Capitolo Uno

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Si sa, le persone vanno e vengono.
È impossibile trattenerle a noi in eterno.
Bisogna solo sperare che se ne vadano il più tardi possibile.
Eppure quando succede, il dolore non si allevia ma rimane lì, ardente, a smembrare le membra.
La cosa che fa più male è quando queste persone se ne vanno via da noi in modi che non ci saremmo mai aspettati.
Deludendoci, tradendoci nel più profondo.
E quelle parole continuano a vagare nella mia mente, interrottamente.

"Sei così ingenua".

Sono bastate solo quelle tre parole per farmi crollare addosso l'unico pilastro saldo che avevo, e che ho accuratamente costruito in quei quattro anni di relazione.
È così che Marco mi lasciò, mostrandomi il suo vero volto solo dopo tutti questi anni, solo dopo essermi concessa totalmente a lui.
E forse ha ragione, forse sono stata troppo ingenua per non essermi accorta prima che da parte sua non c'era alcun briciolo di amore.

E puff... quattro anni svaniti nel nulla.

Stamattina si è presentato, senza preavviso, davanti la porta del mio appartamento di Brooklyn, stringendo tra le mani una grande scatola contenente oggetti e vestiti che avevo lasciato a casa sua, e colmo di fotografie che racchiudono la nostra storia. Nonostante in quel momento fossi stordita dal suo improvviso gesto, lo feci comunque accomodare e per tutto il tempo lui mi guardò in modo gelido, superficiale. Lo stesso sguardo che si rivolge ad un perfetto sconosciuto.
In fretta e furia mi disse che sarebbe tornato in Italia, che gli Stati Uniti non facevano per lui e che, quello che era un nostro sogno, apparteneva ora solo a me.
E poi lì, sull'uscio della porta, mi trafilò due scuse.
Le solite, sentite e risentite in ogni rottura.
"Ho capito solo ora che non provavo per te ciò che provi tu per me",
"Non sei tu il problema, sono io",
"Spero che nonostante ciò potremmo continuare ad essere amici".

E così, dopo frasi contradditorie l'une con le altre, lasciò la mia abitazione con
"Mi dispiace Cecilia, noi non siamo fatti per stare insieme. Hai sempre saputo che non ero il tipo da relazione duratura ma tu hai continuato a mandare avanti questa storia credendo che qualcosa in me sarebbe cambiato. Inizialmente ti ho amata, ma poi ho capito che non sono fatto per persone come te, così ingenue. Io ho bisogno di una donna.".
Le solite cazzate dette per dare quel minimo di spiegazione capace di nascondere la verità dei fatti, quella che io ormai avevo intuito, ovvero il vero motivo del suo ritorno in Italia: Camilla, la sua ex.

È assurdo spiegare quanto potessero essere paradossali quelle parole in quel momento.
È assurdo accettare che io abbia davvero mandato avanti questa relazione, da sola, per quattro anni.
Se non mi amava poteva andare via in qualsiasi momento, non l'avrei di certo trattenuto.
È impossibile non credere che lui sia rimasto solamente per la paura di restare solo se non ci fossi stata io con lui.
È impossibile per me non credere di essere stata sfruttata per tutto questo tempo.

Ed ora eccomi qui, seduta davanti al bancone del pub più esclusivo di Manhattan, stringendo tra le mani l'ennesimo drink alcolico.
-Smettila di bere, non ti fa bene!- la figura della bionda accanto a me risulta sfocata alla mia vista e la sua voce come se fosse un lontano ricordo. -Cassie, io non so più cosa fare!- esclamo, forse con fin troppa enfasi di quanto io avessi voluto -Cosa ho che non va! Perché tutti gli uomini mi trattano in questo modo?!- aggiungo sprofondando sul bancone.
Chiusi per un attimo gli occhi e capì di aver fatto una grossa stronzata.
La stanza iniziò a girare vertiginosamente e per poco non mi tornò su tutto ciò che avevo bevuto in queste ore.
Il tocco della mia amica mi fece tornare con i piedi a terra.
-Ceci è facile. Tu sei fin troppo buona con le persone, specialmente con chi non lo merita- sussurra accarezzando dolcemente i miei capelli. Sollevo lo sguardo da terra, puntandolo sul suo viso.
Annuisco.
-Hai perfettamente ragione, sono troppo buona. La gente lo nota, se ne approfitta e quella che ne subisce le conseguenze sono sempre io!- esclamo furiosa con me stessa -Ma adesso basta. Da oggi sono io che comando- aggiungo fissando insistentemente un punto nel vuoto.
-Cecilia, cosa hai in mente?- mi domanda la bionda, visibilmente preoccupata.
Crederà sicuramente che io stia delirando.
-Gliela farò pagare. A Marco, a Francesco, a tutti gli uomini che mi hanno fatto stare male, a tutti quelli che non hanno fatto altro che approfittarsi di me- sussurro cautamente, accennando un flebile sorriso.
La risata della mia amica si propaga nelle mie orecchie, portandomi nuovamente alla realtà. -Ok, ho capito. L'alcool ti ha portato all'ultimo step di follia. È arrivato il momento di tornare a casa- continua cingendomi tra le sue braccia come se non fossi abbastanza lucida per reggermi in piedi in autonomia.
Sobbalzai e mi allontanai velocemente dalla sua presa.
-Cassie, sto bene. Se vuoi andare a casa, vai. Non ho bisogno di una babysitter, riesco a tornare a casa da sola- la rassicuro con un ampio sorriso, nascondendo la lieve delusione per non essere stata presa in considerazione per le mie parole.
I suoi grandi occhi nocciola mi scrutarono attentamente, come se volessero captare ogni piccolo dettaglio che potesse far perdere valore alla mia affermazione precedente. Un lieve sorriso si strinse sul suo viso pallido, poi un leggero sbuffo lasciò le sue carnose labbra rosee. -Va bene. Mi fido solo se tra massimo mezz'ora mi mandi un messaggio in cui mi dici che sei arrivata a casa sana e salva- si rassicura un'ultima volta prima di lasciarmi un veloce bacio tra i miei ricci scompigliati ed abbandonare definitivamente il locale.

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⏰ Última actualización: Jun 16, 2023 ⏰

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