trentatré - 𝚏𝚒𝚊𝚋𝚊

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𝚒𝚜𝚊𝚊𝚌 𝚜𝚙𝚒𝚍𝚎𝚛

Il tempo pare bloccarsi.
Seb diventa di pietra, mentre sussurra quell'unica parola: «Padre.»

Ha un nodo in gola ed è evidente quanto odi quell'uomo da come stringe i pugni. Mi fa cenno di stare dietro di lui e lo assecondo, benché non abbia la più pallida idea del perché si stia comportando così.

Sta tremando...
Gli accarezzo la schiena per provare a incoraggiarlo in qualche modo e, con mio grande sollievo, Seb si rilassa un pochino. Il corpo non smette di fremere, ma ricomincia a respirare quasi normalmente. Dura molto poco però, perché i suoi passi cominciano a rimbombare per il corridoio.

"Ma che è 'sto film horror?"

«Sei in casa, vero?» domanda il signore, avanzando. Sbuca subito dopo dal fondo della sala.

Appena vede il figlio, il suo volto si illumina e gli spunta immediatamente un sorrisone bonario.

Non mi piace.
Penso, perché ho la sensazione che quella sia solo una maschera.

Sebastian è estremamente protettivo mentre, con il braccio, mi fa da scudo. Suo padre si rivela un uomo piazzato, sulla cinquantina. Ha i capelli neri, tinti e scurissimi, portati con la barba incolta e trasandata.

L'odore di alcol mi stuzzica le narici, ma è mischiato a qualcosa di più ferroso, che punge. Mi viene da starnutire.

«Salute!» esclama il signore, ma non mi sogno nemmeno di rispondere.
«Sebastian, non mi avevi detto che invitavi un amico.» sottolinea l'ultima parola con un forte accento italiano e, per qualche ragione, Seb non la prende bene.

«Quali amici? Scopiamo e basta.» ribatte senza vergogna, allontanandosi da me per andargli incontro. Spalanco la bocca, sconvolto.

Scusa!?

Mi viene da urlargli che è uno stupido idiota, ma qualcosa mi dice che non lo intendeva sul serio. È come se avesse messo un muro fra noi, tagliandomi fuori dalla sua vita per rispondere a una provocazione.

Ora è Sebastian a indossare una maschera.

Rivolgo uno sguardo al padre, che abbraccia il figlio come se gli volesse tutto il bene dell'universo. Indietreggio, intimidito. Mi pare di assistere a una brutta recita di genere thriller: ti accorgi che è solo finzione, eppure ti lascia un senso di inquietudine addosso.

C'è qualcosa che non va.

L'uomo mi fissa da sopra la spalla di Seb, quasi fossi una preda da sbranare. Ha il naso aquilino, gli occhi vispi di un ghepardo, talmente azzurri che per un attimo mi sembrano la versione adulta di quelli di Sebastian; poi però ci ripenso quando mi accorgo che nascondono una nota cattiva. Mi dà i brividi.

La luce del sole, che filtra dalle grandi finestre dell'appartamento, non lo rende meno spaventoso, mentre si stacca da Seb. Se possibile, direi che lo troverei meno terrificante al buio perché non noterei il suo completo nero, né quel rigonfiamento che gli preme sulla giacca.

È armato.
Realizzo.

Ha la parola pericolo incisa sulla fronte. È quel tipo di persona da cui, quand'ero piccolo, mamma mi raccomandava di stare alla larga.

Merda.
Ero già a conoscenza che Sebastian provenisse da quell'ambiente, però non mi aspettavo questa botta. Quello che ho davanti è un leader, non un sottoposto. Non un disperato senza scrupoli affamato di denaro, ma una tigre che punta alla giugulare della gente.

Ed è chiaro che si diverte parecchio a calpestare la vita altrui, se perfino un tipo come Sebastian abbassa il capo in sua presenza.

«Beh, è carino.» commenta infine quel verme bavoso e mi sento tremendamente sporco. D'un tratto voglio lavarmi con la candeggina: i suoi occhi sono viscidi e mi percorrono da capo a piedi.

Let it burn (𝑏𝑜𝑦𝑥𝑏𝑜𝑦)🏳️‍🌈Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora