Capitolo XXVIII

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«Astuto. Metterci tutti contro di te per salvare tutti gli dei e semidei rinchiusi qui. Ottimo piano, ma te ne pagherai le conseguenze»

«Me ne farò una ragione»

Non sapevo che piani avesse per me mio padre, ma sapevo che non era niente di buono.

Lo guardai cercando di fulminarlo con lo sguardo, ma sapevo di non aver più quel potere; il poteri di Caos avevano bloccato tutto il resto.

«Cosa c'è, Astrid, non riesci più ad usare i tuoi poteri? Non so chi ti abbia dato quelli nuovi, ma di certo ti ha eliminato gli altri» commentò mentre Atlante, liberato un'altra volta e sostituito da Giapeto, Crio, Iperione e Ceo, impugnava una frusta.

«Che io li abbia persi o meno è affar mio» ribattei scuotendo le catene che mi tenevano bloccata al muro.

Una frustata mi sfiorò l'orecchio mancandolo per un soffio e Atlante ringhiò: «Non osare rivolgerti a mio fratello in quel modo»

«Calmati, fratello. La tua forza ci servirà per la meritata punizione di mia figlia. Prima le devo fare una domanda facile facile»

Mio padre mi venne di fronte ad un nonnulla da me e disse: «Chi ti ha dato tutti questi nuovi poteri?»

«Nessuno che ti interessi» dissi freddamente.

«Non intendi dirmelo in nessun caso?»

«No»

«Bene. Atlante, procedi pure»

Il titano mi girò e mi strappò la maglia. Mi preparai; sapevo cosa mi sarebbe successo.

Il colpo arrivò rapido e doloroso.

Non saprei come definirlo; dire che era stato doloroso era poco.

Lanciai un ringhio misto ad un mezzo urlo.

I colpi successivi diventarono sempre peggiori, finché non persi conoscenza.

-

La prima cosa che sentii al mio risveglio era un dolore indescrivibile alla schiena.

Quante frustate mi avevano dato prima di lasciarmi in pace?

Provai ad alzarmi, notando che almeno mi avevano lasciato la schiena a riposo, ma notai che un piede era incatenato al muro, come se fossi in un carcere.

Cercai di liberarmene, ma era fatta di metallo oscuro.

Ero prigioniera.

Mi sdraiai nuovamente e attesi qualche avvenimento particolare.

Non accadde nulla finché Atlante non mi prelevò personalmente dalla camera.

Sentii i miei poteri tornare come prima e pensai tra me e me: "E se lo polverizzassi?"

Afferrai un braccio di Atlante e lo ridussi in polvere.

Il titano urlò spaventato e mi lanciò contro il muro con il braccio rimasto.

Sputai sangue e incenerii la frusta al secondo colpo.

«Come osi...?!» ringhiò Atlante.

«Sono stufa!» urlai saltandogli addosso e lo incenerii in un colpo solo.

Mi misi a correre verso l'uscita, la schiena che mi doleva più della frustata che avevo ricevuto sul braccio e che me lo aveva rotto.

Ero ormai all'uscita quando una fitta che partiva dal fianco mi fece urlare di dolore e mi fermò.

Una spada mi aveva trapassato, e il suo possessore mi sussurrò all'orecchio: «Non puoi sperare di fuggire da me, Astrid»

Senza pensarci troppo tirai un gancio micidiale in faccia a mio padre, che svenne sul colpo.

Mi venne una gran voglia di ucciderlo lì su due piedi, ma sapevo che se non avessi trovato un medico sarei morta, quindi lo lasciai lì.

Corsi fuori e, con l'energia rimasta, mi teletrasportai davanti alla tenda del gruppo.

Dopodiché, ormai salva, svenni.

-

PERCY'S POV

«Com'è possibile che sia ancora viva?! Persino un dio sarebbe morto per tutti questi colpi!»

«Non esagerare, Percy. Noi siamo immortali. Sta di fatto che nessun semidio ce l'avrebbe fatta»

Tutti gli dei erano riuniti attorno a Astrid e guardavano Apollo cercare di curarla.

Molti semidei erano dietro di loro, agitatissimi.

Non potevo certo biasimarli; era la semidea più potente mai esistita e in quel momento era ad un passo dalla morte.

Alla fine Apollo si fermò e disse: «Più di così non posso fare. Le sue ferite erano tutte molto profonde. Non riesco ad immaginare chi potrebbe essere tanto potente da mostrare le ossa con delle semplici frustate»

Astrid gemette e aprì gli occhi.

Si guardò lentamente attorno, poi mormorò: «Sono viva?»

«Sì, lo sei. Astrid, cosa ti è successo?»

«Atlante ci teneva ad aver vendetta. Ora è in giro per il tartaro sotto forma di polvere»

Ares scoppiò a ridere e tutti gli altri sorrisero.

«Uscite tutti!» esclamò Apollo, rincuorato nel vederla viva «Ha bisogno di riposo!»

Tutti iniziarono ad uscire e Apollo mi mormorò: «Chiedi a Clarisse di controllarla. Ci serve viva per aggiornarla»

Comunicai tutto a Clarisse, poi andai con Annabeth, sentendo ricrescere, finalmente, la speranza che tutto potesse tornare normale.

Astrid - La liberazione degli deiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora