Capitolo 5: Così no, non si può giocar.

47 2 0
                                    


Settimana numero uno.


Alice.


Il lunedì mattina lo studio apriva a metà mattinata ed io ne approfittavo per dormire un'oretta in più, alzarmi con calma, preparare una colazione dignitosa e andare con calma al lavoro. Questo almeno di solito, ma oggi era diverso, a quanto pareva.
Avevo ignorato il brusio che percepivo in camera, giustificandolo con il canto degli uccellini che lentamente sancivano la mia sveglia, come una Cenerentola moderna di quartiere. Solo che il brusio era diventato musica, poi carezze e forse era un sogno, un dolce sogno che mi riportava al mio grande amore pronto a svegliarmi con un bacio. Stavo sorridendo cullata dalla coccola, prima di ricordarmi chi fossi, dove fossi e soprattutto con chi. Spalancai gli occhi, trovando il viso di Harry ad un palmo dal mio. «Che cazzo, Harry!» gridai spaventata, spingendolo via, lui ridacchiò divertito dalla mia reazione un pizzico esagerata. Grazie al cielo avevo messo gli slip ieri notte.
«Buongiorno principessa, che ne dici: ci alziamo? Così ti porto a fare colazione davanti allo studio e diamo il via all'operazione imbecille» affermò entusiasta tirando su le tapparelle della finestra. «Fammi capire, prima in bagno, poi in camera mia? Harry stai cercando di sorprendermi nuda? Ma soprattutto, se ti faccio una foto la smetti?» biascicai sbadigliando, sentendo l'arietta mattutina sfiorarmi il pezzetto di pancia scoperto dalla posizione di stiracchiamento. Quando riaprii gli occhi Harry stava fissando proprio quel punto, con una strana espressione dolorante. «Non mi guardare se tanto ti fa schifo vedere una pancia» bofonchiai burbera. Harry scosse il capo, tornando a guardarmi negli occhi e sorridendo. «Posso fartela io la foto? Ho in mente una posa molto artistica» disse, ignorando il mio commento, proprio come feci io con il suo. «Oggi attacco alle 11.00, Harry, come ogni santo lunedì mattina. Per quale dannato motivo mi sei venuto a svegliare... alle 7.00?! Ma tu sei fuori di testa bello mio, fuori come un balcone» esclamai continuando a scuotere il capo, rimettendomi a testa in giù sul cuscino. «Certo che la scelta dell'intimo è decisamente sorprendente, dai vestiti che indossi mi aspettavo più un paio di mutandoni da nonna.» Mi girai di nuovo, tirando su il lenzuolo per coprirmi. «Mi spieghi che cosa vuoi da me?» chiesi già esausta, guardandolo andare verso l'armadio. «Te l'ho detto, andiamo a fare colazione al bar vicino allo studio dentistico, ma prima ti scelgo cosa mettere»
«Harry, se questo è un modo per dirmi che il tuo orientamento sessuale verte sul tuo stesso sesso, ti giuro che non ti credo. Ho sentito molto bene quanto ti rende entusiasta fare sesso con le donne»
«Ti sei masturbata con la mia voce allora, porcella.»
Gli lanciai un cuscino, creando un diversivo dal mio imbarazzo arrossato. «Esci da camera mia!» Harry ridacchiò, dandomi le spalle per studiare l'interno del mio armadio. «Guarda un po', allora ti vesti male di proposito» disse tirando fuori un paio di grucce di abiti decisamente inappropriati per il lavoro. Sbuffai, alzandomi dal letto per fermare questa cosa sul nascere. «Mettili via. La scelta dei miei outfit è il perfetto mix tra comodità ed efficienza» «E cattivo gusto» aggiunse, lo guardai male. «Harry, ti prego, sono le 7.00, esci da camera mia» mi lamentai, lui scosse la testa. «Piccola, o esci così o troviamo qualcosa che stia altrettanto bene» affermò, abbassando il tono di voce, giocando spudoratamente con l'elastico dei miei slip di pizzo. «Harry, ti prego» ripetei, questa volta più tirata, cercando di non guardarlo come una dannata maniaca sessuale. Harry alzò il capo verso il soffitto, soffiando aria dai polmoni, senza togliere la mano. «Se solo me lo dicessi in un altro modo» sussurrò, feci finta di niente, dandogli un colpo di fianchi per farlo allontanare, solo così spostò la mano. «Cosa non ti piace dei miei vestiti?» chiesi cercando di cambiare discorso. Inghiottì la saliva, tornando con l'attenzione sull'armadio. «Tutte le tue dannate camicie colorate e quei cazzo di jeans senza senso» «No ma tranquillo, non ti trattenere» commentai scocciata, mi tagliò in due con lo sguardo: «Non ne hai idea, Alice» esclamò facendomi arrossire. «Okay, okay, cosa mi devo mettere per andare a lavoro, grande guru della moda?» Prese una minigonna e un top.
«Esci.»

Alice in Harryland [hs]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora