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"E quando la sua voce tuonò persi dei battiti, il respiro si fece più corto, il labbro faceva male"

La accolse un'aria fredda e umida; si strinse nella mia camicia guardandosi intorno.
L'entrata era anticipata da un'enorme giardino pieno di erbetta verde, murato dal muro di cinta e dal filo spinato.

L'atrio era grande e si avvicinò verso la "reception" dove potè intravedere una signora e un signore in divisa, l'uno che stava al telefono, l'altra stava al computer.

Si poggiò al bancone con aria stanca e la signorina la notò, rivolgendole uno sguardo annoiato.
-Che vuoi?- le chiese lei con voce cavernosa.
-Sono Amber Hamilton...- lei le fece cenno di proseguire -...sono stata mandata qui per aggressione a scuola- accennò abbassando lo sguardo.

Lei digitò velocemente sulla tastiera e subito dopo parlò, consegnandole delle chiavi.
-Stanza 168, ritroverai i tuoi effetti personali là, hai l'opening- e le rivolse uno sguardo -sai cos'è l'opening, vero?-
Lei scosse la testa bionda.
-È sostanzialmente un gruppo di espressione, dove racconterai i tuoi fatti agli altri- Amber alzò un sopracciglio.

Giustamente non ci poteva essere solo lei in quell'edificio.
-Gli incontri avvengono una volta a settimana, capeggiati da Alice e Ida, le due istruttrici. Ora vai, non ho più nulla da dirti se non buona fortuna- e ritornò al computer.

Amber, un po' sbigottita, si avviò verso un corridoio illuminato da dei led blu chiaro, salì varie scale e vide che finalmente era giunta alle porte numerate che dovevano essere le stanze.
Il pavimento era in metallo, come anche le scale. Le pareti erano bianche, piene di graffiti.

"156, 157..." Contava mentalmente lei. "165, 166, 167... 168!" E si ritrovò davanti una porticina grigia.
Infilò la chiave nella serratura, la quale era un po'bloccata. Con qualche strattone riuscì ad entrare.

Si ritrovò davanti un'ambiente rustico, il pavimento in marmo, un letto a una piazza, un bagno, dei mobili che erano l'apoteosi dello sporco. Almeno c'era una finestra che dava sull'entrata.
C'era anche una scrivania con una sedia in legno e una lampada che sorprendentemente funzionava.
Sul muro erano attaccati dei fogli, locandine di spettacoli del riformatorio, avvisi importanti e circolari.
Ne staccò uno riguardante gli opening.

La prima seduta iniziava fra una decina di minuti.

Fece appena in tempo a contattare che i vestiti ci fossero tutti, e poi uscì chiudendo la porta.
Riscese le numerose scale in metallo e giunse nell'atrio, stringendo fra le mani il foglietto di carta, al quale rivolgeva delle occhiate ogni tanto.
"Aula magna, 16.30 Ida e Alice" camminò per svariati corridoi simili ad un labirinto, infine si ritrovò davanti ad una grande porta chiusa, su una targhetta d'oro appesa sopra c'era scritto "aula magna", dove bussò timidamente.

-Entrate pure!- la accolse una voce squillante all'interno.
Amber spinse leggermente il portone in legno massello e si ritrovò di fronte a delle sedie poste in cerchio dove erano seduti dei ragazzi della sua età, più o meno, che ora la fissavano incuriositi.

-Ah, eccola qui! Vieni pure avanti, cara-
Amber esitò sui primi passi, ma poi entrò del tutto chiudendo il portone alle sue spalle.
Le venne incontro una ragazza dalle lunghe trecce castane e dalla corporatura alta longilinea: un paio di occhiali tondi le circondavano gli occhi color ambra, i suoi lineamenti erano dolci e tondi.
-Ciao carissima, io sono Ida e lei è Alice- indicò l'altra ragazza praticamente uguale a lei -e siamo le vostre istruttrici durante queste due ore!- fece lei entusiasta.

Amber la guardò accennando un sorriso non molto convinto, sedendosi su una sedia pieghevole in metallo fra una ragazza e un ragazzo.
Tutti la fissavano con occhi incuriositi o strafottenti, alcuni di loro con una sigaretta in bocca, altri con le braccia incrociate.
Anche le due istruttrici la fissarono fino a che non si sedette, allora, dopo qualche secondo la invogliarono a presentarsi, alzandosi.

Demons  ||Lorenzo OstuniWhere stories live. Discover now