Capitolo 10- Le onde e i ricordi

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Apro gli occhi lentamente.

Occhi stanchi, occhi che volevano trovare riposo e pace, che non volevano vedere la luce del giorno o il buio della notte.

Sono ancora nella stessa stanza, abbracciata dalle catene e accolta dal dolore continuo del veleno.

Mi girava la testa; era una sensazione nauseante.

Sentivo che avrei potuto lasciare le penne proprio in questa stanza buia, proprio lì dove dovrei sentirmi spaventata.

Eppure sentivo una sensazione di conforto.

Per la prima volta sento la pace nell'anima, il silenzio nella testa.

Non ero più circondata da tutti quei brutti pensieri, da tutte quelle volte in cui mi sentivo spazzatura, in cui sentivo che il mondo mi volesse cancellare.

Mi sentivo in pace; in tranquillità...

Volevo che questo momento continuasse per sempre, volevo sentire quella tranquillità che non sentivo da anni, quella tranquillità che non mi apparteneva...

Posso sentire nella mia testa le onde del mare, le onde che suonavano una melodia così dolce e piacevole da farti sentire trasportare.

Socchiudo gli occhi mentre mi concentro al suono della loro musica. Potevo ignorare la nausea, il dolore, la fame...

Potevo ignorare tutto pur di far sentire quel momento speciale e magico, un momento che avrei potuto giurare che mi fosse stato donato per tutte le sofferenze che ho passato.

Solo il suono delle onde...solo onde? Era notte?...

Sospiro mentre mi ricordo l'accaduto della scorsa volta fra me e Law...che espressione avrà avuto?

Mi ricordo solo come portava il suo braccio alle sue labbra... voleva pulirsi, disinfettarsi...

Rido a voce bassa sentendo un leggero tono di tristezza.

Tristezza? Perché sono triste?...

Apro gli occhi e fisso lo sguardo a terra notando ancora la forcina caduta dalla mia mano.

"Magari...quando svanirà l'effetto del veleno..."

Magari...

Alzo gli occhi e guardo la porta.

Chissà cosa stia facendo ora? Dorme? Sono sola qui? Nessuno mi sentirà vero?

...

Il silenzio si posa nella stanza mentre decido di controllare una cosa.

"Sono stanca..."

Dico in un leggero sussurro mentre mi sento sicura. Non ebbi ancora perso la mia voce e la mia tonalità dolce.

Una tonalità dolce che non usavo da anni...una tonalità dolce che fu sostituita da una severa e minacciosa.

Quella tonalità che i miei genitori tanto amavano...quella tonalità che persi allo stesso modo come persi i miei genitori.

"And..."

Una voce tremante e lenta si estende lungo la stanza vuota.

"And..." un sospiro e un silenzio vuoto.

"And I was running far away..."

Inizio a canticchiare lentamente e sussurrando nel grande silenzio mentre proseguo incerta.

"Would I run..."

Alzo di poco la voce prendendo fiato e determinazione.

"Would I run from the world someday?"

Mi appare un lieve sorriso mentre continuo a canticchiare nel buio sentendo di perdere metà delle mie capacità, quasi perdendo nuovamente i sensi ancora per il veleno somministrato prima.

"Nobody knows, nobody knows..."

Un'espressione triste si fa strada sul mio viso mentre finalmente lascio andare la mia voce come in uno sfogo.

"I was dancing in the rain
I felt alive
I can't complain!
But now take me home...
Take me home where I belong...
I can't take it anymore..."

Una lacrima mi riga il viso mentre sento la porta della stanza aprirsi.

Alzo velocemente il sguardo notando Law fissarmi severo con la schiena poggiata al varco della porta con mani incrociate.

Abbasso velocemente il mio sguardo cercando di nascondere il mio viso e dico con voce stuzzicante e in segno di presa in giro.

"Che c'è bimbo ospedale?"

Mi scappa un ghigno mentre proseguo.

"Non dirmi che sei qui per farmi compagnia"

Si stacca dal varco della porta e si avvicina lentamente; mi fissa e mi osserva dall'alto con una mano nella tasca e l'altra che tiene qualcosa.

Mi posa davanti a me una bottiglia di sake e si siede a terra a debita distanza fissandomi.

Rimango sorpresa dalle sue azioni ma rispondo.

"Le catene."

Mi guarda e allora rovescia il contenitore di sake a terra gettando via il contenitore.

Attimi di silenzio ci avvolgono quando lui decide di spezzarlo.

"Basta chiedermelo e ti porterò nell'aldilà?"

Dice con tono impassibile e serio notando la mia sorpresa.

"Erano quelle le parole che mi hai detto vero?"

Lascio il mio sguardo fisso a terra mentre mi riporto ad un lontano ricordo della mia infanzia.

Sento un suo sospiro perciò alzo di poco gli occhi e lo osservo impugnare le mie forbici con cui gli avrei fatto la ferita grave.

"Mi ha sorpreso rivedere le stesse forbici anni dopo"

Stringo i denti mentre lo guardo stringere le mie forbici.

"Lasciale"

Le posa a terra quasi lanciandole.

"Quelle parole non erano riferite a me."

Dice fermo mentre mi fissa e io mi irrito visibilmente.

"Sinda... dubito che non sai che significa morte"

Rimango in silenzio evitando il suo sguardo.

"Basta chiedermelo e ti porterò nell'aldilà"

Ripete queste parole come per confermare che si ricorda di quel giorno.

"Nonostante lo urlavi addosso a me queste parole le riferivi a te;" si alza da terra mentre ancora mi osserva.

"Anche tu non sei cambiato molto"

Dico per poi proseguire "ma una cosa è cambiata: ora non sei pallido come la luna e buio come la notte;"

Un silenzio rimbomba nella stanza mentre ci fissiamo a vicenda.

"Ora sai come splendere nella notte usando la luce del sole"

Sembra sorpreso. E lo sono anche io.

L'ora della luna rossaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora