balestra

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Ennesima notte di lavoro per Manuel e, come ogni volta, si avvia a piedi verso il forno, così da respirare quella tranquillità che lui tanto ama e che solo la notte può offrirgli.

Dopo la discussione con Anita, la stessa notte ha parlato con Flavio che con la pacatezza che lo contraddistingue, gli ha fatto capire che non si deve arrabbiare così tanto per una cosa che si può risolvere in modo anche abbastanza rapido. All'inizio Manuel era molto scettico, non voleva saperne di ascoltare Flavio, ma una volta tornato a casa e dopo averci dormito su, ha preso la bolletta ed è andato a pagarla. Problema risolto.

Poi, certo, ha dovuto affrontare sua mamma ma piuttosto che rimanere senza corrente elettrica, entrambi hanno capito che era l'unica cosa giusta da fare. Anita ci ha tenuto a dire, però, che quello che riusciva lo pagava lei, perché è giusto così. Manuel ha storto leggermente il naso e poi ha pensato semplicemente di lasciarle qualche soldo in più, inventandosi un aumento che Flavio ha deciso di dargli. Lui, in fondo, non ha molte spese, se non i costi della macchina, quindi tutto ciò che guadagna lo tiene da parte per togliersi qualche sfizio o, semplicemente, per il suo futuro.


Mentre è in procinto di arrivare al forno, Manuel scorge alla macchinetta delle sigarette il riccio che, ormai, incontra quasi ogni notte. Decide di avvicinarsi per scusarsi per il trattamento che gli ha riservato l'altra sera.

«Che mica te serve Pietro?» esordisce Manuel, il corvino si gira con una faccia sorpresa e ridacchia
«Stasera non mi tratti come se fossi un delinquente?» azzarda Simone
«Simone te chiami ve'?» il ragazzo annuisce «Scusa pe' l'altra sera ma avevo litigato co' mi madre e quando succede vedo tutto nero»
«Non preoccuparti, scuse accettate»
«Che ne dici? Se fumamo na ciospa e poi vado a lavorà?» domanda Manuel indicando la panchina in pietra posta sul lato della piazza

Alla fine Simone accetta e si trovano pochi minuti dopo sulla fredda panca a chiacchierare di quello che gli passa per la testa
«Ma i tuoi amici che c'erano l'altra sera?» chiede Manuel curioso.
Il corvino ride nervosamente e sbatte le mani sulle cosce «Amici, che parolone»

«Come li voi chiamà scusa? Nun te seguo»

Manuel non sa di aver toccato un tasto dolente per Simone. Non sa che lui combatte ogni giorno contro la solitudine, non sa che quelle persone con cui esce sono semplicemente compagni di serata, non sa che lui non ha mai avuto nessuno che gli volesse davvero bene. Non ricorda di avere avuto un'amicizia duratura, infatti è arrivato alla conclusione che il problema è lui. È colpa sua se non sa mantenere e coltivare i rapporti, se non ha mezzo amico che ogni tanto le scriva un messaggio. Le sue chat sono tristi, per la maggior parte del tempo vuote, senza notifiche, le uniche che arrivano sono informazioni dai genitori riguardo a quando partono e quando tornano dai loro viaggi, e dalla tata Rita che, oltre alle immagini glitterate con su scritto buongiorno e buonanotte, ogni tanto gli chiede come sta.

Lui ci ha provato spesso a scrivere, magari, ai suoi compagni di serata, ma le conversazioni sono sempre a senso unico e dopo un po' si stufa, giustamente. Simone lo sa che dovrebbe provare a frequentare altri posti e non sempre i soliti, ma non è facile per lui. La sua vita si divide tra l'università, il locale dove fa serata – sempre lo stesso – e l'ospedale, nulla più.

«Manco sanno il mio cognome, gli interessa solamente fare serata e basta»
«Qual è il tuo cognome?» Domanda Manuel senza pensarci troppo, ma è una domanda così sciocca e allo stesso tempo importante che Simone ridacchia e glielo dice senza problemi, potrebbe essere uno stalker e tu gli stai dando in pasto le tue informazioni private.
«Balestra»
«Simone Balestra, suona bene» E alla fine passano i successivi minuti a ridere per questa cosa così stupida che però fa stare entrambi in una sorta di limbo dove regna la pace, e i problemi economici, la solitudine e le assenze, non esistono.

«Signor Balestra, me dispiace, ma devo annà a fa' il pane»
«Va bene, Signor...?»
«Ferro» sghignazza Manuel
«Signor Ferro è stato un piacere, alla prossima. Ah un saluto anche al Signor Pietro»

Con il pieno di risate, si salutano e il riccio si avvia verso il forno dove deve iniziare il suo turno di lavoro.

«Ciao Flà» esclama particolarmente su di giri
«Mà che te succede? Che è sto buonumore?»
«Se so arrabbiato non va bene, se so triste non va bene, se so felice non va bene, ao Flà ma che devo esse?!» lo prende in giro Manuel
«Sto a scherzà, comunque c'hai presente il ragazzo che quasi ho menato quella sera?»
«Nun me dì che l'hai menato pe' davvero che te metto a fa tutte le preparazioni pe' i dolci» e questa è una vera minaccia per Manuel dato che detesta quegli impasti così precisi e delicati
«Nun ce provà Flaviè. Comunque ogni tanto se beccamo mentre vengo qui e lui torna a casa e chiacchieramo»

Flavio ascolta in religioso silenzio il racconto di Manuel, ogni incontro viene descritto così precisamente che pare di averlo vissuto in prima persona. E il Signor Flavio è contento di sentire l'entusiasmo con cui racconta la vicenda il ragazzo, perché poche volte l'ha visto così e forse ha trovato qualcuno che può stargli accanto, un amico, un confidente, una persona che può volergli bene.

Se la merita così tanto la serenità Manuel, perché ciò che ha vissuto l'ha reso acerbo nei rapporti. Indossa sempre quella spessa corazza da duro, che nulla lo può scalfire, quando in realtà è un buono, con una quantità spropositata di amore da offrire e tanto, ma tanto, cuore.

E come merita di offrire, merita anche di ricevere amore, che nella sua vita ne ha ricevuto poco, escludendo sua mamma, e, si sa, l'amore è come benzina che ti aiuta ad andare avanti senza troppe difficoltà.

sun to the darkest days | simuelWhere stories live. Discover now