i. riflesso del mondo che fu

233 16 30
                                    

( E S M E )

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

( E S M E )

una settimana prima . . .

Sono fortunata.

Questo è tutto ciò che passava nella mente di Esme da più di un anno. Un anno di silenzio, di nebbia, di freddo. Non era più tanto sicura di ciò che ci fosse stato prima, ormai.

Ma era fortunata, sì. Era fortunata perchè non era finita come Ben, o come i suoi genitori, o dispersa come Richard e Lonnie e Bayley.

Ora la sua casa era una stanzetta buia e polverosa, una specie di cella. Lei dormiva su una brandina scricchiolante e mangiava il pane e l'acqua che una guardia le lasciava ogni giorno sui grandini che portavano alla stanza.

Seduta sulla pietra, cercò di sistemarsi un ciuffo di capelli che le era caduto sugli occhi, agitando malamente le mani, rese pesanti dalla catena arrugginita che pendeva dai polsi.

Sospirò, alzandosi e ignorando l'ormai familiare tintinnio che l'accompagnava ovunque andasse. Eppure, ancora un volta tentò di scorgere qualcosa nel debole riflesso del metallo.

Non aveva specchi, quindi doveva approfittare di ogni minima superficie riflettente per controllare il suo aspetto. L'ultima volta che si era vista in faccia era stato tre mesi fa, e non era stata in grado di riconoscere il suo stesso volto.

Capelli corvini un tempo così lucidi e morbidi erano ridotti a spaghetti lunghi e unti, labbra prima soffici ora secche e screpolate. Occhi luminosi e sicuri adesso lattiginosi e timidi.

Aprì la porta, che dava su una tetra e stretta scalinata, un unico tenue raggio di luce che filtrava dalla porta schiusa alla fine di essa.

Non raddrizzò la schiena come avrebbe fatto un anno prima di andare in pubblico, non si sistemò gli abiti — ora solo un paio di pantaloni e una cannotiera sporchi e vecchi — nè camminò con amdamento deciso e delicato.

Ogni passo era una tortura, le catene che le bruciavano le caviglie e i polsi.

Il corridoio in cui sbucò pareva un altro mondo rispetto alla stanzetta da cui era appena uscita, muri marmorei alti e splendenti, drappeggi bordeaux che pendevano dal soffitto, un lungo tappeto rosso fuoco che percorreva l'intera lunghezza del pavimento.

Per Esme, era come guardare una valle innevata tinta di sangue. Perfetta, per il Maniero dei De Mon.

«Esme».

Si girò, la familiare voce di Cèline che la metteva in allerta.

Cèline era una donna di mezz'età, dolce e incredibilmente premurosa, con corti capelli rossi che le incorniciavano il viso paffuto come i petali di una rosa. Esme aveva scoperto si trattasse della figlia della vecchia cameriera della famiglia Radcliffe, morta di vecchiaia qualche anno prima. Dopo la Caduta del Bene, anche lei era stata catturata e ora era il capo della servitù di casa DeMon.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Feb 21 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

𝐋'𝐄𝐓𝐀' 𝐎𝐒𝐂𝐔𝐑𝐀, descendants²Where stories live. Discover now