Una Lupa (per metà) di nome Brisida, ha 17 anni e soffre di Albinismo. Senza branco e senza famiglia, vagabonda per la Norvegia con un peso sulla coscienza. La sua selvaggia abitudine sarà stravolta da un lupo (per metà)...
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-𝔼𝕝𝕚𝕒-
Busso alla porta dell'ufficio dell'Alpha, sperando in un suo invito ad entrare.
-Entra Elia-
Varco la soglia e chiudo la porta -Alpha volevo esporre... Qualche... Obiezione...-
-Riguardo?- lo dice con tono brusco. Inizia a guardarmi male e sta cercando di mantenere la calma. Come se sapesse già di chi voglio parlare.
-Non proprio Obiezione ma direi più delle osservazioni contro la sua compagna-
Oh cazzo. L'ho detta grossa... Si sta alzando in piedi e incrocia le braccia, i suoi occhi si stanno illuminando...
-E dimmi, di cosa trattano le tue osservazioni?- Okay ora devo dirlo.
-Per incominciare è Albina, nessun lupo mannaro soffre di malattie fisiche. Noi nasciamo in salute, dovremmo chiederle informazioni. Magari non è un vero lupo mannaro ma ha un bracciale o un ciondolo che crea questa illusione ai nostri occhi. Poi i suoi occhi, si sono illuminati.-
-Gli occhi della mia compagna si sono illuminati?-
-Quando aveva paura di te, dietro al divano. Non ho detto nulla perché secondo me nemmeno lei sa cosa ha dentro, e nemmeno si sarà accorta.- Inizia a calmarsi, per fortuna i suoi occhi hanno smesso di emettere luce.
-Indagherò. Grazie-
-E un'altra cosa. Ho ricevuto questa lettera dalla Svezia, dal branco del Sud, un attacco da una Lupa bianca dagli occhi glaciali. Ti dice nulla?-
-La mia compagna che attacca un branco e ne esce viva? Non ti sembra assurdo?- Inizia di nuovo a perdere il controllo di se stesso.
-È l'unica con questa caratteristica e c'è una descrizione dettagliata di tutto quello che hanno visto. Dicono che è scappata verso la Norvegia. Hanno anche indetto una riunione per parlarne-
-Verso di noi. Capisco. Farò due chiacchiere con lei. Puoi uscire-
Esco dall'ufficio. Gabriele è troppo accecato dall'amore che prova per quella Lupa, qualcuno doveva aprirgli gli occhi, e quel qualcuno sono io, dovevo essere io.
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-𝔾𝕒𝕓𝕣𝕚𝕖𝕝𝕖-
Dubbi. Elia mi ha lasciato dei dubbi. Una riunione tra due giorni, per discutere di un attacco che probabilmente la protagonista è la mia compagna. Come posso chiederlo a lei senza che si insospettisce? Non ci avevo pensato a tutte queste domande, io volevo solo una compagna...
Bussano alla porta. Di nuovo.
-Elia ho capito quali sono i tuoi dubbi. Ma ora basta stai esagerando ti ho detto che me ne occuperò io-
-Non sono Elia-
Entra Brisida con una felpa che le arriva poco sotto il culo. Non avevo sentito il suo odore ero concentrato sulle frasi di Elia.
-BRISIDA!?- Sobbalsa dallo spavento. Mi alzo e chiudo subito la porta poi la guardo.
-Cosa c'è? -
-SOLO UNA FELPA!? - (𝙵𝚎𝚕𝚙𝚊 𝚗𝚎𝚕𝚕'𝚒𝚖𝚖𝚊𝚐𝚒𝚗𝚎 𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘)
-Dovevo venire da te-
-Non uscire NUDA perfavore- Mi sorride e abbraccia il mio busto appoggiando la sua testa nei miei pettorali. Calmo Gabriele, resta calmo.
-Il tuo cuore batte forte forte. È la mia presenza? - Gabriele. Ci saranno altri momenti. Calmati. La abbraccio.
-Si piccola, posso farti qualche doman.. - Mi bacia. Mi ha baciato. Non resisto. La prendo per la vita e la metto sopra la scrivania. Inizio a baciarla. Mi mette la mani nelle spalle e mi guarda negli occhi.
-Sai, io non credevo fosse possibile per me avere un compagno. Ma l'ho trovato in te, e sono felice che sia tu. Ora però devo andare- Mi sorride con malizia ma anche con provocazione.
-Ci fai apposta?- dico con una voce roca avvicinandomi al suo viso.
-Ovviamente, che ti credi? Non credevo fosse così divertente stuzzicare un uomo, sopratutto se quell'uomo mi desidera così tanto.- Mi guarda sorridendo. Di nuovo. Ma non un sorriso innocente. No. Un sorriso malizioso e sexy.
-Sei dispettosa- dico mentre lei scende dalla scrivania.
-E questo è niente in confronto a quello che realmente so fare- dice mentre esce dalla porta.
Quanto la amo. E si fa anche desiderare, ma non durerà una settimana intera con me. No, perché io ho qualcosa in mente per lei..
E MI HA FATTO DIMENTICARE DEI MIEI DUBBI E DELLE DOMANDE CHE DOVEVO FARLE. Dannazione!
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