signora Anita

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Forse per Manuel è una delle notti più dure questa, il lavoro per lui non è mai stato un peso, neanche l'orario ma sapere che Simone è solo a casa sua dopo la trasfusione, un po' lo fa agitare.

«Flaviè posso lascià qui il telefono?» domanda Manuel posizionando il telefono accanto all'impastatrice
«Certo, ma è successo qualcosa?» domanda Flavio sorpreso
«Ce sta Simone che nun sta bene, è solo»
Il Signor Flavio non fa domande, annuisce semplicemente e continua a lavorare. Già ha capito, manca solo che il ragazzo ne prenda coscienza e faccia qualcosa.

«Flavio, perché ce sta 'na torta prenotata a nome tuo?» domanda Manuel leggendo il foglio degli ordini
«Eh Mà, è il nostro anniversario di matrimonio» spiega Flavio fingendo disperazione
«Flaviè da quanto state insieme te e Roberta?»
«Famme pensà» studia qualche secondo
«Cinque anni de fidanzamento e ventinove anni de matrimonio»
«Ammazza oh!» esclama Manuel
«Io non resisterei»
«Fidate, co' la persona giusta è possibile» a trovarla, pensa Manuel.

Ultimamente neanche aveva pensato alle ragazze, agli appuntamenti o ad organizzare uscite, neanche sapeva il motivo ma non gli importava. Lui sta bene da solo, per ora.


«E te hai trovato qualcuno?» domanda Flavio
«Macchè manco ce sto a pensà»
«Ma che t'è preso? Eri sempre alla ricerca»
«Che te devo dì, magari se non cerco arriva»
«O già è arrivato»
«Che vorresti dì?»
«Niente Mà, movite a fa ste cose che dobbiamo finì entro le sette, altrimenti chi la sente mi moglie»




Per Simone il risveglio quel mattino è stato devastante, la testa ancora è un po' indolenzita e il braccio dove è stato inserito l'ago per la trasfusione è dolorante.
Neanche il tempo per rendersi conto di essersi effettivamente svegliato che il trillo del campanello lo fa sobbalzare. In realtà non ha molti dubbi su chi possa essere perché si è ritrovato un'infinità di messaggi proprio da Manuel che gli chiedeva se stesse dormento e se fosse tutto okay. Messaggi a cui ovviamente non c'è stata risposta perché dormiva, appunto.

«Oh t'ho svegliato?» domanda Manuel facendo il suo ingresso in casa di Simone
«No, tranquillo»
«T'ho portato la colazione, fatta io con le mie manine» Simone ridacchia, le mani di Manuel sono tutt'altro che manine, ma non ci deve pensare, in questo momento deve concentrarsi sulla colazione
«Grazie Manuel. Vai pure in salotto, io arrivo con il caffè» Simone prova tenere un distacco verso il ragazzo ma non crede di riuscire quanto vorrebbe.


«Come te senti?» domanda Manuel preoccupato
«Più o meno ma non devi preoccuparti»
«E invece me preoccupo»

A Simone batte forte il cuore, nessuno si era mai preoccupato per lui, nessuno si era mai preso cura di lui giusto per il piacere di farlo e non per dovere, si sente amato.

«Senti, te va de venì a pranzo da me? Ce sta mia mamma anche spero non sia un problema»
«Manuel non è necessario»
«Simò ho deciso che non è una domanda, ce vieni e basta» i ragazzi scoppiano a ridere e l'aria sembra incredibilmente più leggera
«Mo vado a dormì poi te passo a prende»
«Ma scusa, non fare avanti e indietro stai qui, intanto pure io mi riposo» beh, il suo tentativo di fare il distaccato era andato a farsi benedire nel giro di pochi minuti.

E alla fine si ritrovano ancora una volta sul divano, un film alla tv e le coperte gialle e celesti.




«Che figura mi faccio Manu» brontola Simone mentre sono a bordo della macchina del maggiore
«Ma che figura te voi fa scusa?» domanda Manuel quando per l'ennesima volta Simone si lamenta della figuraccia che avrebbe fatto
«Eh, non sto portando niente»
«Te stai a portà te» il corvino sbuffa e sorride, il fatto di presentarsi a mani vuote a casa di qualcuno gli dà fastidio e poi... è la mamma di Manuel.

Una volta arrivati davanti a casa, Manuel un po' si imbarazza perché si rende conto che il suo appartamento è piccolo in confronto a quello di Simone, non è ultra moderno e non ha tutte quelle cose fighe in giro per casa.
«Che c'è?» chiede il corvino
«Cioè non- non aspettarti una casa grande beh-»
«Manuel ma davvero ti stai facendo questi problemi? Oh santo cielo sei proprio un cretino»
«Ao!»
«Dai su cretino, fammi strada» e tra una risata e l'altra si ritrovano davanti alla porta d'ingresso che Manuel apre inserendo la chiave nella toppa

«Ao mà, siamo arrivati»
«Ciao ragazzi, ma come sei alto!» Anite accoglie i ragazzi e nota subito l'altezza di Simone che poi, scrutandolo bene, percepisce la dolcezza e il cuore attraverso i suoi occhi grandi
«Buongiorno signora Anita» saluta educatamente Simone e Manuel scoppia a ridere
«Te pare de chiamà lei signora? Ma chiamala Anita»
«Manuel sei un cafone, Simone chiamami Anita per favore»
In pochi minuti in quella casa Simone è riuscito a ridere di cuore e sentirsi parte di qualcosa, si sente bene e potrebbe non riuscire farne più a meno.


«Cosa studi Simone?» domanda la donna mentre mangiano la pasta al ragù speciale di Anita, così l'ha chiamato Manuel
«Ancora non l'ho capito nemmeno io» ridacchia Manuel
«Vabbè, te piace quello che studi almeno?»
«Sì, diciamo di sì. Lo studio è l'unica cosa che mi dà soddisfazioni nella vita»
«Sei un bravo ragazzo tu, non come mio figlio» lo prende in giro Anita
«Ao ma vedi che strega che sei» Simone ride, è così bello il loro rapporto, lo invidia parecchio vorrebbe avere anche lui un rapporto così.

«Mà aspetta a sparecchià, io e Simo usciamo a fumà e t'aiutiamo» e così fanno. Escono sul balcone e si girano una sigaretta per poi portarla alle labbra
«Hai Pietro?» domanda Simone
«E certo» si accendono la sigaretta con il famoso clipper verde e se ne stanno lì tranquilli a godersi la tranquillità

«Siete bellissimi tu e Anita»
«Io so' un bono lo so»
«Oh Manuel fai il serio» ride Simone ma in realtà vorrebbe semplicemente dargli ragione
«Sì mia mamma è una forza della natura»
«E vi volete bene»
«E ci vogliamo bene»

Manuel percepisce il velo di tristezza di Simone e gli passa un braccio attorno alle spalle
«Non sei più solo Simò»

sun to the darkest days | simuelWhere stories live. Discover now