Capitolo X: liquirizia e zucchero filato

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Penso che il lunedì mattina sia traumatico per ogni essere vivente, ma questo mio lunedì mattina credo sia il più terribile nella storia dell'umanità. È davvero arrivato l'inverno qui a Flagstaff, ci saranno almeno dieci gradi sottozero, sono le sette e trenta di mattina, il cielo è ancora scuro e ciliegina sulla torta, Justin è già dietro al bancone che mi sorride. È incredibile, non ho ancora messo piede nella caffetteria dello Scoiattolo, altresì chiamata 'di fiducia', che mi ha già captata e mi fissa allegro. Sembra abbia un radar per intercettare le persone che non hanno voglia né di chiacchierare né di sorridere, come la sottoscritta.

Oppure sono io una calamita per queste persone, non saprei dire.

Apro con una forte spinta la grossa porta di vetro del bar ed entro dentro, finalmente al caldo.

Ciao Karina cosa posso prepararti oggi?

"Ciao Karina, cosa posso prepararti oggi?" mi chiede Justin allegro.

Ormai conosco a memoria le sue frasi di benvenuto. Trattengo i miei occhi dal roteare scocciati e ordino qualcosa di caldo. Non mi va il solito caffè latte con tanto zucchero, oggi mi sento di provare qualcosa di nuovo. Credo che il thè alle bacche rosse suoni abbastanza invernale.

"Com'è andato il weekend? Ti stai godendo questa meravigliosa città?" mi chiede Justin abbandonando la sua postazione dietro la cassa.

Mi ha seguita fino all'angolino più remoto in cui mi sono messa ad aspettare la mia ordinazione. Poggia i gomiti sul bancone e si protende in avanti, per starmi più vicino mentre mi parla. Noto solo adesso, da questa distanza, che i suoi occhi sono verdi. Non posso negare che sia un bel ragazzo, insomma è alto, con un bel sorriso, questi occhi verde prato, la pelle dai toni caldi, i capelli castani tendenti al rossiccio. Ecco, mi ricorda l'Arizona. Se l'Arizona avesse un volto credo sarebbe il suo, rispecchia appieno i colori di questa terra. Manca solo la neve.

La sua pelle

Mi è venuto in mente un flash, non si tratta di Justin, ma di lui. La sua pelle, così pallida, delicata, mi ha ricordato la neve. Sotto la luce delle stelle risplende quasi, proprio come fa la neve di notte.

"Karina, tutto bene?" Justin richiama la mia attenzione allungando un braccio verso di me, come per sfiorarmi.

Senza nemmeno accorgermene faccio un passo indietro e mi ritraggo al suo tocco.

"Ah sì, il weekend, certo bene bene" rispondo distratta.

Ormai la mia mente vaga altrove.

Justin mi sporge dal bancone il mio the caldo e mi dice: "Se ti andasse di fare un giro e conoscere meglio la città, sarei felice di mostrartela"

"Grazie, magari una volta si può fare"

Mi sembra brutto rifiutare apertamente, dopotutto è la persona che mi prepara la colazione quasi ogni mattina, me la vedrò più avanti nel caso questo invito si facesse ufficiale.

*

Ed eccomi qui, di lunedì mattina, davanti al solito campanello con scritto 'Armstrong', davanti alla solita porta in legno. Suono e il ragazzo dai ricci scuri si presenta alla porta. Lui invece non è il solito ragazzo dai capelli scuri, lui ogni volta mi stupisce. Potrei vederlo un milione di volte e sembrerebbe sempre la prima. Non ci si abitua mai alla bellezza.

"Buongiorno nana" esordisce con tono non troppo felice.

Ora lo riconosco, è tornato normale. Quello dell'altra sera, fuori dal pub, non era lui. Parlava, scherzava, no non era assolutamente lui.

Tra la Neve e le StelleWhere stories live. Discover now