Capitolo 7-Pallido come la luna

46 5 0
                                    

Sento freddo...

Cerco di muovere la mia mano ma non c'è modo eppure sento l'inquietante freddo...

Non sembra freddo del materiale su cui ora sono seduta, era un freddo diverso, un freddo glaciale, un freddo che mi toccava l'anima.

Ho gli occhi pesanti eppure sono sveglia, inizio a sentire dolori provenienti dai polsi: che sia che mi hanno legata?

L'ultima cosa che mi ricordo è l'esplosione e le braccia di qualcuno...

Non riesco a pensare, sono estremamente stanca.

Muovo le mie gambe e le sento più leggere del mio solito, lascio una risata sotto voce e sento un suono attorno a me, sembra che non sono sola e che si siano occupati di togliermi tutte le armi a mia disposizione.

Apro gli occhi lentamente mentre punto il mio sguardo su terra e me ne accorgo che sia fatto di metallo, eppure non era quel freddo che percepivo.

"Gia sveglia?" Mi dice una voce in lontananza che ho riconosciuto subito nonostante la sentivo raramente.

Sento dei passi, passi lenti che si avvicinano, passi lenti ma decisi.

Poi sento respiri, ormai è vicino a me, sento il suo sguardo glaciale addosso.

"Capitano" voce femminile, sembra che non solo lui sia qui.

Sorrido e pochi secondi dopo lo sento rispondere al richiamo della donna "puoi andare, assicurati di nascondere le sue armi" dice con voce autoritaria mentre mi fissa.

Alzo gli occhi e lo osservo in segno di sfida mentre lo vedo bendato "peccato, avrei voluto vedere tutte quelle ferite" dico mentre sorrido e la strana donna mi osserva.

Mi segue con lo sguardo e Trafalgar nota il mio interesse verso quella ragazza.

"Esci Narvalo." Dice con tono arrabbiato.

"Bel nome Narvalo, te l'hanno dato i tuoi genitori?" Dico senza mostrare alcuna emozione.

Mi guarda con sguardo minaccioso ed esce, fisso la porta per qualche istante per poi sentire una mano fra i miei capelli che mi costringono ad osservare Trafalgar.

"Mi stavo appunto chiedendo che aspetto penoso avresti avuto in queste condizioni" dice senza mostrare emozione.

"Non dirmi che ora sei soddisfatto" sorrido mentre proseguo "mai avrei pensato che saresti stato in grado di scappare anche se con l'aiuto della ciurma" come risposta sento come mi tira i capelli ma gli lascia quasi subito.

Mostro un sorriso penoso mentre lo vedo privo di forza, guardo verso destra dove il mio orecchino di kairoseki giace ancora senza essere mai toccato.

"Che c'è, ti fanno male?" guardo il suo corpo lì dove gli ho lasciato le ferite mentre lui senza risposta si allontana e prende una siringa.

"Non sono così esperto quanto te nel campo delle torture ma certamente so come farti sentire male" si avvicina mentre fissa la siringa con un liquido strano all'interno.

"Iniziamo col veleno? Non ti sembra troppo pesante per il primo giorno?" Lo prendo in giro mentre ormai è vicino a me e mi permetto di spostare lo sguardo verso le pareti.

Pareti di metallo, attrezzature nuove e tecnologiche e stanza vuota, niente al suo interno apparte che sul muro appese delle catene che tengono le mie mani.

Mi prende per il mento riportandomi alla realtà e mi fissa come se non mi avesse mai visto, mai osservato i dettagli della mia faccia, del mio essere;

Un'attimo dopo sento come mi inietta la siringa e come faccia subito effetto su di me facendomi scappare un colpo al cuore.

"Haha, sembra bello potente quello che mi hai dato, da torturatore a torturatore svelami il tuo segreto" mi fissa mentre cerco di capire cosa mi abbia dato e poi mostra un sorriso cupo "non è niente di che, non merita la tua attenzione"

"Eppure potrei giurarci che sia fin troppo efficace" lo guardo dritto negli occhi mentre cerco di intimorirlo senza successo.

"Anche volendo non capiresti di cosa si tratti" risponde mentre si allontana da me e si avvicina ad una scrivania, l'unico mobile in tutta la stanza.

Do nuovamente un'occhiata qua e là e poi inizio a parlare "devo dire che qui ci sono ottime condizioni: luce, tetto, te." Mi soffermo all'ultima parola aspettando una sua reazione che fu ben che minima.

"Non dirmi che sei interessata a me Shinda" sorride cercando di essere inquietante.

"Perché non dovrei esserlo" rimane ad osservarmi inerme per poi sospirare.

"Sai, abbiamo infondo qualcosa in comune" proseguo lasciandomi guardare mentre chiudo gli occhi e mi rilasso nonostante i dolori che mi percorrono lungo il corpo dopo quel liquido.

"Ma non sarò io a raccontartelo, infondo sei rimasto ancora pallido come la luna è buio come la notte" sento i suoi passi allontanarsi per poi sentire una porta aprirsi "spero che ci divertiremo qui Shinda" dice prima di uscire e lasciarmi completamente sola.

L'ora della luna rossaWhere stories live. Discover now