𝒞𝒶𝓅𝒾𝓉ℴ𝓁ℴ 𝟏

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La sera dopo San Lorenzo, Armuzzi non aprì nemmeno: era stanco morto da una giornata a dir poco sdrenante e il giorno dopo non si prospettava certo molto più leggero.

Tra una cosa e l'altra, Tommy finì la chiusura ad un orario osceno come le nove e un quarto. Era quasi già buio e lui ebbe una mezza idea di fermarsi direttamente a dormire in una cabina per essere già lì pronto per le sette e mezzo della mattina dopo.

Finché non arrivò Diletta, con un paio di tipe che venivano in spiaggia lì, tipo quella che Tommy soprannominava "Il Tonno", ed i soliti tre o quattro di codazzo, proprio mentre Tommy ciabattava verso lo scooter.

Non si sa bene perché, ma il fatto che loro arrivassero per i fuochi quando lui ancora doveva staccare, andare a casa, lavarsi e mangiare, lo pose di pessimo umore, tanto da non ricambiare il saluto di lei se non con un misero cenno della mano.

Salì sullo scooter senza nemmeno mettersi il casco, pensando che tanto tutti i vigili sarebbero stati impegnati nel servizio di controllo del flusso nelle zone dove si svolgevano i fuochi, quindi non avrebbero di certo badato a lui.

«Ma il bagno è chiuso?»

La visione di Diletta, paratasi davanti a lui, ruppe ogni genere di suo ragionamento.

«Si, stasera siamo chiusi.» rispose lui, cercando di mantenere la professionalità necessaria anche se ormai fuori servizio.

«E tu che fai poi? Torni per i fuochi?»

"Certo, spingerò questo bottone e il mio scooter mi farà tornare indietro nel tempo, per darmi modo di fare tutto per l'orario dei fuochi." pensò di dire, ma poi la guardò. Come si faceva ad ironizzare con una ragazza così?

«A questo punto posso anche non andare via.» replicò, sorridendo, scavalcando lo scooter e tornando sui suoi passi, con una maglietta sgualcita, rossa e un po' puzzolente, al contrario di Diletta che aveva un top bianco con delle spalline sottili, dei semplici pantaloncini di jeans, blu chiari strappati sia davanti che dietro. I capelli, sebbene non sembrassero certo freschi di parrucchiere, le ricadevano morbidi sulle spalle incorniciandole il viso abbronzato.
Quanto desiderava poter toccare quella bellezza così traboccante, proprio lì dove il jeans si strappava.
Nonostante desiderasse ciò, l'aveva comunque di fianco, e questo per lui era già meraviglioso, mentre si sforzava di chiacchierare con tutto il gruppetto, in maniera un po' ingessata perché, beh, loro non erano suoi amici, erano semplicemente tizi che vedeva passare mentre lavorava. Alcuni erano di Cervia, ma non erano del suo giro, e lui nemmeno ci teneva che lo fossero. La cosa peggiore fu che sentì fastidio per alcune battute che fecero su Diletta e per l'atteggiamento di confidenza che a lui sembrò un po' troppo approfondita.

Quando udirono i classici tre colpi che annunciavano l'inizio dei fuochi, prese coraggio: la cercò, si mise dietro di lei. Quando si girò, guardandolo con gli occhi che brillavano in un misto di gioia e timore, lui la abbracciò mettendole le mani appena sotto al seno. Sentì lei che ebbe un piccolo sussulto, ma poi si accomodò meglio, lasciandolo fare.

Cercò di non fare troppo caso ai mocciosi che saltavano da un lettino all'altro, procurandogli ulteriore lavoro per il giorno dopo.

«Hai voglia di venire in un posto?» le sussurrò all'orecchio in un atto di estrema intraprendenza.

Sul viso di Diletta, giratasi appena, sbocciò un sorriso che avrebbe fatto impallidire ogni genere di spettacolo pirotecnico. Due minuti dopo si stavano arrampicando su alcune cassette di legno poste tra le cabine dello stabilimento e quelle dell'analogo a fianco.

«Ma sei sicuro che possiamo?» il tono incerto della ragazza tradì una apprensione che a Tommy fece quasi tenerezza.

«Ci lavoro, serena.» provò a tranquillizzarla, ma senza fermarsi: voleva il cielo per lei.

𝓕𝓾𝓸𝓬𝓱𝓲 𝓭 '𝓪𝓻𝓽𝓲𝓯𝓲𝓬𝓲𝓸Where stories live. Discover now