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Roger Murray ne aveva visti tanti durante la sua lunghissima premiata carriera quarantennale.
Di ogni tipo, di ogni genere, di ogni forma e statura.
Ma mentre risaliva il cumulo nauseabondo di immondizia per raggiungere, di nuovo, l'ennesima scena del crimine, si ritrovò a pensare che neanche quando aveva prestato servizio in guerra aveva visto delle scene così rivoltanti.

Gettò un'occhiata veloce a ciò che rimaneva del cadavere, rabbrividendo, e si rivolse all'uomo che gli stava accanto, con il tono burbero di chi è stato buttato giù dal letto decisamente troppo presto.
- Dunque? -

Marvin Clarkson non rispose e si abbassò di nuovo sul corpo, coprendosi il naso con un fazzoletto di lino, color crema.
Gettò una fugace occhiata alla vittima, stimando approssimativamente l'ora più probabile del decesso.

- Allora? - Sbottò indispettito Roger, coprendosi a sua volta la faccia con una mano.
Ai morti ci aveva fatto il callo ma non sarebbe mai riuscito ad abituarsi al fetore immondo di un corpo in putrefazione; quell'odore di uova marce misto a carne rancida e dolciastra era capace di attaccarsi addosso e annidiarsi nei posti più impensabili per sempre.

Tra il corpo e i rifiuti, avrebbe come minimo dovuto bruciare ogni cosa.

- È morto più o meno da settantadue ore. - Il medico legale alzò di poco gli occhi sul detective, soffiando la sua irritazione in un sospiro. - Come hai visto, penso sia impossibile determinare la causa del decesso. - Rispose, con calma, riabbassando le sfere castane sui resti umani. - Forse è bastato un solo colpo o forse no. Finché non ritroviamo la testa, non possiamo saperlo. Non ha altri segni sul torso. È chiaro che la risoluzione del mistero sia lì. - Seguì brevemente con il dito bianco dal guanto il percorso invisibile della lama. -Di sicuro il killer ha trapassato la gola da parte a parte, tagliandogli di netto la testa, solo dopo che lo ha ucciso. -

-  Che non avesse la testa, mi era sfuggito. - Borbottò con sarcasmo Roger, masticando in fretta lo parole. - Voglio solo sapere se è uguale agli altri tre, nonostante la novità. - Sbottò malamente.

In quarant'anni di servizio, ne aveva visti tanti; ma raramente aveva notato una  meticolosità così estrema, un'attenzione così perversa ai dettagli. Il modo di lavorare del o dei killer era maniacale.
Negli altri casi a cui aveva lavorato, c'era sempre qualche indizio che lo avrebbe condotto ad una serie di sospettati e a qualche arresto.
Ma non lì.

Marvin inarcò le sopracciglia folte e si lasciò sfuggire un grugnito sordo. - Stesso modus operandi degli altri tre. - Confermò stancamente. - È la prima volta che taglia via anche la testa, oltre alle mani, ma il taglio continua ad essere molto preciso; i bordi non sono slabbrati e la lama deve essere ben affilata. - Stese uno dei bordi e lo osservò brevemente. - Non credo vada a casaccio. Ci vuole una certa preparazione per ogni individuo. Dietro la violenza c'è molta calma e premeditazione. -

- Devi essere spietato per fare una cosa del genere ad un ragazzo di massimo trent'anni. - Si intromise un giovane, fissando con reverenza il punto in cui idealmente si sarebbero dovuti trovare
gli occhi ormai freddi e ciechi del cadavere.

Il medico annuì di buon grado e si tirò su, togliendosi i guanti con uno schiocco plasticoso che riecheggiò nello spazio aperto. - Deve essersi difeso in qualche modo. - Ribattè. - Ma come con gli altri, non possiamo dirlo con certezza. - Scosse la testa. -  Qualsiasi cosa sia accaduta non è successo qui. Non c'è abbastanza sangue per essere la scena di un delitto così efferato. -

Il giovanotto trattenne a stento una smorfia e cercò di fare il duro, ma per un attimo il fetore di decomposizione lo fece vacillare.
Impallidì, mentre il caffè lottava per risalirgli in gola.

Roger se ne accorse e fece un cenno alla scientifica, esortando gli altri due a parlare in un luogo più consono.
Non voleva di certo che un ragazzino appena appioppatogli rovinasse la scena del crimine, vomitando la cena sul cadavere.

Al sicuro da una possibile contaminazione, riprese il discorso.
- È impossibile che abbia esportato le parti mancanti qui, questo lo vedo anche io. - Sospirò. - E come al solito non avrà lasciato neanche una traccia sulla vittima. -

Il giovane detective cercò di assumere un atteggiamento professionale, sistemandosi i bordi della giacca pesante. - È già successo che si prendesse anche la testa? - Domandò.

- Da quanto tempo sei arrivato, una settimana? Due? - Rispose Murray, infilandosi le mani in tasca. - E non hai ancora letto il fascicolo? -

Il collega arrossì dall'imbarazzo e borbottò qualche scusa.

- Dovresti farlo. - Replicò il detective sfinito. - Ma in breve - iniziò - questo è il quarto questo mese. Tutte vittime giovani, tre di sesso maschile, una femminile. Li uccide poi taglia via le mani come trofeo. Non lascia indizi sulle vittime che ci portino a lui. Sappiamo solo che è mancino. - Concluse, ricapitolando in poche frasi gli unici elementi che avevano in mano.

- Come sappiamo che è mancino?- Il giovane portò una mano sul mento, aggrottando le sopracciglia.

- Se tu dovessi tagliare un pezzo di carne orizzontalmente, da che parte lo incideresti? - Domandò il medico legale.
Il giovanotto mimò il taglio.
- A sinistra. - Affermò. - Inizierei da lì. -

- Invece il nostro killer inizia da destra. Quella zona presenta una profondità diversa. - Rispose Clarkson. - Quindi ci sono buone probabilità che sia mancino o ambidestro al limite. -

Il detective annuì velocemente. - Se non hai altre domande Greg, ci vediamo in centrale. -
Lui che, appunto, era in procinto di formulare un'altra domanda, tacque indeciso di fronte ai modi burberi del collega.

- E le vittime? - Disse alla fine, riprendendo uno sguardo battagliero.

- È questa la cosa divertente. - Ribattè il detective Murray. - Ufficialmente queste persone non esistono. Non sono registrate nel sistema. Nessuno sa chi siano. -







Angolo autrice
Primo capitolo molto corto, ma le cose si stanno facendo interessanti, non trovate?

Peripherīa Where stories live. Discover now