Capitolo 14

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Non capiva perché Eren lo avesse portato lì, se non aveva nessuna intenzione di farlo fuori. Non gli aveva dato nessuna spiegazione, niente di niente. Era venuto così com'era andato via. Era solo. Se la doveva cavare indisturbato in quella casa. Sperava almeno che avesse avvisato Hanji.
In quel momento, era entrato in casa dopo aver aperto la porta con la chiave che il castano gli aveva dato e si guardò intorno. Era un piccolo cottage ben arredato con gli interni tutti in legno, probabilmente raccolto dalla foresta circostante e più in là c'era un caminetto in pietra grezza e due poltroncine rosse che si abbinavano perfettamente all'ambiente. Proprio in quel momento in cui Levi stava per ispezionare le altre stanze, sentì lo squillo di un telefono che rimbombò anche verso dove si trovava anche lui, si irrigidì e sobbalzò. Non si aspettava che in quel posto ci fosse anche la tecnologia. Seguì il suono, questo proveniva da una cucina. Anch'essa in pietra e molto ampia. Al centro, c'era una penisola e più in là giacevano dei fornelli, a completare il tutto delle ante di vario tipo. Da ciò che aveva detto Eren, non c'erano problemi per stare lì. Aveva di tutto e non si sarebbe privato di nulla. Ma comunque non riusciva ancora a capire perché lo avesse portato lì.
Trovò il telefono bianco attaccato al muro, questo continuò a squillare fino a quando, avvicinandosi a esso, non ebbe alzato la cornetta portandola all'orecchio.
Subìto udì una voce squillante, non vi era nessun dubbio; Hanji.
Era stata avvisata da Eren.

"Levi. Eren mi ha detto tutto quanto. Ma non è sceso nei dettagli. So solo che lo ha fatto per la tua sicurezza. È stato molto vago. Non è venuto qui, ma mi ha chiamata poco fa."

Il cuore del corvino venne scosso a quella notizia. A quelle parole.
Che c'entrava la sua sicurezza ? Era forse in pericolo ?
Ecco, lo sapeva che era meglio tagliare con lui tutti i ponti definitivamente, stare con Eren significava essere nei guai e lui, di guai suoi, ne aveva fin troppi.
Fin sopra i capelli.

"Ti ha detto così ?"
Sentì il cuore assestargli un colpo nel petto, a quella notizia. Eren lo stava facendo solo per proteggerlo. Queste paro riecheggiarono nella sua testa come un tuono sparato in ciel sereno, liberando dentro di lui una scarica di adrenalina che gli lacerò le vene peggio di un ago da sutura.

"Sì."
Un breve momento di silenzio, poi riprese a parlare.
"Glielo ho consentito, anche se non ha aggiunto null'altro. Se dovesse succederti qualcosa, dopo dovrei vedermela con tuo zio."
Udì una debole risata dall'altro capo del telefono.
Levi non aggiunse nulla, fino a quando non fu proprio la donna a riprendere nuovamente la parola:"ci sentiamo Levi. Devo andare."

"Ciao Hanji."
I due staccarono.
Il corvino, girandosi verso la penisola, andò a osservare ogni angolo della stanza fino a che non si accorse di una piccola scatola bianca appoggiata su di essa. Era strano che non l'avesse notata prima, troppo impegnato a correre dietro al telefono che squillava incessantemente.

Si avvicinò alla scatoletta, su di essa vi era un biglietto scritto con una grafia ordinata, ma senza il mittente, pensò fosse Eren.
'ti servirà. Ti chiamerò da qui. ed è già impostato con il mio numero.'
Era scritto così su di esso. Tirò a se la scatolina e la aprì.
All'interno trovò un cellulare, uno di quelli usa e getta.

-•-

Il tempo sembrava scorrere lentamente, soprattutto quando non era abituato a non fare nulla come in quel momento. In genere, si teneva sempre impegnato tra la casa e i suoi clienti.
Era seduto su una delle poltroncine in salotto. Aveva visto anche la sua stanza. All'interno, sempre fatta in legno, vi aveva trovato un letto a una piazza e mezza ben fatto e un armadio dove vi erano tanti vestiti, fatti proprio su misura per lui. Erano tutti vestiti eleganti, non poteva negare che il castano avesse un buon gusto nel sceglierli.

Poi si era messo su la poltrona con il cellulare sulla coscia: aspettava una chiamata da parte sua mentre lottava con il desiderio di sbirciare l'orologio a ogni angosciante secondo che passava.

Gli mancava, non poteva negarlo a se stesso, anche se il rapporto con quel ragazzo fin dall'inizio era stato molto turbolento, Levi aveva tante insicurezze su di lui e in quel momento si ritrova a essere in pericolo, non ne sapeva nulla, ma era sicuro di cosa volesse.
Eren era l'unico capace di fargli scaturire nel corpo una violenta esplosione emotiva e quando era lì con lui lo facevano sempre con quella passione ardente pari a quella di tutte le stelle del firmamento, nonostante il castano era un tipo che non si facesse toccare nemmeno per sbaglio. A pensare tutto quello, a ciò che avessero passato. Alle mani di Eren che scivolavano lungo il suo corpo, che bruciavano come dei tizzoni sulla pelle chiara di lui e il suo sguardo, quel dannato sguardo che lo aveva fatto cadere più e più volte.
A pensare ciò, percepì una fitta di nostalgia che gli andò a trafiggere il petto e lottò con tutto se stesso per non piegarsi in due dal dolore.
Quei pensieri su di lui non trovavano mai una fine ma si arrestarono momentaneamente quando sentì degli squilli dal cellulare e sullo schermo apparve un nome:"Eren Jaeger."

Accettò subito la chiamata e appoggiò il cellulare all'orecchio.

"Quindi è così che ti chiami ?"

Pushing me away (Ereri)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora