Sotto la pioggia

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La pioggia cadeva incessantemente, riuscendo a creare una cortina d'acqua intorno alla macchina di Alessandro. I due ragazzi, seduti all'interno dell'auto, rimasero con gli sguardi fissi sulla strada illuminata dai fari. «Minchia, menomale che è estate» disse Alessandro, accennando una risata, rimanendo con le mani strette al volante per guidare. Riccardo annuì osservando il vetro appannato e come ogni bambino che si rispetti, passò un dito su di esso per scriverci qualcosa. «Che fai?» chiese il più grande, notando i movimenti ambigui dell'altro. «Nulla nulla» Erano appena usciti da una situazione stranissima, ambigua, per Riccardo. Si erano baciati, molto. Si erano confidati, abbastanza. Ed ora? Erano solo amici? Erano fidanzati? Erano amici a cui piace baciarsi? Alessandro, dal suo lato, concentrato sulla strada, riuscì a percepire l'agitazione di Riccardo. Non voleva spaventare Riccardo o metterlo in una situazione scomoda, per questo decise di aspettare.

Arrivarono a casa di Riccardo, ancora fradici dalla pioggia. Si scambiarono uno sguardo carico di significato, come se entrambi cercassero le risposte nei loro occhi, poi, senza dire una parola, uscirono dalla macchina e corsero sotto la pioggia battente fino all'ingresso. Mentre si toglieva la giacca bagnata all'ingresso, Alessandro si sentì sopraffatto dai pensieri. Era incredibile come poche parole e gesti siano riusciti a ribaltare la loro dinamica. Da amici a qualcosa di più? Riccardo voleva davvero stare con lui? Oppure era semplice debolezza? I pensieri lo assalirono, ma una volta dentro questi svanirono, portando i due a ritrovarsi a pochi centimetri l'uno dall'altro, di nuovo. Le gocce d'acqua scivolavano giù dai loro capelli e il loro respiro divenne affannato. «Sprigioni acqua come un pokémon» disse Alessandro ridendo di gusto, cercando di allentare la tensione che si era creata. «Pok- ma..Oh!» Replicò il ricciolo inseguendo il più grande. Entrambi raggiunsero il bagno. Si tolsero gli indumenti bagnati, sforzandosi di non guardare troppo il corpo dell'altro. «Dammi» Alessandro prese con cura i vestiti dell'altro e iniziò ad asciugarli con il phon «Sembri abituato» Alessandro sorrise per poi prendergli il polso e tirarlo a se. «Semplicemente so che questi te li saresti asciugati addosso e ti saresti bruciato» ammise il grande continuando il suo lavoro «Mi fai così scemo?» replicò l'altro osservandolo. Alessandro lo guardò con un espressione ironica «Vabbè tranquillo, mi piaci anche da scemo» Il cuore di Riccardo perse qualche battito, nonostante fosse ormai conscio dei sentimenti dell'altro. Riccardo sorrise, sentendo il calore diffondersi nel petto. Era incredibile come Alessandro riuscisse sempre a farlo sentire bene, a sciogliere ogni tensione con il suo sorriso e il suo umorismo «Tu invece quando fai lo stronzo non mi piaci »scherzò Riccardo, mentre Alessandro continuava ad asciugargli i capelli. Alessandro sollevò un sopracciglio in modo giocoso. «E quando faccio lo scemo?» Riccardo sorrise maliziosamente. «No, non mi piaci»Alessandro rise, poi si avvicinò per dargli un bacio leggero sulle labbra. Ormai stavano giocando, ed entrambi amavano farlo. Alessandro in tutta risposta lo tirò a se bloccandolo con le gambe. Ormai al di fuori si era scatenata una tempesta, ma in quel momento persino quella tempesta sembrava piccola in corrispondenza a loro due. «Non ti piaccio?» rispose iniziandogli ad asciugargli i capelli con attenzione, con cura. «Aw, grazie mamma» disse Riccardo osservando il grande. «Idiota, rispondi dai» Riccardo rimase a guardarlo, conscio di star vivendo un momento unico «Dillo tu, io l'ho già detto troppe volte» Alessandro lo guardò per poi continuare ad asciugare i capelli di Riccardo «Non sono d'accordo con questa scelta» Spense il phon e osservò gli occhi del ricciolo. «Mi piaci ancora di più, Richi» disse con voce calda e sincera. I loro occhi si incontrarono in un momento di intimità e Riccardo si sentì emozionato, ma anche un po' spaventato. Questi sentimenti stavano diventando sempre più intensi e non aveva idea di come gestirli «Anche tu, Ale» ammise, cercando di sorridere. Alessandro finì di asciugare i capelli di Riccardo, per poi lasciarlo libero. «Ora sembri un essere umano decente...di nuovo» scherzò, cercando di riportare un po' di leggerezza nell'aria. Riccardo rise, un suono che sembrava risuonare nell'intera stanza. «Grazie per l'aiuto, ma sappi che anche da scemo mi piaci molto» disse scimmiottando dolcemente Alessandro. I loro sguardi si incrociarono di nuovo e questa volta il silenzio portava sulle spalle ancora più significato delle parole «Dovremmo andare da Emanuele» ammise il piccolo osservando l'altro. Sembrava un po' contrario alla cosa, forse aveva paura di una reazione ambigua di Emanuele, oppure di Riccardo. «Sì...sì, andiamo» Riccardo continuò ad osservarlo provando a decifrare i suoi occhi, ma onestamente non aveva idea del motivo di questa reazione. Era Alessandeo l'ex di Emanuele, al massimo si sarebbe dovuto preoccupare lui. Si chiese anche, più volte, come mai Emanuele fosse ancora lì. Qualcosa non tornava. «Ma hai paura?» chiese avvicinandosi. «No, figurati...paura di che?» ammise Alessandro, mentre Riccardo rispose scuotendo la testa, convinto fosse tutto chiaro. Entrambi si diressero da Emanuele.

Volevo fossi MioWhere stories live. Discover now