𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐈𝐈𝐈

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Who gon' pray for me? (Who gon' pray for me?)
Take my pain for me? (Take my pain for me?)
Save my soul for me? (Save my soul for me?)
'Cause I'm alone, you see (I'm alone, you see)
If I'm gon' die for you (if I'm gon' die for you )
If I'm gon' kill for you (if I'm gon' kill for you)
Then I'll spill this blood for you, hey
[...]
Who need a hero? (Hero)
You need a hero, look in the mirror, there go your hero
Who on the front lines at ground zero? (Hero)
My heart don't skip a beat, even when hard times bumps the needle

(Pray for Me - Kendrick Lamar e The Weeknd)



Ketterdam, laboratorio di Wylan

Ksenyia soffiò leggermente sulla tazza di caffè fumante che stringeva saldamente tra le mani, poi senza prestare troppa attenzione al calore del liquido nero, bevve tutto d'un sorso. Erano circa le due del mattino, il Principe Kaelish aveva smesso di bruciare da pochi minuti, grazie all'intervento repentino della Stadwatch e della marea di persone che era accorse a domare le fiamme. Le strade del Barile erano state chiuse ai turisti e chiunque intendeva entrare o uscire da lì doveva presentare documenti e motivazioni valide. Pekka Rollins sapeva che ad aver bruciato il suo locale era stato Kaz Brekker ed era per questo che aveva ordinato che la città venisse blindata. Sperava di catturarlo come si faceva con i topi. Tutto ciò però, aveva privato alla teatrante di far visita ai suoi genitori, per far sapere loro che stava bene. Nessuno dei Corvi poteva uscire e rischiare di essere catturato. Nemmeno Dominik o il Principe potevano uscire. Manisporche temeva che Dreesen potesse vendere informazioni, e identità, in cambio di qualche spicciolo e di un po' di rassicurazioni. Qualcuno tossì, come per attire l'attenzione. «Posso?» chiese Nikolai, indicando la sedia che era accanto a quella di Ksenyia. Quest'ultima annuì seppur non troppo in vena di fare conversazione. «Vorrei scusarmi con te. La mia è stata davvero una battuta infelice» «Battuta infelice? Sei stato un vero e proprio cafone» disse la donna tentando di rimanere seria, ma la risata del suo interlocutore era decisamente troppo contagiosa. «In ogni caso, scuse accettate», anche Dominik li raggiunse, sorridendo ad entrambi e versandosi anch'egli del caffè. Il soldato incrociò lo sguardo del suo amico d'infanzia e capì che qualcosa gli stava frullando nel cervello. E quando questo accadeva anche i Santi trattenevano il respiro. Non erano mai buone idee. «I tuoi poteri... Cosa fanno di preciso?» chiese il Corsaro alla ragazza dai capelli rossi. Quest'ultima posò la tazza di caffè, ormai vuota, sul tavolo e prese a strofinare le mani contro la gonna, segno di agitazione. Sua madre le aveva fatto giurare che mai e poi mai avrebbe rivelato i suoi poteri, ma ormai era troppo tardi. «Io... Posso evocare tutti e quattro gli elementi della Natura. Non posso fermare i cuori come gli Spaccacuori, ma come loro posso impedire che l'aria entri nei polmoni di una persona. Questo non perché io abbia i loro poteri, ma perché riesco a manipolare l'aria. Da quel che so posso fare anche tutto ciò che di solito fanno gli Etherealki. A differenza degli Inferni, io evoco direttamente il fuoco. Non ho bisogno di combustibili chimici e pietre focaie. E infine, non ho la conoscenza o l'abilità dei Materialki, ma posso controllare la terra e tutto ciò che fa parte di essa. Non ho idea di cosa io sia o del perché abbia questi poteri, ma una cosa è sicura : non metterò mai piede al Piccolo Palazzo» sentenziò Ksenyia alzandosi dalla sedia così velocemente da farla cadere a terra. Aveva il terrore che il Principe volesse portarla lì e condannarla ad una vita di esperimenti. Era per questo motivo che i suoi genitori le avevano severamente proibito di usare i suoi poteri al di fuori di camera sua e non avevano mai voluto mandarla a Ravka. Anche Nikolai si alzò, si sistemò il colletto della camicia e si avvicinò alla donna, prendendole le mani. «Non voglio mandarti al Piccolo Palazzo, ma voglio proporti una cosa» «Parla...» «Da quello che sappiamo l'Evoca-Luce potrebbe essere morta, ma la Faglia resta. Vorrei che tu mi aiutassi a distruggerla». Ksenyia guardò stranita il suo interlocutore, pensando che la stesse prendendo in giro. Come poteva eliminare la Faglia? Grisha molto più potenti di lei avevano tentato di farlo e nessuno c'era riuscito. Nemmeno Sankta Alina... Ksenyia dubitava avesse i poteri adatti per annientare quel muro di Tenebre. «Non se ne parla. Non sono una Sankta e non ho il controllo della Luce, mi dispiace ma ...» «Potremmo trovare il modo di combinare i tuoi poteri e forse con l'aiuto di un Amplificatore riusciresti a eliminarla». L'attrice voltò le spalle al Principe ed incrociò lo sguardo di Dominik il quale parve rammaricato. Nikolai non gli aveva detto nulla riguardo le sue intenzioni di coinvolgere una Grisha inesperta, ma estremamente potente, in una missione suicidia. Sapeva che avrebbe fatto di tutto per impedirglielo. Razionalità e irrazionalità che collidevano fin da quando avevano nove anni, ecco cos'erano Dom e Nik. «No, non ho intenzione di farlo. Kaz ha iniziato una guerra con Pekka ed io ho promesso di aiutarlo. Devo salvare la mia famiglia» sentenziò Ksenyia, che ora si era nuovamente voltata e si apprestava ad osservare con sguardo fiero il biondino. «Ti darò tutto il tempo che ti serve per vendicarti. La Faglia esiste da migliaia di anni, potrà aspettare qualche altro giorno, ma non oltre. Brekker mi sembra un tipo risoluto, non gli ci vorrà molto prima che neutralizzi Rollins. Quando ciò sarà avvenuto e la tua famiglia sarà salva, ti prego... Raggiungimi a Ravka. Il tuo disturbo verrà ripagato con un generoso compenso. Trecentomila kruge possono bastare?». Un silenzio profondo e pesante cadde nella stanza, ma il tutto non durò che una manciata di secondi. «Cinquecentomila kruge o niente» disse in un soffio Ksenyia. La ragazza dai capelli rossi sapeva che si stava cacciando in qualcosa di più grande di lei, qualcosa di tremendamente spaventoso e di cui era totalmente inesperta. Ma quei soldi le servivano. Lei e i suoi genitori potevano restaurare il Belladonna, risanare il suo antico fasto o perfino migliorarlo, e avrebbero anche potuto estinguere i debiti. Con quei soldi potevano finalmente vivere una vita dignitosa, magari comprando una nuova casa e togliendosi tutti gli sfizi di cui la vita nel Barile li aveva privati. «Vada per cinquecentomila... Ksenyia so di averti chiesto molto e proprio per questo voglio che tu sappia che Ravka e il mondo intero ti sono debitori» disse Nikolai in tono serio. Proprio in quel momento Kaz Brekker fece la sua entrata nella stanza, visibilmente alterato e innervosito. Per quanto cercasse di ingannarsi, non poteva non ammettere quanto tenesse ancora a Ksenyia e di quanto fosse preoccupato per lei e per la sua famiglia. «Il titolo che porti non ti autorizza a fare simili proposte» sibilò infastidito Manisporche, guardando in cagnesco il Principe di Ravka. Quest'ultimo annuì pacatamente, dicendosi d'accordo con il ragazzo. Tuttavia la Faglia era un problema serio, e quella bizzarra Grisha del Barile sembrava essere l'unica soluzione plausibile. «Brekker non mi serve la balia, ma quei soldi sì. Ti ho promesso che questa volta ti aiuterò a distruggere Pekka Rollins una volta per tutte, ma quello che farò dopo non ti riguarda» disse la donna dai capelli rossi in tono agitato. Quel vociare attirò il resto del gruppo nel laboratorio. «Che diavolo succede qui?» chiesero all'unisono Jesper e Nina, ma nessuno li rispose. «È troppo pericoloso Ksenyia! Se hai così disperatamente bisogno di soldi posso darteli io. Il Principe ha già pagato in precedenza i Corvi, posso darti una somma e...» disse Manisporche, il quale venne stroncato prima che potesse terminare il discorso. «Non sono più un Corvo, Kaz! Non posso chiederti una simile cosa... È anche se potessi, sai che non lo farei mai» spiegò la teatrante. «Cosa? Lei era un Corvo?» chiese in un mormorio scioccato Inej, la quale continuava a spostare lo sguardo freneticamente ta i due. Il cuore di Ksenyia fece un sussulto strano, quasi come se un pezzo si fosse appena staccato. Sapeva di aver ferito Kaz, ma non avrebbe mai immaginato che lui l'avesse cancellata definitivamente dalla sua vita. Non dopo tutto quello che avevano condiviso e passato. «Vuoi darmi dei soldi, eppure non hai mai raccontato di me a nessuno di loro... Scommetto che non sanno nemmeno di Jor-», la frase cadde nel vuoto. Kaz Brekker sbattè con violenza il bastone al suolo, facendo sussultare i presenti nella stanza. «Non ti azzardare a metterlo in mezzo» disse il ragazzo quasi con ferocia. Una lacrima solitaria scivolò dall'occhio destro di Ksenyia, la quale non perse tempo e l'asciugò velocemente, poi annuì, il volto triste come non mai. Sturmhond si schiarì la voce, poi prese a parlare, nel tentativo di stemperare la tensione. «Se la cosa può rassicurati signor Brekker, Ksenyia non sarà sola in questa "missione". Dominik sarà la sua guardia personale e avrà il compito di accompagnarla a Ravka, da me, sana e salva», «Cosa?» esclamarono all'unisono i diretti interessati. «Perché darmi una simile zavorra? Mi hai promesso del denaro, pensi che non verrei a riscuoterlo ad ogni costo?» protestò l'attrice. «Ti sto affibbiando questa zavorra, come lo definisci, per proteggerti, non per assicurarmi che tu tenga fede alla parola data. So che lo farai, sia perché sembri una persona onesta e sia perché cinquecentomila kruge fanno gola a chiunque». Il soldato del Primo Esercito avanzò, schiena dritta e sguardo corrucciato, poi afferrò il braccio del Principe con forza, avvicinandolo a sé. «Non se ne parla Nik. Non posso lasciarti da solo, non sappiamo quanto protetta sia la tua vera identità, e se dovesse succederti qualcosa? Io vengo con te. Ravka non è irraggiungibile, Ksenyia saprà arrivarci da sola» «Non sono uno sprovveduto Dom, ci sono i miei uomini con me ed in più Tolya e Tamar mi stanno aspettando. Sono al sicuro, non devi-» «Ti ho detto di no, non puoi impormi qualcosa che non voglio fare!». Nikolai Lantsov indietreggiò,liberandosi dalla presa del suo compare e si sistemò la manica sgualcita della camicia, poi guardò con aria di sfida l'amico. «Ah non posso, signor Vertov? Sono il tuo Principe ed anche il Comandate del tuo Reggimento. Il mio è un ordine e mi aspetto che tu lo esegua. Attenderai che la vendetta della signorina Velkov si compia e una volta finito qui, la scorterai al sicuro a Ravka. Questo è quanto». Il silenzio cadde nella stanza, tutti parevano come immobilizzati e sbalorditi da una simile presa di potere. Dominik scosse il capo e rise sarcasticamente, poi puntò un dito contro l'amico. «Ti odio quando fai così! Ma farò quanto mi ha ordinato, Moi Tsarevich...» «Grazie fratello mio» «Va a quel paese». Il fuoco nel camino del laboratorio prese a scoppiettare freneticamente. Tutti si voltarono a guardare l'attrice, sapendo con certezza che non poteva che essere lei la causa di quello strano fenomeno. La ragazza si scusò, poi fece un grosso respiro e lo scoppiettio si placò. «Devo tornare dai miei genitori. So che è pericoloso, ma non posso sparire di punto in bianco. Devono sapere...» disse Ksenyia, guardando sia Manisporche che Sturmhond. I due annuirono, dicendole di far presto e invitando Dominik a seguirla. «Ci mancavi solo tu soldatino...» «Non darmi la colpa, sono felice quanto te di questa situazione» mormorarono prima di afferrare due mantelli e uscire, mischiandosi tra la gente del Barile.

𝐈𝐥 𝐌𝐢𝐫𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐚𝐫𝐢𝐥𝐞 // 𝐒𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰 𝐚𝐧𝐝 𝐁𝐨𝐧𝐞Où les histoires vivent. Découvrez maintenant