61. La stupidità non si cura

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Arrivati di sotto, sentiamo le voci di papà e Arturo da dietro la parete aperta che divide l'open space da uno studiolo, una specie di piccolo salottino. Origlio qualche parola, stanno parlando (male) di un loro collega allenatore.

«Lasciamo in pace» mi sussurra Louis. Annuisco.

Si dirige fuori, in veranda. È disinvolto come fosse a casa sua, e mi piace vederlo così a suo agio, mi trasmette un bel senso di familiarità. Lo seguo e mi affianco a lui. Anche Cloe ci ha seguiti.

L'ingresso alla spiaggia è un vicoletto a esse che costeggia la piscina ed è bordato da un'alta siepe. Si sentono delle voci, da dietro la siepe, e il rumore di una pallina sulla racchetta. Dall'intensità bassissima del "pop" capisco che deve essere Zoe.

Proprio quando stiamo per spuntare, sento pronunciare il mio nome. Trattengo Louis. Lui mi lancia uno sguardo interrogativo. Gli faccio cenno di andare via: stanno parlando di me e mi imbarazza l'idea di ascoltare. Cloe prosegue come niente fosse e se ne va da sola in spiaggia.

«Non parlare male di Harry» sta dicendo Zoe, in inglese.

«Non mi piace» ribatte seccamente Liam. «Quindi non sono contrario al fatto che ti stai approfittando di lui.»

«Se non ti piace perché hai accettato il suo invito a cena?» chiede Zoe.

«Perché ho apprezzato il gesto. Per una volta è stato maturo. Ma penso ancora che si sia comportato malissimo con mio fratello.»

«Liam! Ti ho già detto che devi farti gli affari tuoi!» grida Louis in tono irritato. Ecco, adesso ci tocca uscire.

«E comunque non è vero che mi sto approfittando di lui» puntualizza Zoe, mentre usciamo allo scoperto. «Vero che non mi sto approfittando di te?» mi dice. Ha la racchetta in mano, appoggiata alle spalle. Accanto a lei c'è Cloe, che gioca con una pallina dispersa in mezzo alla sabbia.

Chiedo a Zoe in che senso dovrebbe approfittarsi di me.

Noto che Alessandro non è più qui. Louis mi ha detto che anche lui stava provando a insegnarle il dritto. Evidentemente è rientrato. Meglio così, ne avrebbe di sicuro approfittato per prendermi in giro in qualche modo.

«Te lo spiego io» risponde Liam. «Dopo che tu l'hai trattata di merda dicendole praticamente che ha l'AIDS, ora lei ti gira intorno di nuovo e fa finta di essere tua amica. È ovvio che vuole qualcosa da te, no?»

Louis si intromette: «A me sembra che è stata lei a trattare di merda lui.»

Dio, perché sono sempre così diretti i Tomlinson? Cosa dovrei dire adesso?

Zoe resta un attimo in silenzio. «Ha ragione Louis. Mi sono comportata male. E quanto a Harry...è un tipo strano, dice sempre quello che pensa, quella sera non si è reso conto che poteva essere offensivo. E io non avevo capito che lui era semplicemente preoccupato. E aveva ragione di esserlo, perché in fondo non mi conosceva.»

Annuisco. Ancora adesso fatico a capire come posso essere stato frainteso fino a quel punto.

«Bella scusa» dice Liam. «Anche Vanja lo difende sempre. Lui è fatto così, non è colpa sua...Perché lo difendete?»

«Perché è buono! È un bravo ragazzo. Forse la persona più buona che abbia mai conosciuto» risponde Zoe.

Io non mi sento "buono". E tutto questo parlare di me mi sta mettendo a disagio.

Liam fa un rumoraccio con la bocca. «Stronzate! Non ci credo nelle persone buone. Uno che fa una scenata come quella che ha fatto a mio fratello dopo una sconfitta non è una persona buona. È un bambino. Uno bambino viziato.» Lo dice guardandomi fisso negli occhi.

Play - Larry StylinsonWhere stories live. Discover now