il pigiama di snoopie (c.14)

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davanti ai miei occhi, un vuoto spaventoso mi invade la vista.
solo il nero della notte.
come mi aspettavo, niente fantasmi e niente di quelle cazzate.
<<sono proprio una...>>
<<esci>> sento dire per la quarta o quinta volta dalla mia cazzo di voce nella testa.
<<no>> mi ribello, facendo per tornare indietro.
qualcuno mi spinge di nuovo la schiena, catapultandomi direttamente fuori.
potró anche essere pazza, ma non saró mai così pazza da credere di aver felicemente preso il volto dopo aver cercato di allontanarmi dalla porta di ingresso.
gemo per il male alle ginocchia e decido una volta per tutte di accontantare quel qualcuno che stava quasi per rompremi le gambe.
due volte.
<<ai cancelli>>
faccio come dice, mi dirigo verso i cancelli, tremando come se ci siamo pochi gradi.
in effetti, siamo a gennaio, non fa caldo.
ma non è per questo che sto tremando.
<<vai>> mi incitano due presenze.
sono due voci distinte, ci devono essere perforza due corpi dietro di me.
o davanti.
o a desta, o a sinistra.
<<ora che sono davanti al cancello?>> mi chiedo.
<<aspetta>> sento soltanto, in lontananza.
comincio seriamente a preoccuparmi.
aspettare cosa?
aspettare chi?
la risposta la sento arrivare qualche minuto dopo.

<<chloë?>> qualcuno chiama il mio nome e richiama la mia attenzione.
una voce che avrei riconosciuto in mezzo a quella di mille altre persone.
una voce che, dopo la sera di obbiglio o veritá, si era insidiata nel mio cervello e che non ero più riuscita a scordare.
sono posso vedermi, ma i miei occhi stanno brillando, ne sono certa.
<<robin?>> chiedo, come se non fossi certa che si tratti di lui.
<<chloë!>> dice, avvicinandosi sempre di più al cancello.
anche questa volta, non riesco a vedere il suo viso, il buio me lo impedisce.
<<come stai?>> chiede, interessato ma preoccupato <<è l'una di notte, fa freddo, cosa ci fai fuori?>>.
<<sto bene, tu come stai?>> domando, felice, cercando di ignorare il secondo quesito posto da lui.
<<si, sto bene. sono in giro con un paio di miei amici. passiamo spesso di qui>> risponde <<ma tu cosa ci fai qui?>> insiste.
eh va bene, se vuole saperlo...
<<qualcuno mi ha...detto...che eri qui>> rispondo, e da lì mi assaliscono una montagna di dubbi.
era per questo che le presenze avevano insistito così tanto? e poi, perchè avevano insistito così tanto?
perchè gli importava che vedessi robin? gli importava di me?
e sopratutto...quindi non era tutto nella mia testa?
beh, se lo era, allora sono una specie di chiromante o qualcosa del genere.
<<e come faceva quel qualcuno a sapere che io sarei venuto qui?>> ribatte robin, scherzosamente.
<<non lo so...>> rispondo, squotendo la testa sperando che non capisca a quale "qualcuno" mi sto riferendo.
<<oh...>> realizza, ed io sento un leggero dolore al petto <<parli di...>>.
<<si>> confermo, prima che lo dica lui <<non prendermi per pazza, perfavore>> lo supplico.
<<chloë>> soffia, mettendo una mano sul cancello <<te l'ho già detto, io ti credo>> mi tranquillizza.
faccio un sospiro di sollievo e mi sento...quasi...bene.
è bello sapere che c'è ancora qualcuno -qualcuno di visibile- su questa terra, che non mi creda esaurita.
<<e poi...>> continua <<io non vedo una pazza adesso>>.
<<ah, no?>>
<<no>> ride finemente <<vedo solo una ragazza con dei bellissimi occhi, e un pigiamino di snoopie, in piedi davanti a me che sta per morire assiderata>>.
rido, prima di rendermi conto che...
quelle due bastarde mi avevano forzato ad andare fuori, ed ora sono in piagiama davanti ad una persona che a malapena conosco.
<<oddio...>> mormoro, imbarazzata.
un attimo..."una ragazza con dei bellissimi occhi"?
gli piacciono i miei occhi?
<<sta' tranquilla>> mi rassicura.
<<grazie del complimento>> svincolo un po' la conversazione.
<<sui tuoi occhi, dici?>>
<<mhmh>>
<<è la verità>>
rido.
non è la verità.
ho degli orrbili occhi grigio scuro.
e non intendo azzurro tendente al grigio.
no.
sono fottutamente grigi.
<<grazie...>> dico ancora.
c'è un serio imbarazzo tra di noi, ma non voglio che se ne vada via.
<<hai freddo?>> mi chiede.
<<no>> mento, per paura che dica "forse è meglio che rientri, chloë".
<<bugiarda>> dice <<tieni>> aggiunge.
sento un runore di tessuto e poi qualcosa di infila tra le sbarre del cancello.
la sua felpa?
<<mettila su>> mi incita <<congelerai>>
<<robin, sto bene così. tranquillo>>
<<la tua voce sta tremando>> mi incalza.
la indosso, perchè sono d'accordo con lui: sto morendo di freddo.
<<non avró modo di ridartela...>> mi accorgo, guardando verso la sua direzione senza vederlo effettivamente.
<<non farlo>> dice convinto.
sorrido.
<<grazie, robin>> dico, anche se in realtà quello che vorrei fare è semplicemente gridare.
mi guardo attorno ricordadomi dell'incubo e sento una mano toccarmi il braccio.
un brivido mi attraversa la schiena, prima di accorgermi che si tratta della sua mano.
mi ritratto velocemente dalla paura.
non voglio insinuare che la relazione con billy sia una di quelle realazione iper-tossiche tipo quelle dei film, ma da quando stavo con lui il mio odio verso il contatto fisico era seriamente peggiorato.
<<ei...>> mi chiama calmo rob <<sono io...>>.
<<scusa...>> dico, sull'orlo di piangere.
sono diventata vulnerabile all'improvviso.
<<come mai hai così paura?>> chiede.
<<beh...questa notte...cioè, prima, ho fatto un incubo e...beh, devo ancora metabolizzarlo>> gli spiego.
<<oh...>> dice, cercando di nuovo di creare un contatto tra di noi, ma io mi scanso <<vuoi raccontarmelo?>> chiede, premuroso.
<<non lo so...>> mormoro <<insomma, mi prenderesti per pazza, per malata, non vorresti più vedermi...>>
<<chloë>> mi chiama, e per un attimo ho la sensazione di avere gli occhi incollati ai suoi, e viceversa <<è più facile che ti prenda per una bimba di sette anni che si sveglia per un incubo, piuttosto che per malata>> mi interrompe <<e poi, tu non sei malata>> aggiunge, e quelle parole mi danno conforto, nonostante sia l'unico a pensarle.
<<lo psichiatra non deve saperlo>> lo raccomando.
<<e chi lo dice allo psichiatra?>> mi rassicura, di nuovo.
sorrido.
<<bene>> prendo un bel respiro <<nel sogno c'ero io che mi ritrovavo davanti alla porta di ingresso, qualla da cui sono uscita prima, qualcuno mi sta chiamando, è una voce che ho già sentito, ma non è quella di luna, nè quella di anderson, ne quella di billy...>> dico, come se robin sapesse chi sono i soggetti che sto nominando <<non è nemmeno la tua. mi attira a sè ed io la seguo come se ne fossi attratta. ed eccola lì. la vedo. una figura nera. non so bene come spiegartelo, ma nella mia testa ho ben presente la sua faccia, mentre se devo descrivertela...è come se me la dimenticassi. mi guarda e mi sorride, io comincio a correre, ma la porta dell'ospedale è sparita. adesso sono in una casa abbandonata ed è come se stessi riprendendo tutto da attraverso una videocamera. corro più veloce che posso e chiedo aiuto il più forte possibile, ma siamo solo io e quella cosa. tutte le porte sono chiuse a chiave, tranne una. sento la presenza avvicinarsi e ridere freneticamente...>> comincio a tremare, ho bisogno di sentire qualcuno in carne ed ossa vicino a me, come robin, ma più vicino, mi infastidisce il cancello che ci divide <<entro nell'unica stanza aperta, una camera da letto, e mi infilo nello sgabuzzino. aspetto sperando che la cosa se ne sia andata, ma ad un certo punto quella apre un'anta e si avvicina a me. ha una faccia soddisfatta, come se avesse appena vinto ad un gioco di nascondino contro di me, poi mi si avvicina sempre di più...>>.
il silenzio di rob mi inquieta, così lo chiamo, terrorizzata.
<<robin?>>
<<sono qui>> risponde, cauto ma forse leggermente suggestionato <<non me ne vado via>>.
faccio un bel respiro.
<<come va avanti?>> chiede.
<<semplicemente mi sveglio>> concludo <<mi sveglio e inzio a sentire le mie solite voci>>.
metto una mano sul cancello ghiacciato e, dopo qualche istante, la mano di robin raggiunge la mia, e la copre completamente.
non mi ritraggo, non questa volta.
<<quella cosa non ti farà del male>> dice, sfregando il pollice sul mio.
<<perchè non esiste>> dico, rattristata <<è solo nella mia stesa>> gli ricordo.
<<io spero che sia solo nella tua testa>> ride <<ma anche se non lo fosse, saresti più forte di lei...o...di lui>>.
<<non sai chi hai davanti>>
<<una bimba col pigiama di snoopie?>> ipotizza.
<<una malata mentale sotto farmaci di ogni genere>>
<<sì>> conferma <<una bimba col pigiama di snoopie>>.
<<robin, io...>>
<<senti, chloë>> mi interrompe <<a me non importa quante pastiglie prendi al giorno, quanti incubi fai o se vedi cose che io non vedo>> dice <<finchè tu sei viva, io vedró sempre una bimba con un tenero pigiamino di snoopie e degli occhi stupendi>>.
<<ti ringrazio...>> mormoro, stupita.
<<di cosa?>> mi chiede, inziando di nuovo ad accarezzarmi il pollice con il suo.
<<hai fatto più tu in qualche minuto, che il mio paichiatra in un mese>> confesso.
<<non credo tu abbia bisogno di uno pischiatra>> confessa <<o meglio, sicuramente hai bisogno di qualcuno che ti aiuti a gestire i tuoi problemi col sonno e i tuoi incubi, ma per le cose che vedi, non penso ci sia molto da dire>>.
<<in che senso?>> chiedo confusa, ma felice allo stesso tempo.
<<voglio dire che ti vedi i morti, chloë lacroix>>.
scoppio a ridere.
<<cosa? robin, stai ragionando un po' troppo fuori dagli schemi>>
<<e tu stai ragionando un po' troppo all'interno, di questi cazzo di schemi>> mi rimbecca <<non essere così meticolosa, chloë. solo perchè tutti di credono pazza, non vuol dire che tu gli debba dare ascolto>>.
mi si illuminano gli occhi...
<<beh...forse hai ragione>> mi muovo leggermente dalla mia posizione e gemo dal dolore per via delle ginocchia sbucciate.
<<stai bene?>> chiede robin.
<<si, prima...>> mi fermo, non voglio rivelargli troppo, potrebbe spaventarsi o addirittura andare via, ma lui chiama il mio nome e mi incoraggia a confessargli ció che mi sta passando nella testa.
<<non me ne andró>> mi rassicura <<ora dimmi>>.
<<prima qualcosa mi ha spinto giù dalle scale dell'ingresso e mi sono fatta male. è la seconda volta che lo fa>> sputo, tutto d'un fiato.
non dice nulla, così lo chiamo.
<<ho annuito>> dice, poi realizza <<cazzo, non puoi vedermi>>
<<tu puoi vedere me?>>
<<no>> risponde rattristato <<è troppo buio. posso percepire quando ti muovi, perchè vedo i tuoi capelli catturare l'aria, ma non vedo te>>.
mi guardo ancora attorno per la troppa paura che ci sia qualcuno dietro di me.
poi mi viene in mente una cosa: billy non vorrebbe mai che parlassi con robin.
<<chloë?>> mi chiama quest'ultimo, risvegliandomi dai miei pensieri.
<<robin>>
<<devo tornare a casa...>>
<<no!>> dico di getto, impaurita.
non voglio che vada via.
non deve andarsene via.
è l'unica persona che mi fa stare bene...
<<ei...>> mormora <<andrà tutto bene>>.
<<robin...io...>>
<<ti guarderó entrare, e solo quando la porta sarà chiusa, torneró a casa>>.
mi muovo leggermente e faccio per entrare, ma lui mi ferma.
<<chloë>> muove un po' il cancello per attirare la mia attenzione <<io ripasso domani sera, se riesci ad uscire, saró qui ad aspettarti>>.
mi sento come una bambina il giorno di natale...
<<a che ora?>>
<<quando è buio, così possiamo parlare con più tranquillità ed è più facile che nessuno ti veda>>
"nemmeno noi ci vediamo peró..."
<<quando?>> chiedo ancora.
<<per mezzanotte?>> propone <<oppure più tardi?>>
<<mezzanotte va bene>> confermo.
<<notte, snoopina>> dice, con tono dolce e rassicurante.
<<notte, robin>> dico con un leggero imbarazzo.
poi, con un leggero dolore allo stomaco, torno nella mia stanza assieme ad un pensiero esistenziale:
vedeva il mio imbarazzante pigiama di snoopie ma non il mio viso?

🚬👻𝐀  𝒫𝒶𝓇𝒶𝓃ℴ𝓇𝓂𝒶𝓁  𝐋𝐎𝐕𝐄👻🚬Where stories live. Discover now