13. Il cielo stanotte

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Il mattino dopo l'accompagnai in stazione, sentendo già la sua mancanza nonostante fosse ancora accanto a me. L'abbracciai da dietro, tenendola stretta, non volendo sprecare neanche un secondo, mentre aspettavamo il treno.

"Saranno tre giorni lunghissimi senza di te", disse, curvando la bocca verso il basso, triste. Le strinsi le guance delicatamente, dandole piccoli baci sulle labbra e sul collo, annusando il suo profumo. Facevamo proprio fatica a stare lontani per più di due giorni.

Arrivò poi il treno, così ci demmo un ultimo lungo bacio, promettendole che sarei partito presto il venerdì mattina per essere il prima possibile da lei. Salì e rimanemmo a guardarci attraverso il finestrino fino a quando non partì.

Anche se mi mancava già terribilmente, ero più felice rispetto al giorno prima visto che avevamo chiarito, riuscendo meglio a registrare la canzone da Swann.

"Oggi sei stato perfetto", si complimentò ed io sorrisi. Tutto merito del mio Piccolo Sole.

Io e Antonella ci scrivemmo ogni giorno, in ogni momento libero, raccontandoci quello che facevamo. Ovviamente, omettevo qualsiasi argomento riguardante la canzone. E ogni sera, prima di dormire, ci videchiamavamo parlando per ore interminabili, fino a quando non eravamo stanchi.

Piccolo Sole: 'Vuoi conoscere i miei questo weekend?'.

Edoardo: 'Certo, amore, non vedo l'ora'.

Mi era dispiaciuto tanto non essere riuscito ad andare a Salerno e Antonella mi aveva raccontato che a loro piacevo nonostante non mi avessero mai visto, così mi disse che sarebbero venuti a trovarci sabato e sperava che Fiocco andasse d'accordo con Gohan.

E finalmente, giovedì pomeriggio, prima che andassi in radio, la canzone fu pronta.

"Come la chiami?", mi chiese Swann.

"Il cielo stanotte".

****

Il giorno dopo partii verso le otto di mattina per andare a Milano per ricongiungermi con Antonella che mi mancava terribilmente. Non avevo mai fatto certe cose per una ragazza, soprattutto odiavo svegliarmi presto, ma lei era proprio l'unica per cui avrei fatto pazzie. Avevo rischiato di perderla per sempre e non volevo che potesse succedere di nuovo, avrei lottato con tutte le mie forze per tenermela stretta ed evitare di rovinare la nostra storia.

Verso le due di pomeriggio finalmente arrivai a casa sua e, visto che avevo ancora le chiavi, aprii la porta e la vidi seduta sul divano.

Mi sentii mancare il fiato. Indossava semplicemente un body nero in pizzo e appena mi vide, sorrise, avvicinandosi a me.

"Ciao amore", mi salutò, con tono malizioso, circondandomi il collo con le braccia.

Deglutii, leccandomi le labbra, paralizzato dalla sua bellezza. A volte mi lasciava proprio senza fiato e quella era una di quelle volte.

"C-Ciao", balbettai, frastornato, appoggiando le mani sul suo sedere perfetto e sodo. Si avvicinò per darmi un bacio a fior di labbra e poi si allontanò, andando verso la cucina, camminando nel suo solito modo, che mi faceva girare la testa.

"Hai fame?", chiese, fingendosi ingenua, come se non sapesse l'effetto che mi faceva.

"Non di cibo, al momento", risposi, abbandonando Gohan e la valigia davanti alla porta, avvicinandomi a lei.

"Ah, peccato. Ti va di ascoltare un po' di musica?", domandò, appoggiando le mani sul mio petto e facendomi indietreggiare verso il divano, sedendomi a peso morto. Fece partire una canzone e iniziò a ballare lentamente, non staccandomi gli occhi di dosso, guardandomi con piacere.

Dentro al cuore all'improvviso // Donnalisi Where stories live. Discover now