Caccia al rapitore

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Jennifer V era la stella polare della scuola.

La capra infatti non rappresentava soltanto la mascotte ufficiale della Goat High School, ma era un simbolo di coraggio e ribellione. Martorizzata e a un passo dal macello, la prima Jennifer era scappata dal suo recinto e si era trascinata mezza agonizzante fino al cancello della scuola, trovando lì un rifugio sicuro. Si era opposta al suo destino di animale di serie B con morsi e cornate, insorgendo contro un sistema che la voleva morta e servita sui piatti dei consumatori.

Jennifer era un invito a non abbassare mai la testa. A lottare. A belare e farsi valere.

E io la tenevo nascosta in camera.

Quando arrivai a scuola, quella mattina, non ero pronto alla mole di indignazione che aveva investito i miei coetanei nel corso della notte. Ovviamente la causa di tutto era la misteriosa sparizione della capra, le cui foto tappezzavano l'intera scuola. La gente non parlava d'altro, mentre io tentavo di simulare l'atteggiamento più disteso del mondo.

Quella mattina mi ero infatti adoperato per cancellare qualsiasi traccia bovina dal mio corpo. Mi ero fatto una doccia di venti minuti per scrollarmi di dosso l'odore di capra e avevo indossato la vecchia divisa di Grey, anche se mi andava larga, perché non c'erano peli dorati. 

Avevo ripassato lo smalto viola scuro e attaccato una stellina argentata sulla mia guancia. Un tocco di classe appuntato appena sotto le occhiaie violacee, lì dove la pelle abbandonava quel terrificante color prugna per lasciare spazio a un bianco cadaverico.

Ero il solito, eccentrico, strambo Robin. Forse avevo l'aria del matto, non del rapitore di capre. E a me andava bene così.

Al centro del cortile c'era una gigantesca statua di metallo che, naturalmente, raffigurava Jennifer I. Teneva una zampa protesa in avanti e il muso sollevato con aria fiera, mentre le lunghe corna ricurve vibravano sotto la luce del mattino. A volte scintillavano anche gli occhietti, il che era davvero inquietante, ma dipendeva soltanto dalla posizione del sole e dall'inclinazione dei suoi raggi.

Oltrepassai la folla di studenti ignorando lo sguardo inquisitore della statua e mi lanciai lungo le scale della scuola, dove un gruppo di ragazzi distribuiva volantini con una foto di Jennifer e tutte le informazioni utili per ritrovarla. Ne accettai uno al volo, nonostante l'inquietante sensazione che potessero leggermi nella mente.

«Vedrai che la ritroveremo» disse uno dei giovani, gli occhi quasi ricolmi di lacrime.

«Scopriremo chi è stato» concordai, mentre l'anima abbandonava il mio corpo.

Mi sentivo come un serial killer subito dopo che ha seppellito il cadavere della vicina in giardino ed è costretto a mostrarsi dispiaciuto. Poi oltrepassai l'ingresso e corsi a passo spedito in direzione dell'aula di storia, mentre davo una fugace occhiata al contenuto del volantino:

"JENNIFER, TORNA A CASA!

Jennifer ha il diabete e necessita di cure giornaliere. È anziana, e come tutte le capre della sua età ha bisogno di seguire una dieta sana e uno stile di vita non stressante. Il messaggio è rivolto al mostro che ha deciso di sconvolgere gli ultimi anni di vita di questa povera creatura, così che possa prendersene cura.

I farmaci di cui ha bisogno:"

Ne seguiva una lista infinita di farmaci dal nome impronunciabile, che ebbero l'immenso potere di farmi assalire dall'ansia. Sedetti al mio banco con le gambe tremanti, mentre immaginavo la capra morire soffocata nel suo stesso vomito, ai piedi del mio letto. Lasciai scivolare lo zaino ai piedi della sedia, mentre sistemavo nervosamente i capelli dietro le orecchie.

With love, Robin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora