TRENTUNO

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Un movente. Un perché.

Nei minuti successivi la sua mente venne presa di soprassalto da decine di teorie e tutte, ma proprio tutte, avrebbero potuto rivelarsi moventi esaustivi.

Accettarlo, però, era un altro discorso.

Accettare che Magda si fosse venduta all'Associazione restava qualcosa di assurdo. Una creatura centenaria, sovrannaturale, potente e immortale. Una regina che scendeva a patti con il nemico.

Per odio. Per sbarazzarsi dei suoi potenziali rivali.

Per amore. Per proteggere la sua gente.

Perché colpita da follia improvvisa.

Per portare avanti la sua missione di "pulizia", tentando di fare fuori le minoranze a lei ostili per vie legali.

Scosse la testa. -Ho saputo che sei tornato ispettore-

John sorrise triste. -Potrei avere problemi a causa di ciò. E io che pensavo di darmi alla politica!-

-Non dire stronzate...-

-Sono serio- lo interruppe l'amico.

Abel aggrottò la fronte. Lo conosceva da quasi due anni, ma restava ancora un enigma e forse era proprio quello che lo affascinava di più, di lui. -E adesso? Che cosa farai?-

John si strinse nelle spalle, ma si fermò a metà del movimento, cercando di smorzare subito la smorfia di dolore che aveva tentato di attraversargli il volto. -Ho avuto abbastanza tempo per riflettere sulla cosa- disse e indicò in modo approssimativo intorno a sé. -Devo pensare prima di tutto ai miei figli- Abel trasalì. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo quella conversazione. -Sono indeciso tra un trasferimento e il lasciare la polizia-

Si sentì raggelare. -E lasciarli vincere?- chiese in un sussurro.

John tornò a sorridere. -Che possibilità ho? Sul serio, Abel. Ho due figli. Due bambini piccoli che hanno bisogno di tranquillità e protezione. Ho fatto la stronzata di credere di poter essere un poliziotto, in questo mondo, un poliziotto giusto, e di potermi creare una famiglia-

-È un tuo diritto-

-Ma non può diventare una costrizione per altri-

Rifletté per qualche istante sulle sue parole. Aveva ragione, lo sapeva, anche se pure quello gli sembrava qualcosa di inaccettabile. Era diretta conseguenza del vivere in un mondo corrotto, in un mondo dove il "bene" era riservato solo a pochi eletti, a discapito di tutti gli altri. Due pesi e due misure.

Abel era umano e sapeva che avrebbe potuto vivere un'esistenza tranquilla se solo si fosse deciso a mollare tutto – proprio come stava pensando di fare John.

Una vita tranquilla.

Una vita senza orrori, senza lotte, senza le spiacevoli attenzioni dell'Associazione. Eppure, lui non riusciva proprio a concepire l'idea di fuggire da tutti e lasciarsi il suo mondo alle spalle. -E Paul?-

Già, Paul. Il figlio di John aveva ereditato dal padre i lineamenti, le lentiggini e i poteri della madre.

Baker fece una smorfia. -Te l'ho detto. Sto riflettendo sulla cosa, non ho ancora preso nessuna decisione-

Che era un modo buono come un altro per dire che non era affatto contento all'idea di mollare tutto e scappare – la pensava come lui. Stava cercando di essere un buon padre, John. Il problema era che continuava a essere attaccato da tutti i fronti, anche se non fisicamente, ma a livello psicologico, e Abel intuiva che non doveva essere facile affrontare una situazione di quel tipo. -Non ci sono alternative?-

ARABESQUE ~ Capitolo 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora