13. Fake but real dating

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Nina Gomez

Dopo una nottata a dir poco travagliata, ricca di risvegli e giri da un lato all'altro del letto senza trovare un'angolazione più comoda, final­mente le prime luci del mattino mi fanno spalancare gli occhi, impe­dendomi di chiuderli ancora. Vedo questo aspetto come una nota po­sitiva dell'inizio di una giornata, in quanto passare una notte insonne è più tosto di quando si resta svegli portando al termine degli impe­gni primari.

Con una stanchezza talmente forte da farmi desiderare un collasso, mi alzo dal letto trascinandomi le gambe fino al bagno, ed inizio a sentire un po' di sollievo grazie al getto d'acqua fredda che mi punto sul volto.

Nonostante la mia mente sia completamente addormentata – redu­ce di una nottata in cui non si è spenta per un attimo, in preda al mare di pensieri che mi hanno tenuta a dir poco agitata – non riesco a fare a meno di pensare ancora una volta al Principe Ereditario di Seoul, Seo-Jun, e ai suoi innumerevoli scherzetti mentre io, come adesso, ero nuda nella vasca. Vorrei entrare nella sua mente e com­prendere le sue azioni, le sue motivazioni, i suoi pensieri contorti... vorrei poter capire cosa lo spinge ad essere così strano nei miei con­fronti, ma la sua mente sembra essere così irraggiungibile che po­trebbe essere paragonata tranquillamente ad un cubo di rubik, il qua­le, per quante volte nella vita io abbia provato a risolverlo, non sono mai riuscita a trovare le soluzioni.

Termino la mia doccia veloce, interrompendo bruscamente anche i pensieri che continuano a frugare nella mia testa come dei gatti ran­dagi e, dopo aver asciugato il corpo dall'acqua in eccesso, ritorno nel­la camera, sospirando nel vedere la tenda di separazione – quella che divide la mia stanza da letto da quella del maggiore dei fratelli Kim – ancora chiusa, poi mi dirigo a passo pesante nella cabina armadio. In­dividuo un semplice jeans elastico di Versace, e lo abbino ad una maglietta a mezze maniche della medesima marca.

Ad outfit completato, indosso il mio paio di scarpe fidato – una classica scarpa sportivo-elegante della Puma, con la pelle nera e la suola bianca – e come se qualcuno mi avesse fatto preparare con un tempismo davvero impeccabile, Sunn bussa alla mia porta ed entra per comunicarmi che la colazione è pronta, e che troverò la Regina ad attendermi.

Con un sorriso delicato sul volto, annuisco piano e gli do il via li­bera per andare – non potrò mai accettare di essere accompagnata e guidata da un governante come quei ricconi che vivono sul piedistal­lo e non fanno un singolo passo in autonomia.

Contrariamente alla mia cordiale richiesta, quando esco dalla mia stanza sobbalzo leggermente nel ritrovarmi l'alta figura di Sunn ad attendermi.

«Signore, non deve prendersi tutti questi disturbi per me... sono in grado di raggiungere la sala colazione da sola» lo rimprovero con un tono di voce scherzoso ma comunque sincero.

Lui mi rivolge un lieve sorrisetto, grato delle mie parole ma co­munque fermo nel suo pensiero. «Per me è un piacere seguirla e ac­compagnarla. D'altronde, questo è il mio lavoro».

So che quel che ha detto ha la ragione tutta dalla sua parte, ma ciò non toglie che questi siano dei doveri alquanto esagerati. Insomma, che sfizio ci trova a seguire delle persone che pensano di essere il centro dell'universo?

Cerco di temporeggiare ancora, fargli capire che davvero non ho bisogno di un suddito alle calcagna, ma il governante resta irremovi­bile, e quindi alla fine non mi resta da fare altro che seguirlo. A pochi passi avanti a me, scendiamo la lunga rampa di scale ben ricamata e curata, e mi da il libero accesso all'interno della sala colazione.

«Madame Kim, la signorina Nina è qui davanti» mi presenta, par­lando a Mulan, rivolgendosi a lei in modo alquanto strano.

Trattengo la tentazione di scoppiare a ridere per la follia della situa­zione, e intanto la voce della Regina riecheggia dalla stanza fino ai miei timpani.

ROYAL HEARTSWhere stories live. Discover now