Chapter 1: Lo Squalo Rosso e il Commesso dagli occhi Rossi

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«Grazie. Arrivederci!».

Katsuki sospirò dopo che le porte scorrevoli del combini dove lavorava si chiusero. Non sapeva quanti clienti avesse servito ma sperava che quei due fidanzatini sdolcinati e palesemente omosessuali sarebbero stati gli ultimi.

Si passò una mano sui capelli color del grano, i suoi occhi rossi come la passione caddero su ciò che da sempre lo faceva sentire molto insicuro.

Da quando il suo migliore amico, Izuku Midoriya, era venuto a mancare in seguito a un male incurabile che l'aveva strappato via a soli quattordici anni, lui aveva trovato conforto nel cibo ed era rapidamente lievitato.

Poi, un giorno, aveva smesso di mangiare e il suo peso era drasticamente calato. Ma ancora, la voglia di riempire la voragine nel suo cuore lasciata dall'amico d'infanzia gli aveva fatto costruire un addome un po' sporgente, accennate maniglie dell'amore e pettorali piuttosto pronunciati.

Katsuki ci aveva provato... era andato in palestra, aveva scelto una dieta equilibrata ma era bastato recarsi al cimitero, la prima volta dopo ben cinque anni, per ricadere nelle sue abitudini alimentari disordinate.

Abbuffate seguite da vomiti che si ripetevano fino a quando non cadeva addormentato con il sapore dell'acido in bocca e fitte allo stomaco.

Distrattamente sfiorò l'addome un po' sporgente visibile sotto il grembiule nero che indossava. Il colore scuro di certo lo mascherava ma quando si voltava sentiva gli occhi dei clienti cadergli sui fianchi appena pronunciati ma morbidi, incastrati sotto la t-shirt bianca e la cintura dei jeans corvini.

Non l'aveva mai voluto veramente accettare ma era bulimico.

Avrebbe preferito essere anoressico con un controllo mostruoso sulle calorie; almeno non sarebbe stato skinny-fat. Il maledetto grasso si concentrava sull'intero addome, maledizione! Tutto il resto era proporzionato e aveva anche una discreta quantità di muscoli sulle braccia.

La cintura gli stringeva.

Katsuki sospirò per l'ennesima volta, strizzando a due mani il suo stomaco incredibilmente morbido.

«Vaffanculo» mormorò sottovoce. «Sembro incinto di dieci cazzo di settimane!».

Aveva ragione. Il beffardo grasso attorniava l'ombelico e quando indossava t-shirt non oversize e non nere, le ombre e le luci creavano un effetto bloating. Katsuki era costretto ad allacciarsi i jeans e le tute sotto lo stomaco mediamente gonfio o l'ombelico, nella speranza di poterlo far sparire.

La cosa che più lo innervosiva era quella sorte di braccio di ferro che si sviluppava in lui quando mangiava di tutto a sazietà. Anche con lo stomaco gonfio ciò che sentiva dentro, prima della voglia di vomitare, era un'immotivata felicità e uno strano pensiero: fino a quando le sue t-shirt oversize, le tute e i jeans non sarebbero stati troppo stretti o impossibili da indossare non gli avrebbe dato fastidio.

Ma poi, quando vomitava e imprecava le cose cambiavano... tutto diventava oscuro e freddo, come una landa desolata dove lui era costretto a vagare in mezzo ad alti piloni di ghiaccio che gli mostravano ciò che il cibo gli infliggeva.

L'ago della bilancia saliva e scendeva, il numero non era mai lo stesso. E così i suoi sentimenti. Quando sentiva stringere i suoi jeans preferiti urlava, piangeva e si tirava dolorosamente la pelle del ventre e dei fianchi. Quando era in pigiama, spaparanzato sul divano con numerosi involucri di patatine e merendine semi-vuoti, non era neanche un suo vero problema. 

Particolare il cervello, eh? Un organo magnifico e complesso ma strano.

Nei suoi momenti di follia e colpevolezza, digiunava fino a sentirsi stanco, fiacco e spossato ma fieramente forte, con quel controllo su tutto, sui sentimenti e soprattutto sul cibo. Il suo nemico era un amico solo in rare occasioni.

Happiness... dal collare rosso! - KiriBakuWhere stories live. Discover now