Capitolo VIII

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«Quindi questo è il campo di Ares?» chiesi perplessa e stanca.

«Così dice la "guida ai campi di prigionia per dei e semidei"» disse Iride.

«Ci sono in giro solo guardie. Non è normale»

«Io mi stupisco che ce ne siano così pochi»

Tornammo al campo.

Non so bene come avevamo fatto, ma eravamo riusciti a creare un intero accampamento in una sola tenda.

Ci avevamo messo solo due giorni ad arrivare fin lì, e solo con l'aiuto di tutto gli dei e semidei che mi davano una mano ero riuscita ad arrivare fin lì in così poco tempo.

Entrammo e cercammo il quartier generale (una tenda dentro la tenda).

Una volta dentro dissi: «Il campo non è troppo sorvegliato, ma nessun semidio è in vista. Per quel che ne sappiamo potrebbe essere una trappola»

«Allora qualcuno dovrebbe andare in avanscoperta per vedere la situazione» decretò Poseidone.

«Astrid di sicuro, se può vedere l'aurea divina. Manca solo un compagno» disse Ade.

«Mandiamo Percy» propose Apollo.

«Mandiamo quell'incapace di Ottaviano. Se lo prendono potrebbero sottovautarci e non si aspetterebbero una nostra azione» ribatté il dio del mare.

Iride disse: «Io detesto la guerra, ma di certo questa è una buona idea. Mandiamo loro»

Ottaviano fu convocato immediatamente.

Visto che il giorno prima avevamo fatto scorta di vestiti, il semidio non aveva più la divisa da schiavo, ma una maglia bianca e un paio di jeans.

«Come vi posso aiutare?» chiese appena entrato.

«Dobbiamo vedere la situazione nel campo, quindi tu e Astrid andrete a vedere»

«Ma è una pazzia! Io non vado a morire così alla cavolo!» esclamò.

«Non può andarci da sola»

«È figlia di Crono! Può eccome»

Stavano già per litigare, ma intervenni subito.

«Fermi. Andrò da sola, ma appena scopro qualcosa torno indietro»

Gli dei guardarono male Ottaviano, poi annuirono, e io andai.

-

Ero all'entrata del campo.

Come per quello di Apollo il cancello era di un tipo di ferro che non permetteva l'uso dei poteri divini.

Lo scavalcai in silenzio.

Il campo era gigantesco e costantemente sorvegliato.

Corsi fin dietro ad una baracca.

Non si sentiva alcun rumore.

Mi concentrai e sentii l'aurea dei ragazzi, ma era molto debole.

Vidi poco più in alto una finestra, così mi arrampicai sul muro e mi affacciai.

Se mi era sembrato terrificante quello che avevo visto al campo di Apollo, questo non spevo come definirlo.

Tutti i semidei figli di Ares, ma anche di Marte, erano incatenati in modo che non potessero muoversi

Erano tutti magrissimi, che in confronto coloro che erano nel campo di Auschwitz erano in forma.

Benché nessuno di loro fosse bendato, nessuno parve vedermi; tenevano tutti lo sguardo basso.

Vidi un ragazzo che lo aveva alzato un po' e uno spirito gli tirò una frustata.

Era l'inferno in terra.

Saltai di tetto in tetto, ma la situazione non cambiava.

Poi arrivai in tre piccole baracche.

Guardai nella prima, dove una ragazza lanciava sguardi velenosi a tutti quelli che gli tiravano frustate.

Passai in quello seguente, dove un ragazzo non era incatenato, ma era rinchiuso in una rete.

L'unica catena che aveva era attorno alla vita.

Non capivo perché era in una rete finché non provò a diventare un elefante. Ci riuscì, ma la rete gli si chiuse intorno strettamente.

Distolsi lo sguardo e passai alla terza casa, dove si sentiva un grugnito continuo.

Guardai giù dalla finestra e riconobbi in un attimo l'uomo.

Ares.

Era incatenato quanto gli altri, ma era più pallido e magro di tutti gli altri; gli si contavano le ossa (indossava solo un paio di pantaloni completamente distrutti).

Non avevo bisogno di sapere altro e tornai indietro.

-

Spiegai la situazione agli dei appena entrai nella tenda.

Ade impallidì.

«Deve esserci là qualcuno di molto potente se sono tutti prigionieri. Benché io sia stato prigioniero nel tartaro, dubito che la mia esperienza sia tanto peggiore alla loro»

«Al momento quelli che hanno subito di meno eccetto te Astrid sono quelli del campo di Apollo» dichiarò Poseidone.

«Già. Bando alle ciance, dobbiamo liberarli. non possono resistere ancora a lungo. Hai identificato il carceriere?»

«No, ma dovremmo agire comunque» dissi.

Tutti annuirono, poi entrò Percy.

«Che succede Percy?» chiese Poseidone.

«Siamo sotto attacco, e a capo c'è Alcione»

-

«Ma perché proprio lui?» borbottai.

Detestavo Alcione. Ogni volta che era venuto a trovare Polibote abitualmente mi faceva domande stupide tipo "ce l'hai il ragazzo?". A me non era mai piaciuto nessuno; ovvio che la risposta era no, ma abitualmente lui me lo chiedeva. Poi ovviamente adorava cercare di uccidermi allenandosi con la spada.

«Bene. Abbiamo un piano?» chiese Iride.

«Dividiamoci in due gruppi; uno va contro Alcione, uno va a liberare Ares»

«Solo per il modo per sconfiggere Alcione servi te. Io direi di tenere i dei più potenti e i semidei non troppo potenti qui e mandare i restanti a liberare Ares e figli»

«Bene, dividiamoci in velocità. Abbiamo una guerra da combattere»

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora