Anche oggi si va in scena

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Dal racconto di Hallie e Alex

Capitolo 1

Odio la scuola, forse dovrei chiarire che odio svegliarmi presto per recarmi a scuola.
Io e la sveglia abbiamo un rapporto molto ostile, nel senso che la rimando in continuazione e puntualmente faccio tardi, di conseguenza mia mamma sbraita perché dalla fretta stropiccio la divisa, che lei con tanto amore mi prepara la sera e papà sorride dal divano mentre sorseggia caffè e legge le notizie di cronaca sul suo iPad.
Sono figlia unica, dopo di me non sono arrivati pargoli, quindi ogni loro attenzione, ogni loro preoccupazione, ogni singola ansia si riversa sulla qui presente.
Sia chiaro amo i miei genitori, sono delle persone meravigliose, mi hanno cresciuta circondata di amore e affetto, però tendono ad essere melodrammatici.
La regina in questa casa è solo una, l'unica e inimitabile Sophia Marlene Barks.
Eccola.
La pensi soltanto e lei appare, e questo conferma il mio pensiero circa il fatto che abbia dei poteri magici.
"Hallie, amore mio, cosa hai combinato a questa gonna? Perché ti ostini a rovinare il mio capolavoro" mia madre sbuffa, rotea gli occhi e prova a stendere con le mani la stoffa della mia gonna a quadri "E questi capelli? Hai usato la maschera all'olio di cocco che ti ho preso?" assottiglia lo sguardo.
"Si mamma, solo che avevo fretta e non ho avuto tempo per passare la piastra, vorresti farmi una treccia alla velocità della luce? Per favore" congiungo le mani e lei sorride.
È proprio bella, e il tempo non ha scalfito la sua eleganza.
Vorrei essere come lei, forse sarebbe tutto più semplice.
Sospiro, mi giro verso le specchio e mentre intreccia i miei lunghi capelli miele, passo velocemente del mascara sulle mie ciglia chiare, per poi stendere un velo di correttore a coprire le occhiaie.
"Non riesco mai a coprirle del tutto, sembro perennemente stanca" mi lamento.
"Sei bellissima Hallie, non dimenticarlo mai, sei mia figlia e quindi non poteva essere diversamente" mi sorride e mi lascia un bacio tra i capelli "Non dirlo a tuo padre però".
Lei dice che ci assomigliamo tanto, che siamo due gocce d'acqua, io credo di avere ereditato solo i difetti, come questa bocca troppo grande, mi sembro una papera.
"Fatto, perché non metti gli orecchini che ti ha regalato la nonna?" mi chiede mentre io lascio in giro le cose e lei le raccatta dal pavimento.
"Mamma sono diamanti, costano un patrimonio, non mi sembra il caso" sbuffo.
"Okay, va bene, sono così carini però" sospira sognante e scende di sotto.
Carini? Sono dei diamanti pendenti, che brillano quanto il sole, le stelle e la luna, costano un occhio della testa e sono vistosi.
"Papà, viene a prendermi Alex" urlo dalle scale, mentre mi fiondo in cucina per addentare la mia brioche alla crema.
"Di nuovo con quel coso sgangherato?" incrocia le braccia e mi lancia un'occhiataccia.
Eccolo, Dimitri Stan, mio padre.
Inutile dire che è bellissimo anche lui, super intelligente, professore di una prestigiosa università e marito devoto.
Anch'io merito un amore come il loro.
"Papà, non fare il classista, è un semplice motorino" borbotto, mentre bevo il succo di mirtilli, che fa bene alla pelle.
O meglio così dice Vogue, che in questa casa è paragonabile alla Bibbia.
"Lo chiami motorino quel rottame? Bob fa il meccanico, potrebbe occuparsene e invece lascia sfidare la sorte al figlio" scrolla le spalle, prende la sua ventiquattro ore e mi bacia sulla fronte "State attenti, stai concentrata a scuola e ricorda che l'impegno porta al successo" mi guarda "Sei la cosa più bella della mia vita".
"Ti voglio bene papà" lo abbraccio di slancio "Scendo con te, Alex è giù" guardo la notifica di whatsapp e non oso ascoltare il vocale che il mio amico mi ha mandato.
Diciamo che usa termini spesso coloriti e preferisco evitare.
"Mamma vado a scuola" urlo dal salotto, lei si affaccia dallo studio e mi manda un bacio volante.
Ecco una classica mattinata a casa Stan-Barks.

"Buongiorno Dim".
Sento solo la sua voce e il mio cuore inizia a battere velocissimo, lo sento premere in continuazione contro la gabbia toracica.
È infarto?
Giusto?
Sono figlia di medici, dovrei conoscere i sintomi di un malore improvviso.
"Alex aggiustati la cravatta e guida piano per favore" ecco la ramanzina di papà, mentre sale sulla Porsche.
"Zio Dim, sono un pilota provetto, vero Hallie?" si rivolge a me e mi sorride.
Bene, sono morta, addio mondo.
Perché Alex diventa ogni giorno più sexy? Dovrebbe essere illegale.
"Passami il casco pilota, siamo in ritardo" e naturalmente appena mette in moto lo abbraccio.
Mica sono stupida, fingo di avere paura delle due ruote, quando in verità papà ha iniziato a portarmi in moto dai miei quattro anni, ma ogni scusa è buona per tenerlo stretto.
Si, sono un cliché, innamorata del migliore amico di infanzia.
Cotta a puntino per il bello e dannato della scuola.
Rosicona cronica delle sue conquiste amorose.
Si, sono un cliché vivente, di quelli da film o storie scandenti.
Ma che posso farci?
Ormai è troppo tardi per salvarmi.
"Hallie siamo arrivati, mi stai stritolando il costato" sento le sue mani sulle mie e subito gli passo il casco "Sei strana stamattina, litigato con quella gnocca di zia Soph?".
Ecco, altro problema, lui pensa che mia madre sia una figa e se reputa bella lei, che incarna una dea, io non posso reggere il confronto.
Sono un topo spelacchiato rispetto a lei.
"La smetti? Mi fai innervosire quando parli così" mi guardo nello specchietto, aggiusto la treccia e lo minaccio con lo sguardo.
Nonna dice che ho uno sguardo killer.
"La mia Hallie ha il ciclo" accende una sigaretta e mi fissa.
Lui mi guarda sempre, mi scava nell'anima e si prende tutto quello che ho.
Ha i capelli neri come la pece, ribelli, sempre in perenne disordine, gli occhi nocciola grande ed espressivi, al sole diventano ambrati ma forse nemmeno lui conosce questo dettaglio.
Poi ha la bocca carnosa, il labbro inferiore da prendere a morsi, la pelle abbronzata come suo padre e poi è alto, sembra un albero.
Abbiamo quattro anni di differenza, stesso istituto, classi diverse.
Lui è stato bocciato in secondo superiore a causa di problemi familiari, troppe assenze dovute al suo soggiorno in Italia.
"La smetti? Perché voi maschi attribuite tutto al ciclo, siete così banali" sbuffo, lo prendo sotto al braccio e lo trascino verso l'ingresso della scuola.
Se fosse per Alex salterebbe la prima ora ogni giorno, io sono la sua coscienza, lo invoglio a studiare per il suo futuro.
"E allora cosa hai? Brutti sogni?" getta il resto della sigaretta nel cestino e mi tira la treccia per farmi un dispetto, lo lascio fare, perché adoro averlo intorno.
Brutti sogni? Non direi, ho sognato lui e il nostro matrimonio.
Sono anche banale.
"Smettila Alex, sto bene, sono solo preoccupata per greco, lo sai che odio fare le versioni" saluto un paio di mie compagne, sono molto invidiata in questo istante.
Diciamo che tutto il genere femminile vorrebbe stare al braccio di un figo come Alex e invece il posto è mio. Rosicate.
"Che schifo latino e greco, che poi sono lingue morte, a che servono? Non capirò mai l'utilità di queste materie" si ferma al centro del corridoio "Salgo sopra, ho educazione fisica alla prima ora, almeno non mi viene voglia di scappare già alle otto di mattina" mi sorride.
"A te piace farti vedere in pantaloncini e correre sudato, mentre tutte ti osannano" puntualizzo.
"Tutte le ragazze, ma non te" mi sfiora una guancia "A dopo Hallie, ci vediamo in mensa, e non studiare troppo che finisci per perdere il senno" mi urla dietro mentre sale le scale di corsa.
"E dovrò ritrovarlo sulla luna come Orlando" sorrido, ma lui è già scomparso.
Il senno l'ho già perso un paio di anni fa, quando ho capito che il mio cuore mi urlava il suo nome e che non era una semplice infatuazione da ragazzina.
Ma questo lo tengo per me, lo chiude a chiave e fingo che vada tutto bene.
Sorridi Hayley, anche oggi si va in scena.

Sotto lo stesso tetto 2Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ