capitolo 4

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Arianna

La coppietta seduta di fronte al mio tavolo non smette un attimo di baciarsi, o meglio mangiarsi la faccia a vicenda, e io sto per vomitare. Se non la smettono la bottiglia di vino gliela rompo in testa.

« Prendetevi una stanza Cristo Santo» sbotto, facendoli finalmente staccare e beccandomi un calcio sotto il tavolo da parte di Samuel insieme ad uno sguardo ammonitorio, mi stringo nelle spalle e afferro il calice di vino bevendolo tutto d'un fiato, affogo odio e dispiaceri nell'alcool e nel cibo, come tutte le persone normali fanno, almeno credo, vabbè io lo faccio degli altri sti cazzi.

« Che hai?» Samuel mi guarda preoccupato, di solito non bevo vino, non mi fa impazzire, ma stasera ne ho bisogno. La rabbia nei confronti di Giovanni è altissima, così come il dolore di essere stata presa per il culo solo per la sua festicciola del cazzo.

« Io? nulla.» rispondo buttando giù un altro calice di vino, penso sia il quarto in cinque minuti « anzi sai cosa? Sono incazzata. Io torno  per lui,  prendo il primo volo perché mi dice che gli manco, mi prendo un mese di permessi e quello che fa?!? mi ignora, mi dice che mi ha chiamata perché aveva bisogno di qualcuno che organizzasse la sua festa di merda per sto scudetto. Vorrei dare a lui la colpa, ma so che è solo mia, perché non riesco mai a dirgli di no, perché se mi chiede la luna vado a prendergliela subito. Sono una cazzo di stupida.» Vorrei piangere, urlare, prendere a calci tutto, mi sento così frustrata, odio questa situazione, odio essere così disponibile per lui,  essere sempre pronta ad aiutarlo anche quando palesemente mi sfrutta per cazzi suoi. Eppure fosse stato un altro lo avrei già mandato a cagare, ho cancellato persone dalla mia vita per molto meno, invece a lui permetto tutto lui non riesco ad allontanarlo.

« Andiamo» la mano calda e forte di Samu mi circonda il polso e mi costringe ad alzarmi

« dove andiamo? il conto?» chiedo non capendo, ma afferrando comunque la borsa e il telefono seguendolo

« l'ho pagato mentre tu osservavi il vuoto. Andiamo in un posto che ti farà stare meglio» spiega calmo facendomi strada prima verso l'uscita poi verso la sua auto. Qual è il posto che mi fa stare meglio? Casa di Giovanni? si casa sua, mi sta portando lì sicuramente, sorrido e salgo in auto

« andiamo da Giovanni?» chiedo poggiando la testa al sedile chiudendo gli occhi per il dolore che inizio a sentire, il vino non è il mio migliore amico ecco perché non lo bevo, stupida me.

« No, non ti porto da lui. Non so nemmeno dove si trova, andiamo da un'altra parte» sbuffo incrociando le braccia al petto come una bambina e guardo fuori dal finestrino la strada scorrere velocissima

« dove mi porti allora?»

«in un posto che ti piace e che ti fa sentire sempre meglio» risponde semplicemente.

*

Ci mettiamo circa mezz'ora ad arrivare in questo famoso posto, è buio e isolato, mi mette ansia, vuoi vedere che vuole uccidermi?

«Samu ricordi quando ti ho detto che sei un bastardo schifoso? ecco io scherzavo amore mio, ma ti prego non uccidermi però» congiungo le mani in segno di preghiera e lo guardo con gli occhi lucidi, non appena mi apre la portiera dell'auto per aiutarmi a uscire, scuote la testa ridendo divertito e porgendomi la sua mano per aiutarmi ad uscire

« cammina deficiente non ti uccido» ride ancora poi torna serio e si avvicina al mio orecchio « per ora» sussurra poi ritorna a ridere

«  NON FARE LO STRONZO PERÒ» urlo uscendo dall'auto, e sbattendo forte la portiera sapendo quanto lui non lo sopporti. Lui fa lo stronzo io mi vendico sulla sua auto è una regola non scritta.  Mi fa strada in questo piccolo sentiero buio e abbandonato, sbuffo per tutto il tempo e mi lamento del male ai piedi, alla testa e di quanto sia scuro intorno a noi.

«Eccoci arrivati, siediti qua» dice indicandomi il piccolo scalino che ha appena sceso, faccio come mi dice e mi siedo,  si abbassa e mi toglie i tacchi. Solo ora sento il suono del mare e la sabbia sotto i piedi e sorrido, mi alzo e mi avvicino alla riva, sedendomi a pochi passi da essa.Come ho fatto a non pensarci? Samu mi conosce bene sa quanto io ami il mare e quanto mi rilassi e quanto mi faccia stare bene. Il ragazzo mi raggiunge e si siede al mio fianco, mi circonda le spalle con un braccio e mi tira a sé facendomi poggiare la testa sulla sua spalla

«perché mi ha presa per il culo? perché non riesco a mandarlo a cagare?» sussurro queste domande, senza sapere nemmeno io se lo sto chiedendo al ragazzo al mio fianco o a me stessa. Delle lacrime sfuggono ai miei occhi e mi rigano le guance « a lui di me non frega nulla, ma a me di lui frega un sacco. Renderlo felice è l'unica cosa che mi importa fare e mi urta così tanto»

«Ari tu sei innamorata di Giovanni, da una vita, ecco perché renderlo felice è importante e perché non riesci a mandarlo a cagare. Non accetti che lo ami perché ti spaventa ma la verità è questa» dice con fare ovvio ma allo stesso tempo saggio, sbuffo e lo ignoro, non avendo voglia di stare due ore a dirgli che non è così, sarebbe solo fiato sprecato. «Non rispondi perché sai che ho ragione?» chiede con tono saccente facendomi alzare gli occhi al cielo

« stai zitto» sbuffo chiudendo le palpebre e accoccolandomi di più a lui godendomi il dolce suono delle onde « domani esco con Cloe, Juan  e Gio, vieni con me?» cambio discorso sperando che mi dia corda e che non ritorni sull'altro argomento

«posso fare il finto fidanzato ?» ricambia la domanda stupendomi per aver capito che non voglio parlare dei miei sentimenti.

«Puoi fare quello che vuoi basta che mi vieni a prendere e mi riaccompagni a casa» sbadiglio iniziando a sentire la stanchezza invadere il mio corpo

« affare fatto signorina» Samu si stende e io faccio lo stesso spostando la testa dalla sua spalla al petto. Il ragazzo inizia ad accarezzarmi i capelli facendomi rilassare « se hai sonno dormi, ti riporto io in macchina principessina» è l'ultima cosa che sento insieme alla sua risata prima di cadere in un sonno profondo.






samurios 5h

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