1 ) chi sei per gli altri

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Sono continuamente considerata la ragazza perfetta, quella dalle buone maniere, dalla vita scolastica perfetta, bella e con una famiglia perfetta (o quasi).
La cosiddetta ragazza solare solo per il mio sorriso.
Tutti infatti invidiano quella mia forma d'espressione che pongo con le mie labbra quando sono felice o quando voglio mascherare una brutta giornata.
La cosa che non capisco è perché mi considerano tutti così "solare" come dicono se non mi hanno nemmeno mai chiesto come sto, o più semplicemente quando è il mio compleanno, qual è il mio colore preferito ma soprattutto perché mi chiamo Sole.
Si, mi chiamo Sole, ma non perchè sono solare.
Sicuramente i miei genitori quando hanno scelto il mio nome non hanno visto attraverso l'ecografia e hanno visto il mio sorriso a trentadue denti; anche perchè i bambini appena nati o addirittura nella pancia della propria mamma non hanno alcun dente.
Mi fa comunque sorridere il fatto che tutti si immaginano storie fantasiose per cui i miei genitori mi abbiano chiamata così come per esempio: 《sicuramente perchè appena sei nata apposta di piangere hai guardato il sole e hai sorriso》. 
Beh non vorrei distruggere i loro sogni ma i bambini se non piangono appena nascono è un problema perchè non respirano.
Tanti ad inventarsi storie, ma non in molti mi avevano mai chiesto effettivamente il perché del mio nome.
Nemmeno io fino all'età di dodici anni me lo sono mai chiesto.

Un giorno, all'età di dodici anni, infatti, sentendo tutte le storie inimmaginabili sul mio nome, andai da mia madre e le chiesi: 《mamma,tutti si immaginano che io sia nata sorridendo o cose del genere. Davvero cose impensabili. Non pensi?》.
Lei mi guardò con una faccia confusa quasi chiedendomi a cosa stessi arrivando con quella frase. Quindi continuai con il mio discorso prima che lei mi facesse qualunque domanda.
《Mi chiedo perché te e papà mi abbiate chiamata proprio Sole e non con un nome più comune, come per esempio Sara, Chiara, Marta, Emma o nomi simili》.
Mia madre mi guardò sorridendo e disse: 《quando ero piccola tutti mi dicevano che avevo un raggio di sole che si poteva intravedere guardandomi dritto negli occhi e una solarità inimmaginabile. Quando diventai più grande il sole mi appassionó molto, mi ispirava e mi ispira ancora ora serenità e allegria.
Quando eri nella mia pancia tutti mi dissero attraverso l'ecografia che avevi il mio naso e le mie labbra e ho sentito come un istinto materno che mi diceva che te avresti avuto anche i miei stessi occhi e il mio sorriso. Decisi così di metterti il nome che avrei voluto avere fin da giovane, per ciò che mi dicevano e che ti poteva rappresentare al meglio》.
Guardai mia madre quasi con aria triste ma comunque sorpresa per la sua storia, e le chiesi sottovoce: 《e papà cosa ne pensava?》.

Si, mio padre. Quando feci quella domanda non c'era più da ormai quattro anni.
Dunque non ho potuto chiederglielo e anche se l'avessi fatto al cimitero non avrebbe potuto darmi alcuna risposta.

Mia madre si voltò e mi guardò con un sorriso che effettivamente era come il mio e mi rispose: 《quando dissi a tuo padre la mia idea mi sorrise e mi disse che il nome era adatto a te perchè saresti stata il nostro raggio di luce la mattina e il nostro tramonto la sera》.
A quelle parole mi ricordo che risposi con le lacrime agli occhi e le dissi: 《grazie mamma, ora vado in camera》.

Di quel giorno mi ricordo tutto, dopo infatti mi misi nella mia stanza a scrivere il mio diario.
In questo diario ricordo che mi immaginavo di parlare con una persona di nome Alya e di dirle ciò che avevo fatto durante la giornata insieme a tutti i pensieri che sovrastano la mia mente.
Mi ricordo che le raccontai filo e per segno tutto ciò di cui avevo discusso con mamma e tutti i miei pensieri che mi ha suscitato parlare di papà.

Avvolta nei pensieri di quel giorno ormai passato, e sul perché quasi nessuno mi abbia mai chiesto in diciassette anni di vita perché mi chiamassi Sole apposta di inventare storielle insensate, appena arrivata  a casa da scuola mi misi a cercare quel vecchio diario con l'intento di leggere tutto anche i pensieri che avevo in quel giorno su mio padre.
Salita in soffitta lo ritrovai in mezzo a degli scatoloni impolverati con dentro i miei vecchi libri della scuola media.
Tornai in camera, mi misi sul letto e iniziai a rileggere la pagina di quel giorno.

7 settembre 2016
Cara Alya,
oggi durante le lezioni mi stavo chiedendo perchè mamma e papà mi avessero chiamata proprio Sole. Tornando a casa, come ogni giorno, sono passata a salutare papà al cimitero.
Erano 24h che non ci andavo e non vedevo l'ora di portargli dei fiori nuovi e di raccontargli un po' quanto mi mancasse anche se penso che questo lo sappia già. Oggi gli ho portato dei girasoli visto che c'è un campo vicino a casa mia.
E Alya amo quei fiori come qualunque altra cosa.
Ma non perché dovrebbero girare nella direzione in cui vado, anche se so di non essere un vero Sole sembra quasi che si girino davvero al mio arrivo.
Mi sento un po' una di loro forse dovrei tornarci più spesso. Ho salutato papà, gli ho cambiato i fiori e sono tornata a casa.
Tornata a casa chiesi a mamma il significato del mio nome  e ...

Chiusi il diario perché tanto il continuo lo conoscevo già, e anche perché non mi sentivo di leggere altro su mio padre data la ferita ancora aperta. Prendo un libro a caso, apro la porta e scendo al piano di sotto da mia madre.
Avvisandola che sto per uscire. Devo uscire, non riesco sfogarmi totalmente in casa.
Avevo bisogno di un posto più sicuro.
Arrivo al piano di sotto e saluto la mamma.

《Ciao mamma sto uscendo》,
mi guarda con aria un po 'sospetta e mi chiede,《dove stai andando?》.
Le faccio notare il libro che ho in mano e le  rispondo in modo pacato: 《vado a leggere questo libro dietro casa》.

So di star dicendo una bugia, però ho bisogno di sfogarmi un po nel campo di girasoli.
Infatti, non parlavo più con Alya attraverso il mio diario, ma preferivo parlare con i miei girasoli.
Mi sento più rappresentata da loro che da Alya, anche se da oggi potrei rileggere qualche pagina avendo ritrovato il mio vecchio diario.

Mamma mi guarda e annuisce.
《Va bene ma non tornare tardi stasera. Magari ceniamo un po 'prima così ci guardiamo un film insieme. Ti va?》.
Sorrido, la saluto ed esco dalla porta.
Arrivo al campo dei girasoli e un po 'incredula comincio a camminare e raccontare ciò che mi era successo oggi a scuola.

Ormai ho diciassette anni e frequento la quarta superiore del liceo artistico.
So bene che non dovrei parlare con dei girasoli nel bel mezzo di un campo, ma a me non interessava, in qualche modo mi metteva a mio agio e calmava le mie paure e ansie.
Verso le sette tornai a casa, anche se prima passai da papà a portargli qualche girasole come ormai facevo dal giorno della pagina del diario.
Tornata a casa mamma cucinó il mio piatto preferito, fecimo cena insieme. Dopo mamma tirò fuori una coperta e dei pop-corn.
Ci sedemmo sul divano e guardammo questo famosissimo film comico uscito ormai da qualche mese.
A fine film, dopo tante risate, mi misi nel letto aspettando il sabato mattina.

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