì, in piedi, come se si stesse preparando ad una battaglia particolarmente feroce, e si era chiesto se ne sarebbe uscito illeso o, quanto meno, vivo. Perché sapeva, al di là di tutto, che quello non era un semplice ritorno. No, assolutamente. Quello che aveva fatto era una vera e propria, assoluta follia. Tornare a Hogwarts, dopo la guerra, significava entrare in una gabbia di leoni a digiuno da giorni. Farsi sbranare.

«Draco.»

Non era neanche stato scagionato da tutte le accuse, era sotto processo e gli avevano a malapena restituito la bacchetta. Il pensiero che in qualunque momento avrebbero potuto decidere di riportarlo ad Azkaban lo mandava ai matti, come se la speranza che gli avevano dato fosse più dannosa che utile. Lo avrebbe solo fatto impazzire. Illudersi di poter essere libero avrebbe reso più doloroso tornare al Ministero per quelle che qualcuno aveva il coraggio di definire sedute di controllo, dalle quali tuttavia usciva ogni volta più a pezzi. Ed era facile fingere che non fosse così, fin quando si trattava di nascondersi tra le mura del Manor, al sicuro dal mondo intero. Ma ora...

«Draco?»

...Lui era un traditore, oltre che un mangiamorte. Ed era certo che nessuno avrebbe dimenticato quella parte della storia, nonostante avesse finto di non riconoscere Potter e in parte pagato per tutti i suoi errori. Non metteva piede a Hogwarts dallo scontro finale di una guerra che lo aveva visto combattere e fuggire contemporaneamente. E ora ci era tornato di sua spontanea volontà. Quelle mura gli si erano strette attorno, avevano cercato di soffocarlo ed erano state la peggiore delle prigioni. Ma tornare a Hogwarts era inevitabile, se voleva avere un qualche tipo di futuro come pozionista. Il marchio nero gli avrebbe precluso molte strade e di certo trovare un buon lavoro senza i M.A.G.O. sarebbe stato impossibile.

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