Capitolo 20

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Louis' Pov

 

Finalmente riuscimmo a raggiungere la città di Hovent. Quella città mi aveva visto crescere, mi aveva visto soffrire e non appena camminai per le vie, mi prese una fitta al cuore. Mia madre viveva lì con le mie sorelle, avrei voluto tanto incontrarla e poterla abbracciare, ma sapevo che non sarebbe accaduto. Oppure sarebbe successo, ma non come lo immaginavo da ormai due anni a questa parte.

《Tutto okay?》 mi chiese Harry. Annuii voltandomi verso di lui e gli feci cenno di seguirmi. Entrammo in un vicolo molto stretto: la mia vecchia casa si trovava in fondo ad esso.

《E' esattamente come la ricordavo.》 dissi cercando di aprire il cancello oramai arrugginito dal tempo.

《Era casa tua?》 mi domandò Harry guardando l' edificio che ora era di un giallo pallido e spento, consumato dagli anni.

《Sì, fino a due anni fa...》 sospirai e finalmente riuscii ad aprire il cancello.

L'erba del giardino era alta e cresceva a chiazze irregolari, alternata ad erbacce e fiori selvatici che donavano alla casa un aspetto un po' tetro. Sulla sinistra c'era ancora lo scivolo rosso e l'altalena con cui giocavano le mie due sorelline; un colpo di vento piuttosto forte fece muovere l'altalena che cominciò ad oscillare avanti e indietro, riempiendomi di tristezza.

Il portico era ancora intatto rispetto al resto della casa, ormai quasi del tutto fatiscente. I divanetti di vimini erano un po' impolverati e ricoperti di foglie secche, così come il tavolino e la panchina.

Appoggiai la mano sul pomolo di ottone della porta d'ingresso e feci un respiro profondo, chiudendo gli occhi.

《Tranquillo Louis.》 bisbigliò Harry appoggiando la sua mano sulla mia, per poi sorridermi sinceramente. Gli sorrisi di rimando e girai il pomolo: con mia grande sorpresa, la porta si aprì immediatamente.

Era ancora tutto quasi uguale, proprio come la avevo lasciata. Una morsa mi strinse il cuore quando ricordai che mia madre e le mie sorelle ora vivevano nella miseria dopo lo sfratto.

Il divano di tessuto rosso era ancora lì, pieno di polvere e su di esso vi erano ancora i cuscini dalla fantasia geometrica che aveva cucito mia madre mentre era incinta delle mie sorelle gemelle. Ricordo ancora chiaramente quanto fosse felice di aspettare quelle due bambine e come passasse giornate intere seduta sul divano a cucire quei cuscini identici, ricamandoci disegni e forme spigolose e dai mille colori. Mi diceva spesso che aveva deciso di cucire proprio due cuscini identici come le gemelle che sarebbero nate, così quando un giorno avrebbero lasciato la casa e fossero partite per la loro via, mia madre avrebbe conservato gelosamente i due cuscini in loro ricordo.

Mi avviai a piccoli passi verso la cucina: rimasi scioccato quando notai tutti i mobiletti rotti e sfondati, con dei graffiti sulla parete. Probabilmente qualche vandalo si era intrufolato nella casa di notte e aveva rotto tutto.

《Oh cazzo.》 disse Harry scioccato quanto me.

《Stronzi.》 dissi quasi sottovoce. Vedere la mia vecchia casa ridotta così mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene.

《Andiamo Harry.》 dissi uscendo velocemente dalla cucina e dirigendomi al piano superiore. Le scale di marmo erano tutte ingrigite e crepate ed il lungo corridoio che portava alle camere era cosparso di foglie secche e vecchi fogli di giornale che probabilmente erano entrati dalla finestra rotta in fondo ad esso.

Terza porta sulla sinistra: ridi non appena notai che la targhetta in metallo con scritto "Keep Out" era ancor attaccata ad essa. Entrai nella mia vecchia camera da letto, ancora intatta. Solo il letto era disfatto, con le coperte blu e bianche che quasi toccavano il pavimento. Appoggiai la mano sul letto e sorrisi non appena spostai lo sguardo sul comodino dove vi era ancora appoggiato un libro di fumetti.

《Devo averlo riletto almeno una trentina di volte quel fumetto.》 dissi allungandomi verso il comodino e prendendolo tra le mani. Ci soffiai via la polvere e lo rigirai tra le mani prima di aprirlo e di iniziare a sfogliarlo.

C' erano tutti i supereroi in quel libro: Spiderman, Syperman, Flash, Capitan America, Wonder Woman... insomma, tutta la squadra al completo.

《Anche io leggevo sempre i fumetti, sai?》 sorrise Harry sedendosi accanto a me.

《E quali erano i tuoi preferiti?》 gli chiesi sfogliando il libretto.

《Adoravo Superman. Da piccolo avevo una vera e propria ossessione per lui, giravo per la casa fingendo di essere Superman e mia sorella cercava di sconfiggermi rincorrendomi con uno stupido sasso fingendo fosse kryptonite.》 aggiunse divertito.

Risi cercando di immaginare la scena e poi ritornai con lo sguardo sul libretto. Lo sfogliai fino alla fine e poi lo riposi di nuovo sul comodino. Mi guardai attorno e poi mi alzai dal letto, camminando avanti e indietro per la stanza ed osservando quei dettagli che mi erano mancati tantissimo.

_______________

《Voglio vedere mia madre, lei deve sapere tutto.》 Harry mi guardò stupito non appena conclusi la frase.

《Sei sicuro Louis?》 mi chiese guardandomi dritto negli occhi. Sospirai profondamente e presi la sua mano nella mia, fissando i suoi occhi verdi.

《Sì. Sono convinto che capirà Harry... forse potrà darci una mano.》 dissi. In realtà non ero sicuro di quello che avevo appena detto, ma desideravo con tutto il mio cuore che le cose fossero andate in quel modo, altrimenti avrei perso anche quel poco di speranza e fiducia in me stesso che mi erano rimaste in corpo.

《Vedrai che andrà tutto bene.》 Harry mi passò una mano tra i capelli ed io piegai la testa di lato, completamente sopraffatto dal suo tocco così dolce e delicato. Sorrisi debolmente e poi mi avvicinai a lui, che mi accolse tra le sue braccia. Le sue dita correvano lentamente tra i miei capelli castani, mentre le mie braccia si allacciavano dietro alla sua schiena, tirandolo sempre più vicino a me. I nostri petti erano talmente vicini che potevo quasi sentire il suo cuore battere e i suoi polmoni riempirsi del mio profumo.

Tolsi un braccio dalla sua schiena e portai la mano sul suo volto, inclinandolo gentilmente verso il mio; fissai le sue labbra per qualche secondo prima di premerci le mie delicatamente e di chiudere gli occhi.

"Ce la faremo" mi ripetevo continuamente e forse questa volta ce l'avremmo fatta davvero.

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