i. watch me begin again

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Quando entrò — o venne forzata — nel Club dei Corvi, c'era qualcosa nell'aria che a Lakìa non piaceva per niente

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Quando entrò — o venne forzata — nel Club dei Corvi, c'era qualcosa nell'aria che a Lakìa non piaceva per niente. Una tensione, un silenzio lugubre che anche sotto gli schiamazzi del locale sembrava rimbombarle nelle orecchie.

Non era un posto estraneo. Ormai conosceva ogni minimo angolino di quella sala così viva: il modo in cui la Ruota della Fortuna di Makker pareva cantare ad ogni spinta, il fruscio delle carte nei tavoli da gioco, i turisti che perdevano soldi su soldi e ci ridevano sopra come polli, continuando per tutta la notte.

La mano di Jesper era serrata sul suo braccio, una stretta gentile ma ferma, mentre la trascinava verso il bancone. Parte della gonna del suo vestito era macchiata di sangue, non molto, ma abbastanza da attirare l'attenzione di diversi turisti mentre zoppicava per stare dietro al suo sequestratore.

«Avresti anche potuto darmi il tempo di fasciare a dovere il tuo piccolo regalino» borbottò, facendosi strada tra i tavoli da gioco.

Jesper non la guardò neanche, gli occhi argentati fissi su ogni partita in corso che sorpassavano, come una gazza che contempla l'oggetto più luccicante di tutti: «Avrai il tempo di farlo più tardi. Non morirai dissanguata, se è questo che temi».

Lakìa fece un verso di scherno ma non rispose, lo sguardo che correva nella speranza di una via di fuga.

«Io non te lo consiglierei» sorrise Jesper, rivolgendole finalmente un po' d'attenzione. «Il mio capo non l'apprezzerebbe molto».

«Il tuo capo» scandì lei, una nota di disprezzo sulla lingua. «È solo un'idiota se spera di convincermi a fare qualunque cosa vogliate da me. Io lavoro da sola. E non mi importa se il suo nomignolo è "Manisporche" o "Diavolo" o "Mostro" o chissà che altro stupido epiteto».

«Ti assicuro che cambierai idea» rispose Jesper, tranquillo. «Kaz sa essere molto convincente».

Si sedettero ad un tavolo, Jesper esattamente di fronte a lei, continuandola a guardare con quel sorrisetto irritante. Lakià lo fissò per un ultimo secondo, prima di strapparsi l'orlo del vestito e iniziarsi a fasciare malamente la gamba. «Non c'è foro d'uscita» disse, strorcendo il naso per il dolore. «E non hai colpito nessuna arteria importante. Proprio un colpo perfetto, eh, pistolero?».

Lui scrollò le spalle, appoggiandosi allo schienale della sedia: «Che posso dire, bello, carismatico e talentuoso. Solo alcune delle mie tante qualità».

«Oh, ne sono certa».
Strinse la benda improvvisata e sospirò: «I tuoi amichetti quanto ci mettono?».

«Kaz sta arrivando».

Lakìa sobbalzò alla nuova voce, rendendosi conto solo in quel momento che una ragazza si era seduta accanto a lei e la guardava curiosa.

«Inej!» protestò Jesper, che pareva scosso tanto quanto lei dall'improvvisa apparizione, una mano sul cuore. «Per tutti i Santi, devi fare sempre così?».

𝐄𝐌𝐏𝐓𝐘 𝐆𝐎𝐋𝐃, shadow and boneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora