4 . Polso

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-ˋˏ (...) Ricorda, ce lo hai scritto sul polso
Che la vita ti fotte
Ti fa revenge porn
Hold on
Hold on ˎˊ-

<<Posso scrivere sul tuo polso?>> quelle parole confusero Vanitas, tanto che alzò lo sguardo da un libro di letteratura che stava leggendo

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<<Posso scrivere sul tuo polso?>> quelle parole confusero Vanitas, tanto che alzò lo sguardo da un libro di letteratura che stava leggendo.

Avevano appena cenato ed erano saliti in camera. Noé si stava dedicando alla cura del suo gatto e il corvino passava il tempo sfogliando il mattone che da tempo prendeva polvere sul suo comodino. Poteva essere tutto normale se non fosse stato per la frase appena detta dal vampiro.

<<Ma ti senti quando parli?>> domandò Vanitas, chiudendo con un colpo secco il libro facendo sobbalzare Murr, che era impegnato a consumare la sua cena.
Accovacciato accanto a lui, Noé accarezzava la palla di pelo bianca evitando lo sguardo dell'umano.

<<Ho fatto una passeggiata stamattina, mentre eri in giro. C'erano dei bambini che si divertivano a pasticciare le proprie dita con le tempere, e mi hanno fatto tenerezza>>
<<E così hai pensato di colorare il mio polso semplicemente perché hai battuto la testa da qualche parte?>>
<<Ti ricordi la storia delle insicurezze?>> girò la testa e stavolta le iridi violacee si incastonarono in quelle blu di Vanitas.

<<Come potrei? Mi hai tenuto sveglio mentre stavo collassando per il sonno>>
<<Volevo rendere le tue più belle>>
Vanitas rimase zitto. Si guardarono per qualche secondo, con l'aria seria, poi Noé tornò ad accarezzare Murr.
<<Non ti costringo, era solo una proposta. Un po' infantile, ma mi sembrava carina>>

Il corvino sospirò, passandosi i palmi delle mani sul viso. Quell'uomo lo avrebbe fatto diventare matto per tutte quelle stupide proposte.
<<Dai, prendi la tempera>> fece, togliendosi il cappotto e tirando su la manica della camicia. Quando alzò lo sguardo, trovò Noé che gli sorrideva timido. Quando se ne stava zitto era così carino.

Vanitas scosse per un millisecondo la testa, mentre sentì l'amico sedersi accanto a lui con la tempera nera e un pennello in mano.
<<Poi se vuoi potresti colorare anche il mio, di polso>> sussurrò il vampiro, e l'umano poté solo annuire.

Si levò il guanto nero della mano destra guardando quelle linee blu che coloravano la mano. Sembravano ancora così strane.
L'albino immerse il pennello nel colore, e guardò il corvino con fare gentile. <<Posso?>> gli chiese, e l'altro gli diede il consenso.

La tempera era fredda, e al contatto con la sua pelle gli causava un sacco di brividi. Rise però quando sentì la punta del pennello solleticare il suo polso, e con la coda dell'occhio vide l'amico trattenere un risolino.

Chiuse gli occhi concentrandosi sulla tempera che, piano piano, Noè stendeva sul suo polso.
Non ci volle nemmeno un minuto.

<<Ho fatto>> disse, e Vanitas aprì gli occhi guardando il braccio: c'erano disegnati due persone stilizzate, la più bassa con un fiocco e la più alta con un cappello.
<<Siamo io e te>> spiegò il più alto mentre l'umano rigirava il braccio.

Era un disegno così carino, ma ammetterlo non era nello stile di Vanitas. Quindi la buttò sul ridere, un sorriso sulle labbra: <<Non è giusto che io sia alto la metà, non sono così basso!>>
Noé ridacchiò, e l'altro si fermò a guardarlo per qualche istante. Poi prese dal letto (dove il vampiro aveva pericolosamente poggiato la tempera ancora aperta) il pennello e la boccetta.

<<Su, ora tocca a me dipingere>> lo incitò, e l'albino si sbrigò ad alzare la manica della camicia. Porse il braccio all'amico, e dopo che quest'ultimo ebbe immerso la punta del pennello nel nero pece, cominciò a disegnare sulla strana tela.
Il braccio del vampiro tremava, scosso dalle risate che il pennello gli provocava. <<Se non stai fermo non viene bene>> borbottò il corvino, e l'altro fece di tutto per resistere al solletico.

Vanitas faceva oscillare il pennello, disegnando sulla pelle olivastra del più alto, così concentrato che sembrava stesse leggendo un manuale di medicina. Noé guardava altrove, non volendosi rovinare la sorpresa del braccio tatuato.

<<Finito>> fece soddisfatto il pittore, chiudendo la tempera e poggiandola sul comodino insieme al pennello. Nel frattempo, il vampiro si stava ammirando il polso. Nemmeno il corvino aveva fatto un disegno troppo complicato, ma gli sembrava un sacco più elaborato del suo.

Erano semplicemente due gatti stilizzati, uno nero e l'altro del colore della pelle di Noé. Quello nero aveva una faccia scorbutica, mentre l'altro sembrava felicissimo mentre guardava il gatto alla sua sinistra.
<<Dato che ti piacciono tanto i gatti>>
Alzò lo sguardo dal suo braccio, e si ritrovò davanti un Vanitas soddisfatto. <<Né complicato, né orribile, lo devo ammettere>>
<<È carinissimo, sai?>>
<<Beh te lo dovrai portare sul polso per qualche giorno, non potevo mica disegnare qualcosa di osceno>>
<<Ma siamo io e te?>> il più basso traballò a quella domanda, mentre gli occhi curiosi dell'Archiviste aspettavano una risposta.
<<Se ti fa piacere interpretarla in questo modo...>>

<<In questo modo saremo sempre insieme>> fece notare l'albino emozionato, tra una risata trattenuta di Vanitas e un sorriso che cercava di nascondere. Come riusciva a farlo stare così bene?
<<Mi bastava trascinarti in giro per Parigi>>
<<Guarda che stai sorridendo, non sei credibile>>
<<Hai mai sentito parlare dell'arte di farsi i fatti propri?>>

 Come riusciva a farlo stare così bene?<<Mi bastava trascinarti in giro per Parigi>><<Guarda che stai sorridendo, non sei credibile>><<Hai mai sentito parlare dell'arte di farsi i fatti propri?>>

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Capitolo breve ma sono abbastanza soddisfatta di ciò che ne è uscito.

Hold on ── Vanoé ✓Where stories live. Discover now