la visita (c.2 )

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perchè la porta era stata chiusa a chiave?
sussulto e indietreggio, ma vedo uscire una ragazza di circa la mia età, che sorride con il viso rigato dalle lacrime.
<<grazie, ryan>> gli dice, passandosi una mano sulla faccia.
quello le sorride, poi sposta la sua attenzione su di me: <<benvenuta, chloë>> dice.
mi guardo le scarpe e tutti i capelli mi vanno davanti agli occhi.
che imbarazzo.
rialzo lo sguardo per entrare nella stanza e, mentre passo, la ragazza che veniva prima di me mi guarda con astio.
perchè mi guarda così?
<<prego>> il dottore mi fa cenno di entrare, ed io faccio come mi dice.
dal rumore che viene da dietro di me percepisco che sta chiudendo a chiave la porta.
non voglio che la chiuda a chiave.
gioco con la collana che ho al collo per soffocare l'ansia, poi chiudo per un attimo gli occhi e mi siedo sulla poltrona del suo uffico.

<<allora, signorina...>> anderson legge il mio nome dal fascicolo che gli era stato dato <<chloë>>.
alzo lo sguardo.
<<dimmi pure>>
"dimmi pure"?
che cosa avrei dovuto dirgli?
rimango in silezio e torno a guardare in basso.
<<chloë>> mi chiama, delicato.
<<non ho niente da dirle>> mormoro.
<<oh, ti prego>> fa una piccola risata che mi crea un leggero conforto <<dammi del tu>>
<<perchè?>>
<<perchè ci vedremo per molto tempo>>.
anche se non capisco il nesso tra la sua risposta e la mia domanda, annuisco e torno a testa china.
<<abbiamo intenzione di stare a testa bassa per tutta la seduta, chloë?>> mi chiede, sempre con voce spensierata <<per me non è un problema...>> si ferma per un attimo <<no, scusa, per me potrebbe diventare un problema se farai così anche le prossime sedute. ma se vuoi fare così adesso, va bene, solo...potrebbe essere noioso>>.
<<qui dentro è tutto noioso>> borbotto, a voce stridula.
<<hai ragione>> dice lui <<proprio una noia mortale>> sento la sua sedia girevole scricchiolare, ha poggiato la schiena.
lo guardo.
<<è uno schifo di posto>> continua.
non lo fermo, sta dicendo proprio quello che voglio che dica.
la verità.
<<ma possiamo cercare di rendere questo posto meno noioso, a queste sedute...>>
<<parlando?>> lo interrompo.
<<come?>> chiede lui.
<<renderai, per me, questo posto meno noioso facendomi parlare?>>
<<esatto. il tempo scorre più veloce>> sorride.
sul viso mi spunta un ghigno.
<<non credo>> dico mentre gioco col mio anello.
<<sempre meglio che guardarti le scarpe per un'ora e mezza>> dice lui, contraddendomi.
<<un'ora e mezza?>> ripeto, con voce stanca ma sorpresa.
lui annuisce ed io sbadiglio.
<<sei stanca?>> chiede, portandosi vicino il suo block notes.
<<un po'>>
<<hai dormito 'stanotte?>>
<<non molto>>
da un'occhiata al mio fascicolo.
<<qui dice che...vedi delle cose, delle ombre, di preciso. sono loro che non ti fanno dormire?>>
gli occhi mi diventano lucidi.
<<non sono pazza>> mormoro.
<<mai detto che tu lo sia>> mi conforta il dottore <<allora?>> chiede, aspettandosi una risposta da me.
annuisco.
<<se dormo, le sogno>> confesso, mentre mi passo una mano sugli occhi.
"non devi piangere".
<<ah si?>> domanda lui, appuntando qualcosa nel suo blocco <<e cosa fanno?>>.
volto il viso e faccio un piccolo verso sperando che capisca che non ho voglia di parlarne.
<<va bene...>> dice, sospirando <<allora ti va di parlarmi di te?>>.
annuisco, effettivamente mi va.
o meglio, preferisco parlare di me che di loro.
<<quando fai gli anni?>> mi chiede, sempre col suo quadernino alla mano.
<<il 29 maggio>> gli rispondo.
annuisce.
<<il tuo colore preferito?>>
<<il blu>> le mani cominciano a tremare <<il suo? qual è?>>
<<il mio...? è l'arancione>>
<<che schifo l'arancione>> commento a bassa voce, per non farmi sentire.
<<ascolti molta musica, chloë?>>
annuisco.
<<che genere?>>
<<specialmente billie eilish o...the weeknd>>
<<capisco...>> scrive qualcosa e poi torna a guardare me <<qui dice che...>> continua, dando un occhio al fascicolo <<il tuo cognome è lacroix. è francese, se non mi sbaglio>>
<<lo è>> dico con un piccolo sorriso <<mio padre è francese, mentre mia madre è americana>>.
sorride anche lui.
<<hai mai visto la francia?>> domanda, posando il suo quaderno.
ero sicura che la risposta fosse scritta nel fascicolo, ma glie la dissi comunque.
<<ci ho vissuto fino ai dodici anni, poi, per via di queste stupide...ombre, sono dovuta venire in canada>> mi stringo la maglietta perchè mi sto innervosendo.
<<ti manca la tua città?>>
annuisco.
<<ed i miei amici>> aggiungo.
<<hai tanti amici?>>
<<ne avevo un paio>>
<<avevi?>>
<<sono in francia, ora non ci vediamo più. non posso essere amica di qualcuno che non vedo>>
<<invece sì>> mi corregge, a voce calma.
guardai l'orologio sopra la sua testa.
era finita, potevo tornare in camera mia.
<<dottore>> lo avvisai <<è ora>>.
<<è ora>> ripete lui, guardando il suo cellulare.
si alza dalla sedia ed io lo imito alzandomi dalla poltrona, per uscire.
non voglio andare in camera mia da sola.
ho paura.
esco dalla porta con le mani che tremano e lo stomaco che si attorciglia.
"il corridoio non è così buio, e le luci delle sale sono accese" mi conscolo.
<<posso farcela>>.
il dottor anderson mi posa una mano sulla spalla, ci vediamo giovedì prossimo, chloë>> dice con un sorriso <<ma se avessi bisogno di vedermi prima, sono sempre qui, dalle nove del mattino alle nove di sera>>.
annuisco, ma, anzichè tornare nella mia stanza, vado in biblioteca.
di solito ci sono altre persone lì.
in realtà, non è una biblioteca. è solo un piccolo salotto con qualche libro.
mi siedo su una poltrona con in mano qualcosa da sfogliare per liberare la mente.

<<guarda chi si vede>>
billy viene davanti a me, con un sorriso a trentadue denti.
<<ciao>> dico, con un leggero sorriso.
<<com'è andata?>> chiede, interessato.
<<beh...bene, credo>> dico vagamente.
<<posso sedermi?>>
non lo so, puó sedersi?
<<prego>> dico, balbettando, mentre mi sposto leggermente per dare a lui lo spazio che gli serve.
<<grazie...>> dice, sorridendo imbarazzato <<cosa leggi?>> chiede indicando il mio libro.
<<le avventure di tom sawyer>> dico, mostrandogli la copertina.
<<non lo mai sentito>> scuote la testa.
<<è vecchio>> lo chiudo <<questo è stato scritto ai tempi in cui mia madre aveva la mia età>>.
ride.
<<perchè ridi?>> gli chiedo.
<<tu mi fai ridere>>
<<io?>>
<<stai sempre sulle tue, invece sei simpatica. non si direbbe>>
<<beh...allora, grazie>> farfuglio.
<<posso farti conoscere i miei amici?>>
<<adesso?>>
<<a cena>> chiede esaltato, guardandomi come un bambino a cui vengono messe davanti delle caramelle.
<<se ci tieni...>>
mi prende per un polso e mi trascina in mensa.
<<billy!>> urlo, liberandomi <<non è ancora ora di cena!>>
<<invece sì. sono le otto>>

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