19. This place is about to blow

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D E L I A

🌸

Vengo svegliata improvvisamente dal mio telefono, il quale non smette di suonare.

Mi alzo con il busto e coprendomi gli occhi dalla luce che filtra dalle tende, cerco a tentoni il telefono sul comodino. Appena lo individuo, mi stiracchio con tutta la calma del mondo e accendo lo schermo.

Sul display compare il numero di Daniel e varie notifiche che non mi prendo la voglia di aprire.

«Che c'è?» domando scorbutica grattandomi l'occhio. Questo, inizia a bruciare e sbuffo quando mi rendo conto di essermi dimenticata di togliere le lenti a contatto la sera prima.

«Delia, dove cazzo sei?» la sua voce è preoccupata e il suo tono mi fa capire che è leggermente scosso.

«E a te cosa importa?» mi alzo dal materasso e cammino scalza verso il frigorifero. Lo apro e prendo una bottiglia di birra.

«Delia» mi ammonisce e io alzo gli occhi al cielo ingurgitando un lungo sorso di quel liquido amarognolo.
«Mi vuoi spiegare il motivo della tua chiamata o devo buttare giù subito?»

«Ti conviene venire il prima possibile a scuola, prenditi una felpa con un cappuccio»
Queste sono le ultime parole che mi riserva prima di agganciare.

Lancio il telefono sul tavolo e vado sistemarmi. Poi, per qualche motivo, decido di ascoltarlo e dirigermi a scuola con il cappuccio sul capo.

🌷

Appena metto piede nel cortile dell'istituto molti studenti iniziano a puntarmi con il dito o ridere. Li fulmino tutti e inizio a camminare per i corridoi, eppure sembra che più lo faccia, più l'intensità dei loro sguardi creino una sensazione legata al disagio dentro di me.

Salgo i gradini e mi accorgo che la bacheca della scuola giace per terra. E Daniel è lì davanti.
La mascella è serrata duramente e gli occhi sono affilati come due lame per chiunque provi ad avvicinarsi.
«Che diavolo sta succedendo?»

I suoi occhi verdi si puntano immediatamente sulla mia figura e il suo sguardo vacilla per un'istante.
«Perché mi stai guardando così?» continuo sfilando le mani dalle tasche della felpa.

«Delia, mi dispiace tanto»

«Ti dispiace per cosa? Non sto capendo un cazzo» sbotto stufa di tutto quel mistero. Una voce di una donna ci sorprende alle nostre spalle e io mi volto non riconoscendola.

«Delia Ferrars?» annuisco incerta e la squadro. Indossa una maglietta bianca infilata all'interno di una gonna nera, attillata fino al ginocchio. Sopra ha un cardigan scuro e i tacchi la rendono più alta degli uomini a fianco a lei. Infatti, due figure più grosse, vestite interamente di nero, mi stanno fissando alle sue spalle.

«Lei è?» domando con cautela e cercando di essere il più educata possibile. Le sue labbra si sollevano leggermente, provocandogli delle piccole rughe sotto gli occhi.

«Avrà modo di scoprirlo. Prego mi segua, lei e il signor Morrison avete delle questioni da risolvere»

Ingoio un groppo di saliva e indietreggio di scatto. La paura ammonta nel mio corpo e cerco sostegno con gli occhi dal ragazzo al mio fianco.
Daniel abbassa il capo e mi stringe lievemente la mano, poi annuisce e mi indica di seguirli.

Lethal BeatsWhere stories live. Discover now