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Liz scrollò annoiata, le informazioni che scorrevano sul display olografico del suo smartphone. Fece scivolare le dita più e più volte sul dispositivo, continuando a leggiucchiare i vari articoli finché la sigla del telegiornale mattutino non interruppe la sua ricerca.

Fissò per qualche istante il viso paffuto della giornalista poi il suo sguardo fu attirato dalle scritte sottili che apparivano nella parte marginale dello schermo.
Mosse la mano e allargò l'immagine con un tocco, selezionando con l'indice la notizia che più le interessava.

La voce monocorde della donna fu interrotta dal servizio speciale che aveva scelto e dopo qualche secondo, lo studio televisivo fu sostituito da uno scorcio di una qualche via di una cittadina lontana.
Al posto della sorridente giornalista apparve un uomo sulla quarantina, alto e stempiato.

Liz osservò il volto del nuovo reporter con estremo interesse poi avviò il servizio e alzò il volume, mettendo da parte il cellulare.
Poggiò il mento sulla mano e si focalizzò sulle scene che si susseguivano sullo schermo.

Finalmente la notizia che stava cercando.
Un altro corpo.
Un'altra vittima.

C'era stato un altro omicidio che non aveva alcun senso; un altro, forse giovane come gli altri, era morto portando nell'oltretomba tutti i segreti dell'assassino.
Come per gli altri casi, non c'erano indizi sul cadavere, non erano state recuperate armi del delitto e non c'era una singola prova che portasse ad una pista su chi fosse il colpevole.
Lo chiamavano serial killer ma non si sapeva in realtà se fosse solo uno o fossero di più.
Non si conoscevano moventi e le vittime non avevano nessun tipo di correlazione tra di loro.
Forse.
E soprattutto, nessuna delle quattro vittime che avevano ritrovato sembrava in realtà esistere davvero.
Erano come fantasmi.
Nessuno li aveva mai visti e non esistevano documenti relativi alla loro vita.

Era questa la cosa che più la intrigava.
Come poteva esistere un individuo che non esisteva da nessuna parte?

Prima che la notizia si concludesse, qualcuno chiuse la schermata, spegnendo il display.

- Elizabeth, non dovresti essere già a scuola? - Cathleen poggiò le mani rovesciate sui fianchi e la guardò con sguardo severo.

Colta in fragrante, Liz si affrettò a disattivare lo schermo del cellulare e guardò la cugina con sguardo colpevole.
Aveva finito di fare colazione già da un po' ma non si era accorta di aver fatto così tardi. I suoi resti erano ancora sul tavolo rotondo in legno chiaro e sapeva che Cath l'avrebbe sicuramente rimproverata per la confusione.
Era risaputo da tutta la famiglia che Cathleen avesse sviluppato nel corso degli anni un odio viscerale verso il disordine.

Con la coda dell'occhio si assicurò che tutto nella piccola cucina fosse al proprio posto.
Non era sua intenzione farla arrabbiare, Cathleen era la cugina con cui andava maggiormente d'accordo tra le sue quattro cugine più grandi.

Vedendole, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che fossero parenti stretti; a parte gli occhiali che entrambe portavano, non avevano molto in comune.
Lei era bionda e ondulata, Cath aveva i capelli scurissimi e con ricci indomiti.
Lei aveva gli occhi azzurri mentre quelli della cugina non erano ben definiti, erano un misto tra marrone e verde.
Non avevano neanche lo stesso cognome, dato che sua madre era la sorella più  piccola del padre di Cath.

Neanche il carattere era simile, lei preferiva le persone e si considerava abbastanza socievole, Cath invece era parecchio riservata e non amava socializzare con gli estranei; preferiva i libri alle persone.
Proprio per questo motivo, quindi, quando Cath le aveva chiesto se le fosse piaciuto andare a vivere con lei, in casa sua, era rimasta letteralmente senza parole dallo shock.
E poi aveva accettato la proposta senza esitare, così, su due piedi.

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⏰ Last updated: Sep 05, 2023 ⏰

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