la discoteca

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T/n's pov

Eravamo sigillati in casa ormai da giorni, non potevo fare nulla poiché dopo quella notizia potevo solo stare a casa con la mia famiglia, e fare i pigiama party con Bill.

Da casa uscivano solo mamma e Jörg per andare a fare la spesa.

Una sera ad un pigiama party con bill non facevamo altro che annoiarci, non avevamo gossip da raccontarci, amiamo entrambi parlare della vita degli altri e scherzarci sopra avvolte, ma purtroppo non potendo uscire di casa non avevamo niente di cui parlare.

Quella sera fissava di continuo la finestra, era mezzanotte, i "nostri" genitori dormivano e non avevamo nulla da fare.

«scappiamo» se ne esce lui con una sola parola.

«cosa?» domando confusa.

«scappiamo dalla finestra, andiamo da qualche parte e torniamo qui prima dell'alba. Che dici?» era un pazzo se pensava che lo avrei seguito nella sua folle avventura.

«non se ne parla» dico secca.

«e tu vorresti ancora stare chiusa qui senza divertirti un po'? Ricordavo fossi più ribelle di così» dice ridendo.

Io lo guardo.

«eh va bene, andiamo, ma ricordati c'è un criminale a piede libero» dico io.

Ci cambiamo per renderci decenti e allora io apro la finestra, mi affaccio e fisso l'abisso che si trova sotto di me stando al secondo piano.

Bill mi guarda.

«sta tranquilla abbiamo ciò» e mi passa una corda con un gancio per attaccarla da qualche parte.

Lui la attacca a letto e scende prima lui senza alcun problema.

Ora devo scendere io, questo è il problema.

Mi aggrappo forte alla corda con Bill che mi guarda stando sotto di me nel caso succedesse qualsiasi cosa.

Ero a metà corda, terrorizzata all'idea che potessi cadere. «SE IO CADO È COLPA TUA!» sbraito contro Bill. «Non cadrai non fare la stupida» mi risponde lui.

Lo guardo e piano piano riprendo a scendere.

Arrivo a terra più che calma, a quest'ora i vicini al primo piano stavano dormendo quindi non si sarebbero mai accorti della corda.

Iniziamo a correre fino ad arrivare al centro, andammo in un bar aprte ventiquattro ore su ventiquattro.

«carino quel cameriere vero?» sussurro io a Bill e lui ride.

«Tom è più carino non credi?» ride ancora e pensando che stesse scherzando rido anche io.

Dopo un po' arriva il cameriere carino da noi per chiedere gli ordini.

«un croissant grazie e per Bill una mela» dico ridendo.

«stupida» dice anche lui ridendo. «no a me mi dia una coca cola» il cameriere scrive sul suo blocchetto l'ordine e poi se ne va.

Dopo qualche minuto arriva l'ordine e io inizio ad addentare il mio cornetto al cioccolato con molta fame.

Finiamo di mangiare, paghiamo e ci dirigiamo a fare un giro.

Troviamo dopo un po' di tempo speso a camminare una discoteca anche per i minorenni.

Guardo Bill e con lo sguardo gli indico la discoteca, lui mi prende per il polso e mi trascina all'entrata.

Quando entriamo c'era la musica a palla, un sacco di luci colorate, ragazze che si scatenavano strusciando i culi o su dei cazzi o sui culi delle loro amiche.

Mi facevano ribrezzo, non ero la solita ragazza da scopare, c'è sempre qualcosa in più del sesso, come i sentimenti.

Mentre Bill era affianco a me, mi giro ma non lo trovo più.

Cerco di chiamarlo ma non poteva di certo sentirmi, quindi mi arrangio e vado al bancone prendendo una birra analcolica.

La bevo velocemente quando ad un certo punto noto una ragazza:occhi azzurri, curve abbondanti, vita stretta, vestitino nero aderente e corto, capelli lisci, biondi e sciolti, labbra molto carnose quasi sembrano rifatte, naso alla francese, e occhi grandi.

Uno stereotipo di ragazza fatta per Tom Kaulitz.

La guardo e poi guardo il ragazzo con cui stava ballando: scarpe semplici, jeans baggy neri, maglia abbastanza larga, cappellino con sotto una fascetta, dread, quelle bellissime labbra che sono tutte da succhiare col piercing sul labbro inferiore e quegli occhi che ti mangiano viva... No! Aspetta! Che sto dicendo?!

È Tom porca puttana!

Lui mi stava guardando mentre quella tipa ondeggiava su di lui.

Lui mi stava fissando mentre ondeggiava anche lui contro di lei.

Quella visione non so per quale motivo mi fece venire un dolore al petto.

Scesi dalla sedia e camminai fino al bagno, mi chiusi dentro uno di quelli e iniziai a piangere.

Maledico Bill per avermi convinta a uscire di casa.

Dopo qualche istante sento qualcuno bussare.

«occupato!» dico cercando di soffocare i singhiozzi.

«sono io» dice la voce di Tom.

«vattene» ritorno a piangere.

Lui entra e mi guarda.

«lasciami in pace» senza dire niente lui mi stringe a se, con la testa contro il suo petto e lui che mi cingeva la vita con le sue braccia, la presa forte e le mani venose.

«grazie» dico con un filo di voce, ancora contro il suo petto che mi faceva sentire bene.

drugs || Tom Kaulitz Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang