17. Decisioni

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Dopo una doccia nel bagno del secondo pieno, scesi lentamente le scale, per non svegliare Bucky, ma quando fui abbastanza in basso per posare lo sguardo sul divano, lo vidi vuoto. Così non mi preoccupai di essere silenziosa, e scesi gli ultimi gradini velocemente.
Bucky era in piedi accanto al tavolo, mentre apriva la borsa che conteneva lo scudo. Con la protesi tirò fuori l'oggetto in vibranio, e fece scorrere il braccio dentro le cinghie nel retro, per sollevarlo leggermente. Lo guardava con un'espressione corrucciata, mentre con l'altra mano ne accarezzava la superficie.
"Mi sembra sia al posto giusto" dissi, sorridendo, attirando la sua attenzione.
Non si spaventò, forse mi aveva sentita arrivare, ma rimise lo scudo per terra, per poi poggiare la borsa sul pavimento, accanto al muro.
"Meglio qui, che con John" mi rispose.
Afferrai un bicchiere dalla credenza, per posarlo sull'isolotto della cucina di Sarah. Lo riempii con dell'acqua, e subito lo portai alla bocca per bere.
"Hai dormito bene?" mi chiese, avvicinandosi. 
Indossava ancora la maglia azzurra del giorno prima, che si intonava con i suoi occhi.
"Si, abbastanza" gli spiegai.
Bugia. Non avevo chiuso occhio. Continuavo a pensare a Karli, poi a mia madre, e la mia assurda cotta per l'uomo davanti a me.
Nel frattempo, Bucky si era appoggiato con i gomiti al bancone, piegandosi leggermente.
"Scusami per ieri" mi disse subito dopo.
Rimasi in silenzio, aspettando che continuasse.
"È che un po' mi spaventi. Mi fa paura come mi fai sentire"
Mi guardò per qualche secondo, in silenzio, e io ricambiai lo sguardo, osservando attentamente ogni dettaglio del suo volto. Non capii esattamente cosa stesse cercando di dirmi, ma quando feci per chiedere spiegazioni alzò la mano destra, e la appoggiò sul mio viso. La fece scorrere dietro la mia nuca, fra i capelli, e strinse leggermente, mentre il mio cuore iniziava ad accelerare.
Posai il bicchiere sul tavolo, mentre lui spingeva leggermente la mia testa verso di sé, e non potei fare altro che assecondare il suo movimento, ritrovandomi a pochi millimetri da lui.
Mosse di nuovo la mano, spostandola sulla mia guancia, arrivando a sfiorarmi il labbro inferiore con il pollice.
"Posso?" mi chiese, fissandomi le labbra.
Mossi la testa in un tacito consenso, quasi incapace di parlare.
Bucky si avvicinò ancora, riducendo la distanza fra noi al minimo. Il mio naso sfiorò il suo, e mi beai del suo respiro caldo che mi solleticava le labbra. Alzai la mano sinistra, per portarla sulla sua guancia.
Le sue labbra stavano per sfiorare le mie quando un tonfo ci fece sobbalzare, ed allontanare immediatamente.
Ci girammo verso la fonte, per vedere Cass che raccoglieva lo scudo da per terra.
"Scusatemi! Sam vi cerca!" disse, correndo via, senza darci il tempo di rispondergli.
Abbassai la testa, scuotendola e ridacchiando, sentendo Bucky fare lo stesso.
"Andiamo da Sam?" gli chiesi, indicando oltre la porta con la testa.
"D'accordo" mi disse lui, staccandosi dall'isolotto.
"Tutto okay?" aggiunse subito dopo, afferrandomi delicatamente un braccio.
Io annuì, accarezzando per un attimo la sua mano su di me. Mi sorrise e mi seguì fuori dall'ingresso e, uno accanto all'altra, con le mani che si sfioravano, individuammo subito Sam, seduto sul molo, con le gambe a penzoloni. Lo raggiungemmo, e subito mi accovacciai al suo fianco, appoggiando un braccio sulle sue spalle.
"Buongiorno!" ci disse, sorridendo.
"Volevi una mano?" disse Bucky, che era rimasto in piedi.
"Si, così fate qualcosa di utile!" rispose, alzandosi, allungando poi una mano verso di me. L'afferrai e lui mi sollevò, prima di salire sulla barca rossa e blu.

Spinsi la porta-finestra dalla maniglia, per aprirla e per permettermi di uscire sul balcone di casa Wilson. Fui attirata da alcuni rumori, e volevo assicurarmi che non fosse niente di sospetto, ancora con i capelli bagnati reduci da una doccia fatta poco prima. Io, Bucky e Sam, avevamo di nuovo lavorato tutta la mattina.
Ero sul retro della casa, e si poteva ammirare una lunga distesa di erba e alberi.
Su alcuni tronchi erano legati dei cuscini blu, usati come bersagli, mentre lo scudo di Steve sfrecciava colpendoli.
Bucky lo afferrò, rilanciandolo subito dopo.
Trovai la scena particolarmente interessante. Lo scudo colpì nuovamente gli alberi, ma, questa volta, arrivò nelle mani di Sam. Li guardai per qualche minuto, mentre continuavano a lanciare lo scudo, come fossero due bambini con un frisbee.
Un rumore di passi arrivò alle mie orecchie, insieme alla voce di Sarah.
"Ehi, bellezza" mi disse, accarezzandomi la schiena, mentre con l'altra mano mi porgeva una tazza bianca. "Ti ho portato un po' di tè"
"Sarah, grazie" le dissi, sorridendole grata.
"Sembrano due bambini" commentò lei, notando i due in giardino.
"Ti giuro che lo stavo pensando anche io" risposi, ridacchiando.
"Ne stai guardando uno in particolare?" mi chiese, dandomi una leggera spallata.
Mi voltai a guardarla, con le sopracciglia aggrottate.
"Oh, andiamo! Lo vedo come vi guardate tu e Bucky!" mi spiegò lei.
"Ci siamo.. ci siamo quasi baciati, stamattina" le confessai tutto d'un fiato, mentre un enorme sorriso si faceva spazio sul suo volto.
"Quasi?" mi chiese.
"Si, è arrivato Cass che ha fatto cadere lo scudo, poi ci ha riferito che Sam ci stava cercando" le spiegai, raccontandole la vicenda di stamattina.
"Vado a metterlo in punizione!" disse lei, scherzando, facendomi ridere.
"Sono un bel duo" commentò, cambiando argomento, riferendosi ai due. Si erano fermati, ed erano l'uno di fronte all'altro, mentre parlavano. Sembravano immersi in una conversazione seria, e fui curiosa di sapere di cosa stessero parlando.
"Più di quanto vogliano ammettere" sospirai.

The Border / Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora